7 cose sul ciuccio che ogni mamma dovrebbe sapere

di Claudia Scorza


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Il ciuccio può essere uno dei migliori amici di mamme e bebè se usato con buonsenso e in modo intelligente. Sono tante le teorie e le questioni legate al ciuccio: c’è chi non lo approva ma benedice quei pochi minuti di pace che può regalare e chi non ne può fare a meno, chi lo vorrebbe usare ma deve fare i conti con il piccolo che invece non ne vuole proprio sapere e chi, infine, lo dà al bambino solo per poco tempo e in certi orari della giornata. Quando si entra nel mondo dell’infanzia è impossibile stabilire una regola univoca che valga per tutti, anche perché spesso subentrano delle variabili personali e soggettive che non possono essere ignorate che si autoalimentano in un continuo contrasto tra ragione e sentimento che caratterizza ogni madre. Quello che possiamo fare, però, è fornirvi un elenco di domande e risposte su tutto ciò che bisogna sapere sul ciuccio, dal materiale alla forma, dall’età all’igiene!

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1. L’igiene del ciuccio. Sterilizzare o no?

Fino ai sei mesi circa di età è necessario sterilizzare il ciuccio almeno una volta al giorno o tutte le volte che cade in un ambiente sporco. Questo non per strane fissazioni, ma perché il sistema immunitario del neonato non è ancora maturo e il rischio di contrarre infezioni gastrointestinali è molto elevato. Se il ciuccio cade in casa o in un ambiente pulito, invece, non è necessario sterilizzarlo, ma sarà sufficiente sciacquarlo sotto acqua corrente. La sterilizzazione del ciuccio può avvenire mediante bollitura in acqua, con sterilizzatori a vapore o per immersione in una soluzione disinfettante a base di ipoclorito di sodio per qualche ora. Dopo i sei mesi si può diradare la frequenza di sterilizzazione, passando a lavare il  ciuccio solo con l’acqua.

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2. Quale materiali scegliere: silicone o caucciù?

Il ciuccio può essere di due materiali: silicone e caucciù. Il ciuccio di silicone, sintetico, anallergico, inodore e trasparente, è quello più indicato per i primi mesi del bambino perché si tratta di un materiale che resiste bene alla sterilizzazione senza alterarsi. Quando il piccolo inizia ad avere i primi dentini, invece, sarebbe meglio evitare il silicone perché è piuttosto delicato e c’è il rischio che il bambino stacchi dei pezzetti e li inali. Il ciuccio in caucciù o in lattice, invece, essendo in un materiale naturale, morbido, elastico e poroso, assorbe maggiormente i sapori ed è più facilmente soggetto alla possibilità di contaminazione da batteri e funghi; questo tipo di ciuccio è preferibile per i bimbi dai 4-6 mesi in poi, quando i problemi di igiene sono meno frequenti e la voglia di mordicchiare il ciuccio inizia a farsi sentire con la comparsa dei primi dentini.

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3. La forma del ciuccio: a ciliegia, a goccia o anatomico?

Ci sono diverse forme di ciuccio e ogni bambino ha la sua preferenza. In linea di massima, però, il ciuccio a ciliegia è quello che prediligono i neonati perché è la forma più simile al capezzolo materno. Il ciuccio a goccia e il ciuccio anatomico, invece, sono quelli più indicati e graditi dai bambini più grandicelli, sarà per l’incurvatura verso il basso che si inserisce meglio tra il palato e la lingua.

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 4. Quando iniziare con il ciuccio?

Se si tratta di bambini nati a termine, i pediatri consigliano di iniziare ad usare il ciuccio a partire dalle 4-6 settimane di vita, quando l’allattamento si è ormai ben avviato. Secondo alcuni studi, infatti, l’uso del succhiotto molto presto potrebbe interferire con l’acquisizione della modalità corretta di suzione al seno, dal momento che la suzione del ciuccio è più simile a quella della tettarella del biberon. Così facendo, il bambino sarebbe meno portato ad attaccarsi alla mammella, con una riduzione della produzione di latte e della durata dell’allattamento stesso. Esistono, tuttavia, altri studi autorevoli che sostengono che se il ciuccio viene utilizzato già a partire dal quindicesimo giorno di vita, esso non interferisce con l’allattamento al seno, né sulla prevalenza né sulla durata. Non essendo di fronte ad una visione univoca, la maggior parte delle società scientifiche, raccomanda l’uso del ciuccio per i nati a termine solo quando l’allattamento al seno è ben avviato, ossia dopo il primo mese di vita.

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5. Il ciuccio protegge il bebè dal rischio SIDS?

La comunità scientifica concorda sul fatto che far addormentare il bambino con il ciuccio in bocca quando ha pochi mesi possa aiutare a prevenire la SIDS, cioè la Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante, un evento che si verifica soprattutto tra il primo e il sesto mese di vita. Secondo gli esperti, infatti, il bambino che va incontro a SIDS ha una minor capacità di risvegliarsi durante il sonno se è soggetto a episodi di apnea e per questo corre il rischio di avere un arresto respiratorio; in questo senso, utilizzare il succhiotto sembra migliorare la capacità del bambino di svegliarsi qualora dovesse trovarsi in apnea. L’effetto positivo del ciuccio persiste a lungo anche se il ciuccio dovesse togliersi dopo che il bambino si è addormentato, perché l’automatismo della suzione attivata dal ciuccio dura anche quando il ciuccio non si trova più in bocca.

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6. Fino a che età usare il ciuccio?

Esiste un momento in cui è giusto smettere di usare il ciuccio? I pediatri concordano che gli svantaggi per il bambino cominciano ad essere superiori ai benefici dopo i 10-12 mesi di età, soprattutto se se ne fa un uso intensivo. Uno dei primi rischi è la possibilità che insorga l’otite, anche se il meccanismo non è ancora chiarito: si ipotizza che la suzione prolungata possa favorire il reflusso di secrezioni nasofaringee all’interno della tuba di Eustachio provocando la comparsa del disturbo. Per quanto riguarda la questione ciuccio e problemi ai denti, si concorda sul fatto che l‘utilizzo del succhiotto nei primi 24 mesi di vita del bambino non sia dannoso per la bocca e, anzi, in alcuni casi questa pratica sembra ridurre l’incidenza di alcune mal occlusioni.
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7. Il ciuccio è un vizio per il bambino?

Come per tutte le cose, dipende dall’uso che se ne fa. Il ciuccio può essere un vizio per un bambino se lo abituiamo a prendere il ciuccio tutte le volte che piange come palliativo senza risalire alla richiesta o al problema che origina il pianto: il piccolo rischia di diventare ciuccio-dipendente perché vede nel succhiotto la risposta al suo disagio. Se invece utilizziamo il ciuccio con parsimonia per aiutare il bebè a tranquillizzarsi donandogli qualche momento di benessere, allora il problema non sussiste.
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