Quando educazione fa rima con rispetto ed integrazione

di francesca


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Dal 5 ottobre è disponibile in DVD l’ultimo film d’animazione di Barbie, Barbie – L’Accademia per Principesse, una nuova storia che vedrà la protagonista Blaire Willows alle prese non solo con le lezioni di stile ed eleganza dell’Accademia, ma con un mistero da risolvere che la porterà addirittura a ritrovare la corona incantata del Regno, aiutata dalle sue amiche Hadley e Delancy.

Abbiamo colto l’occasione per affrontare un tema con il quale tutti i genitori hanno a che fare ogni giorno, ovvero l’educazione dei propri bambini. A scuola, in famiglia, in palestra le convenzioni sono sicuramente cambiate, c’è meno rigidità ma ciò non significa che non ci sia più bisogno di rispetto e gentilezza. Educazione significa vivere piacevolmente in mezzo ai nostri simili, come ci ha spiegato Lucia Pazzi, esperta di bon ton e nell’arte del ricevere e fondatrice de Il Piacere di Ricevere, in cui ha riunito passione per il bello e interesse per l’enograstronomia, con l’obiettivo di offrire tutti i servizi connessi al ricevere ospiti, dalla festa di compleanno, alle nozze, all’evento aziendale.

Ultimamente ci si lamenta spesso del fatto che i bambini non siano più educati come una volta; pensa che ciò sia vero e se sì, che sia legato alla “negligenza” dei genitori e in generale di chi educa i bambini o semplicemente sono cambiati i valori della nostra società ed alcuni accorgimenti non sono più ritenuti necessari?

Prima di rispondere, credo sia utile chiarire il significato del termine “educazione”. Il vocabolario recita così: Educazione: processo di trasmissione culturale attraverso il quale viene strutturata la personalità umana e integrata nella società. Si può dire, quindi, che l’educazione è l’irrinunciabile strumento per vivere piacevolmente in mezzo ai nostri simili, e non un insieme di regole apparentemente fine a se stesse. La società e le sue convenzioni sono cambiate, è vero, ma non credo sussista alcun ragionevole motivo per cui, nel XXI secolo, valori come la cortesia, la civiltà dei modi ed il rispetto per gli altri possano o debbano essere messi in disparte.

E’ sicuramente vero che i bambini di oggi non sono educati come una volta, anche perché i parametri dell’educazione non sono gli stessi d’un tempo. Aggiungo: “per fortuna” pensando all’epoca in cui i figli davano addirittura del “Voi” ai propri genitori ed i rapporti erano talmente formali da non lasciare quasi spazio all’affettività . E’ un dato di fatto, però, che le priorità della nostra società siano cambiate per lo più in senso negativo e l’aver tolto centralità alla persona ci ha consegnato risultati disastrosi, dei quali i bambini sono i primi a risentire. Forse i bambini di oggi sono più arrabbiati che maleducati ed il loro comportamento, considerato poco ortodosso, è forse l’unico modo che hanno per esprimere disagio nei confronti di una società per certi versi impazzita. Un’altra conseguenza della mancanza di tempo, da non sottovalutare, è la ripartizione della responsabilità educativa tra diverse figure di riferimento; oltre ai genitori, sono coinvolti nonni, baby sitters, insegnanti, allenatori, maestri, e ciò rende a tutti più complicato perseguire efficacemente l’obiettivo.

Cosa ci si può ragionevolmente aspettare da un bambino a livello di buone maniere ed educazione, senza “soffocare” la spontaneità tipica dell’infanzia?

Spontaneità non fa rima con inciviltà ed una buona educazione non deve avere come obiettivo quello di produrre dei piccoli robots. Come già detto, ritengo che le buone maniere siano semplicemente lo strumento che ci permette di vivere piacevolmente insieme agli altri esseri umani. Essere educati non significa essere “repressi” ed i bambini apprezzano le buone maniere molto più di quanto si creda. Da un bambino ci si può ragionevolmente aspettare che impari le buone maniere nella misura in cui le vive. Comportarsi educatamente in casa, in ogni occasione e con tutti, è il miglior modo per porre le solide basi di una buona educazione, semplicemente perché i bambini tenderanno a replicare quel tipo di comportamento. Stare composti a tavola, parlare con un tono di voce normale, dire la propria opinione senza offendere nessuno, masticare a bocca chiusa o salutare ogni volta che si entra o si esce da un qualunque luogo abitato: mille parole non valgono quanto l’esempio in famiglia, a scuola, nelle comunità frequentate. Credo che gli adulti di riferimento dovrebbero prestare molta attenzione ai propri comportamenti quando hanno a che fare con i bambini.

Come possono i genitori far apprendere ai bambini delle regole basilari di educazione senza che queste sembrino, appunto, delle “regole”? Come far capire loro l’importanza di rispettare certe convenzioni senza farle sembrare prive di significato?

Iniziamo da ciò che non serve: è piuttosto inutile sollecitare continuamente  i bambini a mettere in atto le buone maniere. Impegniamoci, invece, a metterle in pratica noi stessi, sempre e con naturalezza, magari accompagnate da un sorriso. L’innata sensibilità dei bambini nei confronti della gentilezza produrrà i suoi effetti durevoli. E’ bellissimo sentire un bambino che saluta o dice grazie spontaneamente  perché ha deciso, autonomamente e con i suoi tempi, che si tratta di una cosa bella e piacevole. E’ meno bello, ed anche un po’ imbarazzante, assistere alla lezioncina di bon ton impartita in extremis al piccolo da mamma o papà.

L’esempio, come ho detto, è il miglior strumento educativo e di per sé non ha nemmeno bisogno di molte spiegazioni. Parallelamente è importante far sperimentare ai bambini quanto siano piacevoli le “regole dell’educazione” se usate a loro favore. Ad esempio, il fatto che un bambino abbia tre anni, non esime nessuno dal dirgli “per favore”, “grazie”, “scusa”, “buongiorno”… Una regola che ritengo ferrea, poi, è quella di non usare mai, per nessun motivo, parole o frasi offensive nei confronti dei piccoli. Questo vale per qualunque adulto abbia a che fare con bambini e ragazzi di ogni età. Impossibile chiedere rispetto ed educazione se questi non si mettono in pratica per primi. Premesso tutto ciò, l’insegnamento di regole più spicciole e pratiche può efficacemente passare attraverso il gioco. Ad esempio, proporre “Giochiamo a far bella la tavola, così facciamo una sorpresa alla zia che oggi viene a pranzo da noi”, può essere un modo per rendere familiare ai bambini (maschi e femmine) la posizione di posate e bicchieri…

In ultima analisi, per avere bambini ben educati, è sufficiente pensare a noi stessi: non v’è dubbio che ci piaccia di più essere trattati con garbo, gentilezza, attenzione che con insolenza, maleducazione, insofferenza, e regolarsi allo stesso modo con i piccoli.

Concludo parlando da mamma. Ho un figlio di ormai vent’anni e come ogni genitore ho avuto dubbi sulla giustezza del proporgli un modello “educato”, quindi con limiti dettati dalla convivenza civile; mi sono chiesta se non stessi crescendo un bambino per certi versi indifeso contro la maleducazione e che ne potesse rimanere ferito in qualche modo. Mi sono assolta quando l’ho visto alle prese con la scuola pubblica, dalla materna in avanti, riuscire ad interagire correttamente con tutti, addirittura molto amato da tutti, per la sua gentilezza, per i suoi modi fermi quando necessario, ma sempre civili e cortesi. Non è mai stato il primo della classe, ma sicuramente è stato tra quelli più ben voluti da insegnanti e compagni, compresi i ragazzi “difficili”, delle scuole che ha frequentato. Non gli abbiamo mai impartito lezioni di bon ton, ma lo abbiamo sempre rispettato, come merita ogni essere umano.

Di seguito una clip tratta dal film in esclusiva per Donnaclick.

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