Stitichezza neonati e bambini, i rimedi del Pediatra

di Cinzia Rampino


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Stitichezza nel lattante

Nel lattante alimentato esclusivamente con latte materno, la stitichezza, che in questo caso è caratterizzata dall’assenza di feci per uno o più giorni, seguita poi dall’emissione di piccole quantità e poi da nuove interruzioni, è legata al latte materno e indica che questo è ancora abbastanza (infatti il bambino mangia, dorme e cresce), ma è ai limiti della sufficienza, per cui la stitichezza è un segnale che il bambino dà alla mamma per avvisarla che il suo latte presto non gli basterà più.

Quando ci dobbiamo preoccupare con un neonato che soffre di stitichezza?

Non prima dei 3 giorni. Dopo, potete iniziare a stimolarlo.

Se la stipsi si accentua, è buona cosa continuare con il latte materno, introducendo anche un pasto di latte artificiale. Se il bambino riprende a evacuare, tutto a posto, se persiste la stitichezza aggiungo un altro pasto e così via, fino a ottenere un ritmo di evacuazioni normale.

Nel lattante alimentato solamente con latte artificiale saranno sufficienti piccole modifiche della dieta con aggiunta di farine contenenti zuccheri che facilitano la formazione di feci più morbide.

In caso di alimentazione con latte vaccino, la stitichezza può essere causata da un eccesso di latte che, invece di essere somministrato opportunamente diluito con acqua, viene dato intero.

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Stitichezza dopo lo svezzamento

Nel bambino con un’alimentazione più complessa (dopo lo svezzamento) la stitichezza è rappresentata o dall’assenza di feci o dall’emissione di feci particolarmente difficoltosa. Il bambino può quindi presentare questi due aspetti della stitichezza: o emettere con difficoltà feci di consistenza molto dura, almeno una volta al giorno, o non evacuare tutti i giorni (con intervalli anche di più giorni).

Purtroppo l’uso moderno della raffinazione dei cibi comporta inevitabilmente una diminuzione delle fibre cosiddette grezze nell’alimentazione. Per questo motivo la terapia per la stitichezza dopo l’epoca dell’allattamento deve tendere, qualunque sia l’età del bambino, ad aumentare nella dieta il contenuto di fibre grezze.

Pertanto, nei bambini tra i sei mesi e l’anno di età, la stitichezza, anche se molto rara, deve essere combattuta sia con l’aggiunta nel latte di farine di cereali, sia con la sostituzione dei brodi di verdura con passati vegetali. Utile può essere anche somministrare abbondanti dosi di frutta, anche cotta, e proporre spesso yogurt normali o con frutta.

L’azione stimolante della frutta sembra essere più spiccata se viene mangiata a digiuno.

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Nei bambini più grandicelli in caso di stitichezza bisogna aumentare la quantità di fibre nell’alimentazione. A questo proposito è opportuno conoscere i contenuti di fibre grezze o vegetali nei vari alimenti. Ecco il contenuto in fibre in alcuni alimenti:

  • crusca 35%
  • pane integrale 17%
  • fagioli 10%
  • carciofi 7%
  • riso 4,2%
  • carote 2,9%
  • pera 2,6%
  • prugna 1,5%

Come si vede è la crusca l’alimento più efficace. Ma non è facile costringere un bambino a mangiare la crusca, sia perché non si scioglie sia perché il piccolo “sente” in bocca qualcosa di strano che gli dà fastidio e non gradisce.

Esiste però un utile stratagemma (funziona quasi sempre): aggiungete a tutti i cibi liquidi (latte, yogurt, minestrine) quantità piccolissime di crusca progressivamente crescenti (ma proprio pochissimo per volta). Il bambino non si accorgerà di nulla e introdurrà una quantità sempre maggiore di fibre. Fermatevi quando andrà di corpo una volta al giorno! Per quanto riguarda verdura e frutta, spesso il bambino non le mangia volentieri e anche un modesto aumento di questi componenti alimentari non viene accettato.
Si possono o si devono usare lassativi o purganti in caso di stitichezza del bambino?

La risposta è no, perché l’uso di tali medicamenti nei bambini è difficile, in quanto è difficoltoso il loro dosaggio. Infatti talvolta le mamme, non ottenendo nessun risultato con basse dosi di lassativo o di purgante, commettono l’errore di aumentarne la quantità fino a provocare diarrea. Il purgante usato per lungo tempo può diventare causa di stitichezza una volta sospeso, perché l’intestino si è abituato a essere aiutato e quindi da solo si rifiuta di funzionare. fra i pochi farmaci concessi ci sono quelli contenenti lattulosio, uno zucchero che non viene assorbito dall’intestino e quindi facilita il transito e la formazione di feci morbide. Può provocare molta aria nell’intestino con relativi dolori addominali. Nei casi in cui si instauri il ciclo vizioso “stitichezza (e quindi dolore), ancora più stitichezza (ancora più dolore)”, l’uso di purganti associati a clisteri può sbloccare la situazione e quindi consentire la ripresa di un normale ciclo di emissione di feci. Deve però essere una decisione lasciata al medico.

Un ultimo aspetto importante è quello che riguarda la rieducazione alla soddisfazione dello stimolo. Oltre a mettere in atto i vari procedimenti (dieta, medicine, stimolazioni) è utile riabituare i bambini a emettere le feci. Questo procedimento si attua mettendoli sul vasino subito dopo il pasto per sfruttare la naturale tendenza a evacuare in tale momento; per i più grandicelli, invitandoli a sedere sul water al risveglio sfruttando, in questo modo, un altro riflesso naturale.

I clisteri e le supposte

Sia la classica peretta, sia le supposte o i piccoli clisterini di glicerina che si trovano in commercio possono e devono essere usati, specialmente in quei casi in cui più giorni di stitichezza hanno provocato la formazione di feci così solide da costituire una specie di tappo doloroso da emettere. Tali pratiche non dovrebbero diventare abituali, ma devono essere messe in atto tutte le volte che si rendono necessarie (in realtà molto frequentemente). In ogni caso è opportuno ruotare i vari procedi- menti. Pur non dando in genere assuefazione, è preferibile non utilizzare sempre il clistere o sempre la supposta, bensì una volta l’uno, una volta l’altro.

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