Ipersensibilità dentinale: quali sono le cause ed i possibili rimedi?

di Cinzia Rampino


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Domanda

Soffro di denti sensibili nonostante io sia una persona che si prende cura dei denti in modo pignolo. Ho provato ad utilizzare qualche dentifricio per denti sensibili ma non vedo alcun miglioramento. Per assurdo, dopo la pulizia dentale, il problema è più evidente. Come mai?

Risposta

L’ipersensibilità dentinale è un disturbo molto diffuso nella popolazione, si manifesta con una sintomatologia che può essere più o meno fastidiosa ed evocata da stimoli di varia natura: chimici o fisici (tattili, termici). Può coinvolgere uno o più denti nei quali si è verificata, per diversi motivi, l’esposizione del tessuto dentinale.

I denti sono costituiti da più strati di tessuti: in particolare la corona del dente, parte visibile in bocca, è costituita da uno strato esterno mineralizzato, molto resistente e protettivo che si chiama smalto, più internamente allo smalto vi è la dentina che invece è meno mineralizzata e costituita da una struttura di tubuli che collegano la parte interna e vitale del dente (polpa) allo smalto.

Stimoli chimici o fisici possono determinare perturbazioni del fluido presente nei tubuli dentinali che induce uno stimolo alla polpa del dente, tessuto altamente innervato, provocando quindi la sensazione dolorosa. Se la dentina è esposta, vi è un contatto diretto tra la parte interna del dente e il cavo orale ed un conseguente aumento della sensibilità.

L’esposizione dentinale può essere dovuta a molteplici fattori:

  • lesioni abrasive da spazzolamento che si evidenziano generalmente a livello del colletto del dente, ovvero la porzione più vicina alla gengiva;
  • lesioni erosive da acidi, ad esempio assunzione prolungata di agrumi e/o consumo frequente di bibite acide e zuccherate;
  • decalcificazioni dello smalto;
  • ipoplasia dello smalto, smalto “malformato” con aspetto gessoso che va dal colore bianco al bruno;
  • lesioni abrasive sulle parti occlusali del dente dovute per esempio a bruxismo notturno, o serramento diurno;
  • perdita di sostanza dentale per traumi;
  • esposizione delle radici dei denti in seguito a parodontopatia;
  • uso eccessivo di dentifrici sbiancanti/abrasivi.

La sintomatologia è molto simile a quella data dalla presenza di una carie ed è per questo che è fondamentale, per una buona diagnosi, effettuare una visita odontoiatrica accurata.

L’ipersensibilità dentinale si osserva molto frequentemente in pazienti che hanno una buona cura dei propri denti e che molto spesso sono un po’ troppo aggressivi con lo spazzolino.

Fondamentali sono:

  • una corretta tecnica di spazzolamento con movimenti delicati che vanno dalla gengiva verso il dente e che non sono quindi movimenti orizzontali;
  • l’utilizzo di uno spazzolino con setole morbide;
  • l’uso di dentifrici con un’alta concentrazione di fluoro e ad abrasività controllata.

Per quanto riguarda la terapia, è corretto utilizzare dentifrici per denti sensibili, che però non hanno un effetto immediato, ma necessitano di un po’ di tempo per agire. Attualmente in commercio esistono dentifrici che possono anche essere utilizzati in maniera topica nelle zone più sensibili: vengono spalmati sulla zona interessata per un minuto dopo l’igiene orale e hanno un effetto più immediato.

In alternativa è possibile utilizzare dei gel al fluoro o effettuare degli sciacqui, tutte le sere, con prodotti ad alto contenuto di fluoro. Nei casi più gravi, è possibile effettuare dei trattamenti dal proprio dentista con vernici al fluoro o l’utilizzo di resine protettive.

In seguito ad una seduta d’igiene professionale la sensibilità può inizialmente e temporaneamente aumentare poiché viene rimosso lo strato di tartaro che riveste le porzioni di dentina esposta. Esiste comunque un’indicazione assoluta alla rimozione di questi accumuli di batteri poiché sono la principale causa di gengivite e parodontite.

Scritto da: Dott. Luca Boschian Pest
www.studiogarattinibazzini.com

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