Daltonismo nei bambini: come scoprirlo e diagnosticarlo?

di francesca


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L’occhio umano vede grazie alla stimolazione della luce sulla retina (un neuro-membrana di rivestimento interno della parte posteriore dell’occhio). La retina è composta da quelli che vengono chiamati coni e bastoncelli.

I bastoncelli si trovano nella retina periferica e ci permettono di avere una visione notturna ma non riescono a distinguere i colori. I coni, situati nel centro della retina (chiamata macula), non sono altrettanto bravi al buio ma ci consentono di percepire i colori in condizioni di luce diurna. I coni, infatti, contengono dei pigmenti fotosensibili in grado di decifrare un range di lunghezze d’onda molto ampio in cui sono compresi i colori: ogni colore visibile (e non visibile), infatti, ha una diversa lunghezza d’onda compresa tra 400 nm e 700 nm. I geni, che come è noto sono i detentori delle istruzioni di codifica della nostra intera struttura vitale, contengono le informazioni necessarie per decodificare le diverse lunghezze d’onda dei colori. Una particolare anomalia genetica, detta appunto daltonismo dal nome dello scienziato che la scoprì Dalton, può causare una cattiva interpretazione da parte di questi pigmenti, dei colori visibili all’occhio umano. I daltonici vengono a volte erroneamente intesi come persone che vedono in bianco e nero. Ciò è assolutamente falso. In realtà, ci sono molti diversi tipi e gradi di daltonismo, più correttamente chiamati “deficienze della visione dei colori”. Poichè il Daltonismo è una disfunzione genetica, si può dire che esso sia presente sin dalla nascita. E’ tuttavia difficile se non impossibile diagnosticarlo prima dei 2,5 – 3 anni di vita con esattezza.

Secondo gli studi più recenti, i maschietti sono maggiormente predisposti delle bambine ad ereditare una deficienza della visione dei colori; in particolare, si parla di circa il 5% dei maschietti contro lo 0,5% delle bambine. A questo bisogna aggiungere come dato che, da grandi, si può diventare daltonici per cause indotte come uso di farmaci o disfunzioni dell’apparato visivo.

I daltonici non vedono o vedono con gradazioni differenti i seguenti colori:

  1. Il rosso e le sue sfumature: si parla in questo caso di Protanopia
  2. Il verde e le sue sfumature: è il caso della Deuteranopia
  3. Il blu e le sfumature del violetto: e si chiama Tritanopia con forme più o meno lievi di deficit. Nei casi gravi, la Tritanopia è una forma estremamente rara di cecità ai colori, caratterizzata dall’assenza della visione blu. Colpisce 1 neonato su 13.000 circa. La tritanopia si associa a un difetto o alla disfunzione del fotorecettore dei coni sensibile al blu. La malattia è dovuta alle mutazioni nel gene che codifica per il pigmento della visione sensibile al blu. La visione del rosso e del verde, in questo caso è normale.

Dal punto di vista pratico, le persone daltoniche conducono una vita normale e, a volte, capita che qualcuno resti inconsapevole del suo daltonismo lieve che viene scoperto solo grazie alla somministrazione di test adatti.

Daltonismo nei bambini: i test e la prova del semaforo

Nel corso della storia, sono stati messi a punto una serie di test per diagnosticare il daltonismo, specie nei bambini che come ben sappiamo, non parlano ancora bene e non distinguono tutte le forme.

Se, infatti, per un adulto può essere facile rispondere con facilità ai test per daltonici, evidenziando immediatamente l’impossibilità di vedere alcuni colori, lo stesso non vale per i piccolini che hanno una certa difficoltà nel denominare correttamente i colori e le forme. La maggior parte dei test, infatti, consistono nell’individuare alcune forme (pesce, numero) fatto di puntini colorati di verde, rosso, arancione, giallo, blu, viola, beige e marrone, tra altrettanti puntini bianchi.

Il daltonico, non riesce a distinguere la forma disegnata con i puntini colorati rispetto a quelli bianchi, dimostrando di avere la così detta visione Blank-Blank. I test che sono stati inventati per i bambini, in ogni caso, ne prevedono la somministrazione a partire dall’età di 3 anni e vanno ripetuti nel corso degli anni per confermare la tale disfunzione e il suo grado. Gli oculisti, in genere, fanno sempre una visita di controllo a un bambino che venga sottoposto a una normale visita oculistica. In ogni caso, se c’è il sospetto che il bambino non discerna bene alcuni colori, è meglio parlarne con il pediatra.

Le prime avvisaglie di deficienza visiva del colore, in genere, vengono evidenziate dagli insegnanti di scuola materna che possono accorgersi della difficoltà del piccolo di riconoscere gli oggetti verdi, rossi o blu. Una visione deficitaria dei colori, infatti, sebbene non sia una malattia grave o invalidante, gioca un ruolo importante nel sistema educativo del bambino. E’ importante, perciò, che il sistema educativo e i genitori imparino a capire i bisogni particolari dei bambini con deficit di colore e che cosa può essere fatto per aiutarli nel loro tentativo di imparare.

Per alcuni bambini con deficit di colore, infatti, i nomi rosso, arancio, giallo e verde sono semplicemente nomi diversi dello stesso colore. Idem per i viola, il lavanda, il lilla e il blu. Tra i colori più spesso confusi troviamo:

  • il rosa con il grigio
  • l’arancione con il rosso
  • il bianco con il verde
  • il verde con il marrone
  • il verde con il grigio
  • il verde con il giallo
  • il marrone con il bordeaux
  • il beige con il verde

In particolare, i pastelli che hanno una luminosità bassa rispetto ad altri pennarelli sono difficili da distinguere. Il deficit, poi, può avere riscontri nella quotidianità dove, la visione dei colori può non permettere di distinguere i calzini marroni da quelli verdi. In genere la prova del semaforo mentre si va in macchina è un’indicazione importante da prendere in considerazione. Per il bambino daltonico, un semaforo rosso e uno giallo non sono distinguibili. Lo stesso dicasi per l’erba verde rispetto al suolo bruno.

Ecco perchè è molto importante che i bambini daltonici vengano seguiti in modo particolarmente attento e, soprattutto, che le maestre e il personale addetto alla loro cura siano a conoscenza i questo deficit per non mortificarli nella fase di apprendimento.

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