Fine di una storia d’amore: come uscirne affrontandola al meglio

di cinziaR


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La fine di una storia d’amore può spesso essere vissuta con dolore.

Le persone, quando si trovano coinvolte in una relazione sentimentale seria temono di essere lasciate e si chiedono se e come potranno andare avanti nelle loro vite qualora la relazione dovesse finire. Eppure, la maggior parte delle ricerche sul recupero dopo rifiuti sentimentali suggerisce che, per la persona media, questi timori sono fortemente esagerati. La maggior parte delle persone, infatti, superano la fine di una storia d’amore molto più velocemente di quanto avessero previsto e, alla fine, riescono ad essere felici come lo erano prima della rottura.

Tuttavia questi sono effetti medi: ciò significa che alcune persone possono ritrovare con relativa velocità la felicità dopo una fine di una storia d’amore, mentre altre possono fare una grande fatica a riprendersi.

Che cosa determina le differenze di reazione alle fine di una storia d’amore?

Una nuova ricerca di Lauren Howe e Carol Dweck mostra che il modo di affrontare la fine di una storia d’amore dipende da come viene affrontato personalmente il rifiuto. In particolare, il fronteggiare positivamente o negativamente un rifiuto dipende dalle proprie convinzioni sulla natura della personalità, nello specifico dalle idee sulla stabilità/instabilità dei tratti di personalità.

Secondo un ampio corpus di ricerca, le persone differiscono tra loro nella misura in cui possiedono convinzioni “entitarie” o “incrementali” sulla natura della personalità. Queste sono chiamate “teorie implicite della personalità”.

Coloro che hanno una visione entitaria della personalità credono che i tratti di personalità siano fissi: le persone sono come sono, e non c’è molto che si possa fare a riguardo. Avere una teoria entitaria della personalità implica anche che le cose che facciamo o che ci accadono non ci cambiano, ma anzi possono rivelare il nostro reale modo di essere.

Coloro che hanno una “visione incrementale della personalità” credono che i tratti di personalità possano cambiare: le persone possono lavorare per migliorare sé stesse e le cose che ci accadono possono cambiarci.

C’è qualcosa di sbagliato in me?

Quando vengono respinte, le persone con una teoria entitaria della personalità sono più propense a ritenere che il rifiuto indichi la presenza di qualcosa di sbagliato in loro. Pensare che i tratti siano fissi, infatti, non significa avere la certezza di conoscere le proprie caratteristiche psicologiche, i teorici dell’entità potranno anzi realizzare che ci sia stato qualcosa di sbagliato in loro per tutto il tempo. Perciò, se siete teorici entitari, i rifiuti potranno condurvi a mettervi in discussione e farvi sentire male verso voi stessi.

Dato che i rifiuti portano a queste realizzazioni sul proprio sé, i teorici entitari potranno scoprirsi negativamente influenzati dalle rotture, in particolare:

  • Gli ci vorrà più tempo per superare un rifiuto emotivo.
  • Potrebbero aspettarsi che anche le relazioni future siano destinate a finire male, poiché questo rapporto li ha portati a credere che ci sia qualcosa di sbagliato in loro.
  • Possono rinunciare a parlare dei rifiuti passati con i loro partner attuali, avendo paura di rivelare qualche loro “difetto fatale”.

Howe e Dweck hanno condotto una serie di studi per esaminare i legami tra le teorie implicite di personalità e le reazioni alle rotture sentimentali e la fine di una storia d’amore.

Ecco come stanno le cose:

Se credete che la personalità sia immutabile, allora è più probabile che i rifiuti sentimentali vi faranno dubitare di voi stessi. I rifiuti potranno mettervi in discussione e farvi temere di essere stati rifiutati a causa di un qualche vostro difetto sinora non emerso, un difetto che tenterete di nascondere ai futuri partner, evitando di parlare delle vostre dolorose rotture. Benché il legame riscontrato tra la teoria entitaria e le reazioni al rifiuto possano spiegare il modo in cui affrontiamo i rifiuti, le teorie implicite di personalità non sono certo l’unico fattore rilevante. Altre ricerche hanno dimostrato che anche lo stile di attaccamento e le caratteristiche della relazione stessa influiscono sulla modalità di ripresa dopo un rifiuto).

Anche se gli autori non ne discutono, sembra esserci una relazione tra il tipo di ragionamento dei teorici dell’entità e il ragionamento di coloro che sono depressi. Quando accadono eventi negativi come le rotture, le persone depresse tendono a credere che quegli eventi siano causati da propri tratti interni. Quindi, se qualcuno crede che la personalità sia fissa, quando le cose vanno male questa credenza andrà di pari passo con il pensiero “c’è qualcosa di sbagliato in me“.

Gli autori di questi studi hanno esaminato le reazioni ad un evento negativo, il rifiuto. Ma come i teorici dell’entità rispondono ad aventi positivi? Presumibilmente, questi individui crederanno che l’evento positivo sia indicativo di un sottostante attributo desiderabile. Questo tipo di risposta è però molto diversa dalle risposte degli individui depressi, che tendono a vedere i loro successi come riferibili a fattori transitori. Quando si tratta di affrontare un rifiuto sentimentale, avere una teoria dell’entità porta a modelli disadattivi, ma potrebbe non accadere quando si interpretano alcuni eventi positivi.

Luca Mazzucchelli è Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e co-fondatore di Helpsy e fondatore del Servizio Italiano di Psicologia Online, prima realtà di supporto psicologico a distanza in Italia; collabora con diverse multinazionali aiutandole nella produzione di video psicologico-divulgativi rivolti a professionisti ed appassionati di psicologia. Ha lavorato con alcune importanti realtà del terzo settore e collaborato con diverse Università e Ordini Professionali. E’ Direttore della rivista “Psicologia Contemporanea”.

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