Bradicardia fetale: cause e conseguenze

di cinziaR


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La bradicardia è una condizione definita come riduzione della frequenza cardiaca inferiore al valore di 60 battiti per minuto. La bradicardia fetale si manifesta in particolare quando il feto ha una frequenza cardiaca eccessivamente bassa, ma che di solito è temporanea. I sintomi includono una frequenza cardiaca fetale inferiore a 110 battiti al minuto.

Cause e conseguenze della bradicardia fetale

Una delle principali cause di bradicardia fetale è l’assunzione di farmaci antidolorifici da parte della madre durante il travaglio. Questi farmaci includono analgesici, ormoni sintetici e farmaci che vengono iniettati in modalità intraspinale o epidurale.

Altre cause della bradicardia fetale includono la pressione arteriosa materna bassa e la compressione del cordone ombelicale. Quando il feto non ottiene abbastanza ossigeno si possono infatti avere disturbi che portano alla bradicardia fetale. A volte la compressione ombelicale e la bradicardia fetale possono diventare gravi e anche pericolose per la vita del neonato, ma in genere i medici la tengono sotto controllo e la risolvono con interventi di vario tipo. Quando la vita del bambino è in pericolo, però, si può anche intervenire chirurgicamente per ripristinare l’ossigeno in arrivo al feto e aumentare la frequenza cardiaca.

Altre cause della bradicardia fetale possono includere malattie materne come il lupus, una malattia autoimmune che può causare aritmie cardiache nel feto e nella madre. Inoltre anche l’ipotiroidismo della madre può dare questo disturbo.

Per quanto riguarda le conseguenze della bradicardia fetale, c’è da dire che il personale sanitario riesce a risolvere i casi di sofferenza fetale grazie al monitoraggio continuo del feto. Tuttavia non mancano i casi in cui le aritmie fetali portano ad handicap del feto, con conseguenti casi di aborto terapeutico. Spesso, tuttavia, la bradicardia fetale è temporanea e risolvibile.

Quando la causa della bradicardia fetale riguarda i farmaci, in particolare, si interviene somministrando alla madre dei farmaci antagonisti che spesso funzionano rapidamente nel normalizzare la frequenza cardiaca fetale.

Grazie ad un esame di eco-cardiogramma, un test che utilizza onde sonore o ultrasuoni, il medico può determinare se il cuore è strutturalmente sano e può anche determinare se il cuore si contrae in modo adeguato per promuovere una circolazione ottimale. A parte la bradicardia, infatti, talvolta può capitare di rilevare nel cuore del feto altri tipi di ritmi anomali come ad esempio la tachicardia, che è una frequenza cardiaca eccessiva.

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