“La mano è la sua e la colpa è mia?” Raissa Russi al 9Muse Milano

di Alice Marchese


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Raissa Russi, famosa TikToker fidanzata con Momo Bayed, in vista della giornata contro la violenza sulle donne, ha tenuto un discorso di una grande profondità durante il 9Muse Milano, l’evento d’ispirazione per le donne che hanno ricominciato nel lavoro e nella vita, pronte a farci travolgere dall’onda viola. Raissa pone l’accento su quanto sia fondamentale che l’educazione al rispetto; ella racconta di quando alle medie la preside l’ha convocata perché rischiava di “cercarsela” a causa del suo atteggiamento alquanto vivace.

Com’è riportato nel suo Instagram: ”Una frase che dice mille parole. E sono contentissima di essere riuscita a dirle tutte. Quando ero alle medie ero stata richiamata dalla preside perché secondo lei e i suoi colleghi, ero troppo esuberante e questo dava la possibilità ai maschietti di allungare le mani e di approfittarsene. Perciò mi aveva detto, testuali parole, di smettere di fare la MIGNOTTINA.
Ho aspettato tanto prima di raccontarlo perché ho sempre pensato che sarebbe arrivato il momento giusto e infatti è arrivato. Ma ora vorrei ci soffermassimo su una cosa: ero una ragazzina di 12/13 anni, inconsapevole persino di cosa significasse essere donna, eppure ero già stata etichettata come mignotta per aver ricevuto una pacca sul sedere, perché a causa del mio comportamento me l’ero cercata. Sono passati 10 anni eppure non è cambiato nulla e vi dico anche il perché.
Perché gli uomini di oggi sono alcuni di quelli che 10 anni fa, mentre io venivo rimproverata in un ripostiglio delle scope, venivano chiamati “maschietti” “stupidini” “furbetti”. Così mentre io facevo i conti con un giudizio che mi sono portata dietro per anni, loro erano scusati perché “si sa, i ragazzini a quest’età sono così”.

La ragazza mette in evidenza quanto un giudizio possa influire e dunque pesare enormemente sulla vita di chiunque lo riceva; la sua attenzione si sposta verso il caso di revenge porn della maestra d’asilo le cui foto sono state diffuse e questo le è costato il posto di lavoro. “Adesso siamo nel 2020, e ancora oggi una maestra perde il lavoro, mentre l’uomo che ha messo i circolo le sue foto private nella chat del calcetto, è normalizzato…e lei se lo doveva aspettare perché ancora una volta “gli uomini sono così”. Vedete non ci sono differenze. È una storia che si ripete. E si ripeterà sempre e per sempre se non iniziamo ad educare, uomini e donne, al rispetto. Perché qui non si tratta di un incidente stradale, qui non esiste un concorso di colpa, non c’è spazio per punti di vista, “però” e “ma”. Perché abbiamo perso decenni dietro a scambi di opinioni futili. E non è più tempo”.

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