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Tutti i motivi per dire no all’olio di palma
Troppo spesso camuffato dietro la dicitura ingannevole di oli e grassi vegetali, l’olio di palma è una una sostanza, ahi noi, largamente presente in molti dei prodotti che compriamo e mangiamo. Basti pensare che è il grasso principale contenuto in quasi tutto quello che acquistiamo al supermercato: biscotti, merendine, snack dolci e salati, creme e molto altro ancora. Proprio perché utilizzato soprattutto in alimenti per la colazione e la merenda, i bambini possono essere i soggetti più esposti ai pericoli dell’olio di palma. Il principale motivo della sua diffusione è, chiaramente, legato al suo bassissimo costo, che lo porta ad essere preferito al burro (di cui, peraltro, ha caratteristiche molto simili) o ad altri oli vegetali più pregiati.
Questa guerra all’olio di palma trova fondamento in motivazioni legate non solo alla nostra salute, ma anche a motivazioni di tipo etico e ambientale. Per quanto riguarda i danni per la salute provocati dall’olio di palma, numerosi studi clinici e ricerche universitarie hanno confermato che acidi troppo grassi, come appunto l’olio di palma, possono portare all’insorgenza di diabete. Una delle proteine in esso contenuta (la proteina p66Shc), infatti, ucciderebbe le cellule beta-pacreatiche che producono l’insulina, portando, dunque, al diabete e gravi danni al sistema cardiovascolare.
Ma la produzione di questo olio comporta anche problemi di natura etica e ambientale che le più sensibili di voi non potranno sottovalutare. La pianta da cui si estrae, la palma appunto, viene coltivata specialmente in paesi asiatici e africani e per la sua estrazione le industrie non si fanno remore a distruggere ettari di foresta tropicale, compromettendo la sopravvivenza di molte specie animali che vivono al loro interno, alcune delle quali in via di estinzione. È il caso di oranghi, elefanti e rinoceronti che vivono in Indonesia e nell’Isola di Sumatra. Oltre a minacciare la fauna, la deforestazione di queste aree minaccia la vita e i diritti umani delle popolazioni residenti in queste aree e l’ambiente, a causa delle emissioni di CO2. Da questo allarme, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il WWF ha lanciato un appello ai consumatori, affinché tutti prestino più attenzione ai prodotti acquistati.
Chiaramente, assunto in piccole quantità (e lo stesso vale anche per gli altri tipi di grassi), non costituisce un pericolo per la salute. Il problema è che finiamo per assumerlo inconsapevolmente tutti i giorni, più volte al giorno, perché presente praticamente ovunque.
In attesa di normative più stringenti, l’invito, mosso da più parti, è, per le aziende, quello di sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o con il burro, e, per i consumatori, di prestare maggiore attenzione a ciò che si mette nel carrello e nello stomaco, scegliendo i sempre più numerosi prodotti oil free.
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