Sentenza contro marito maschilista: “I lavori domestici spettano ad entrambi i coniugi”

di Manuela Zanni


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Sorprende che, ancora oggi, ci possa essere chi pensi che  le faccende domestiche debbano essere un compito unicamente femminile. Ancor di più se dal  mancato adempimento possa derivare  la richiesta  a dir poco “bizzarra” di divorzio da parte di un marito che sosteneva che  “la (ex) moglie non si prendeva cura di lui.

 

«Mia moglie non lava non cucina e non stira in casa per questo voglio il divorzio».Queste le parole con cui l’uomo ha motivato la richiesta di porre fine al suo matrimonio che il giudice  foggiano  ha respinto. Lavare, cucinare, stirare  sono, infatti, lavori domestici che  non riguardano solo le donne e che non possono, motivare la richiesta da parte di un marito di separarsi dalla mogli.

Anche se  questo dovrebbe essere un concetto ormai più che scontato, l’esistenza di una  sentenza del tribunale di Foggia che  ne attesti la giuridicità  apre uno spiraglio sul tema del “rispetto  dei doveri coniugali” per meglio comprenderne i limiti e i confini.

Il giudice, infatti, non ha dato ragione all’uomo “maschilista”, respingendo in modo categorico l’idea che la moglie possa essere sottomessa al marito: «Non è ammissibile una situazione di sottomissione di uno a svolgere lavori di mera cura dell’ordine domestico. Purtroppo è ancora molto forte lo stereotipo di genere secondo è la donna a doversi occupare esclusivamente o prevalentemente dei lavori domestici» ha commentato.  Dalla Puglia arriva  dunque un importante segnale  di civiltà e parità di diritti che si oppone  agli stereotipi maschilisti ormai desueti e obsoleti.

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