Bambini che parlano male e poco: 10 cose da fare e non fare

di cinziaR


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Aiuto Dottore, mio figlio parla poco e male. Avrà qualche problema? Che cosa posso fare?

Vediamo 10 cose da fare e non fare e come funziona lo sviluppo del linguaggio nel bambino.

 

Mediamente le tappe del linguaggio del bambino sono:

  • 3 – 6 mesi: il bambino sorride nell’udire una voce cara e imita qualche suono
  • 6 – 7 mesi: inizia la lallazione (‘ma-ma- ma’, ‘da-da-da’)
  • 7 – 12 mesi: risponde ai suoni emettendone altri. Usa la voce per esprimere gioia e dispiacere
  • 12 – 16 mesi: il linguaggio verbale inizia a consolidarsi, raggiungendo in media le 50 parole
  • 17 e 24 mesi: si assiste ad una ‘esplosione del vocabolario’ con un ritmo di espansione fino a 40 parole a settimana
  • 2 e 3 anni: il bambino usa frasi semplici con soggetto e verbo (“mamma bere”), ripete parole ascoltate e denomina gli oggetti o le immagini più comuni ed ha un vocabolario di circa 450 parole. Aumenta la complessità della frase. Inizialmente la frase è nucleare (SVO cioè soggetto-verbo-oggetto, ad esempio “bimbo-butta-palla”); in seguito si descrive la frase ampliata (ad esempio “bimbo prende la palla grande”); lo stadio successivo è quello della frase complessa (ad esempio “il bimbo ha preso la mia palla rossa”).

 

Che cosa succede se il bambino non rispetta queste tappe?

Generalmente nulla perché queste tappe sono indicative e non decisamente descrittive di una diagnosi e/o patologia.

Tuttavia, ecco che cosa è bene fare e non fare quando notiamo un ritardo nel linguaggio di nostro figlio e, in ogni caso, per migliorare la sua crescita verbale.

 

 

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COSA NON FARE

  1. Non farsi prendere dall’ansia, parlate con il vostro pediatra e rivolgetevi al bambino in modo chiaro e sereno.
  2. Non parlare mai davanti al bambino delle sue difficoltà, pensando che lui non capisca.
  3. Non sostituirsi al bambino nel parlare . Se qualcuno gli fa una domanda lasciare che sia lui a rispondere.
  4. Non anticiparlo nelle sue richieste o nell’espressione dei suoi bisogni e attendere, senza fargli fretta, che finisca di formulare la frase.
  5. Non interromperlo o anticiparlo quando parla (per esempio pronunciando le parole al suo posto), ma ascoltare e rispettare i suoi tempi e i suoi turni di parola.
  6. Non mortificare il bambino, evitare di sgridarlo se fa fatica a parlare.
  7. Non correggerlo quando pronuncia male una parola o una frase, ma rispondere riformulando la frase o pronunciando la parola correttamente (per esempio: “voio rande pitta” “Ma davvero vuoi una pizza grande?”).
  8. Non fare finta di non avere capito per fargli ripetere qualcosa in modo più comprensibile.
  9. Se ciò che dice è proprio incomprensibile, non chiedere di ripetere, ma rispondere con espressioni di incoraggiamento a riformulare la frase (per esempio davvero? e quindi? allora…, ecc.). Nel momento in cui si riesce a comprendere, riformulare la frase in modo corretto e scandito, anche più volte.
  10. Non utilizzare il “bambinese“, storpiando le parole come “cane” in “bau” o “acqua” in “bombo”.

 

COSA FARE

  1. Facilitare la frequentazione di altri bambini e se il bambino ha molte difficoltà a comunicare con i pari, fare in modo che un educatore faciliti gli scambi comunicativi.
  2. Parlare molto al bambino (anche ripetendo più volte le stesse frasi), in modo rilassato, lentamente, senza sillabare ma scandendo molto bene le parole; verbalizzare tutto ciò che succede nell’ambiente, descrivere e commentare ogni attività (il gioco, il bagnetto, le attività domestiche ecc.)
  3. Cercare il contatto visivo e usare posture corporee che favoriscono la comunicazione (per esempio abbassarsi alla sua altezza)
  4. Gratificare le sue produzioni verbali mostrando interesse e piacere per ciò che ha detto, non per come l’ha detto.
  5. Guardare insieme dei libri, raccontare in modo semplice le storie, drammatizzando molto la lettura o il racconto.
  6. Fare domande al bambino su quanto letto o descritto (“Chi è questo?” “Cosa fa la bimba?”) e rispondere alle sue con frasi brevi e chiare.
  7. Insegnargli parole nuove (ogni occasione va bene! Al parco, mentre fa il bagnetto!) e fargli notare le differenze tra gli oggetti.
  8. Stimolarlo a creare situazioni che lo portano a fare scelte verbali come “Vuoi la mela o la pera?” oppure “Cosa vuoi mangiare?”, piuttosto che domande chiuse.
  9. Incoraggiare il bambino a esprimere i suoi bisogni e i suoi pensieri, anche usando la mimica o un linguaggio impreciso; ricordare che se il bambino ha paura di sbagliare parlerà sempre meno non allenandosi e non sperimentando.
  10. Ascoltare con attenzione il bambino quando parla: dedicargli un tempo specifico (floor time).
  11. Lasciare che finisca il suo discorso, anche se richiede più tempo, e dargli la sensazione sempre di essere molto interessati a ciò che dice.

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