Il bambino è il miglior pediatra di se stesso – parte 1

di francesca


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Da sempre, la mia filosofia professionale si basa su alcuni principi che ho dedotto dal modo di comportarsi del bambino. Il primo, forse il più importante di questi principi è: il bambino è il miglior pediatra (ed esperto) di se stesso.

Sono giunto a questa conclusione attraverso la conoscenza sempre più profonda dell'”entità bambino” (dal punto di vista fisico e psicologico), che ha modificato negli anni il mio approccio alla tutela della sua salute: il bambino riesce a essere il miglior pediatra di se stesso in quanto è capace di comunicare in modo preciso le sue necessità fisiche e mentali. Certamente usa un suo linguaggio che non è fatto di parole, ma di comportamenti e atteggiamenti.

Farò alcuni esempi pratici. Il neonato è in grado di mostrare le sue propensioni ad adattarsi o reagire all’ambiente che lo circonda: seleziona gli stimoli non necessari o impara a tollerarli, riducendo il proprio livello di reattività quando uno stimolo fastidioso si presenta ripetutamente.

Una stimolazione acustica o luminosa intensa esercitata sul bambino che dorme determina in lui una reazione breve ma evidente, con movimenti che possono interessare tutto il corpo e piccoli scatti di braccia e gambe. A successive stimolazioni, le reazioni diminuiranno sempre più di intensità. Con il suo comportamento, il bambino dice ai genitori: Mamma, papà, so controllarmi e gestirmi da solo.

Chiedo sempre alla mamma di un neonato di osservare se il suo bambino sa portare spontaneamente la mano o un dito alla bocca. Significa che il bimbo ha capacità auto-consolatoria e lo comunica alla sua mamma: “Mamma, come vedi, so consolarmi da solo”. Da questi suggerimenti deriva un aspetto pratico. Nel caso di un bambino che dimostra di non sapersi gestire (“bambino ipersensibile”), i genitori devono cercare di creare, nel primo periodo di vita, un ambiente protetto e più ovattato e di proporsi al loro bimbo nel modo più tenero, delicato, affettuoso, calmo, e soprattutto meno apprensivo possibile.

Alimentazione neonato: lui sa cosa vuole e lo comunica

Il neonato (e il lattante) raggiunge la più alta espressione della sua innata attitudine a interagire con l’ambiente e della sua straordinaria capacità comunicativa quando deve “suggerire” ai genitori la condotta più corretta per favorire al meglio la propria crescita, il proprio sviluppo e la propria qualità di vita; in altre parole le sue esigenze vitali. Fra queste, una in particolare: la scelta della sua alimentazione.

Se il bambino è lasciato libero di scegliere il modo, i tempi e le dosi della propria alimentazione (quindi bisogna ascoltare i suoi suggerimenti), sceglierà il meglio per se stesso e le mamme che si affidano a lui, dopo alcuni giorni dalla nascita, vengono da me meravigliate ma certamente molto soddisfatte: “Il bambino ha preso un suo ritmo, mangia e dorme!”.

Il bambino lasciato libero di decidere e non oppresso dalle indicazioni dell’adulto (“bisogna rispettare gli orari”, “non deve mangiare troppo”) sa comunicare i modi, i tempi e le dosi giuste per la sua alimentazione (sia materna sia artificiale).

È naturale che da subito i neogenitori siano ansiosi di comunicare con il bimbo. Nel loro entusiasmo, a volte dimenticano che per comunicare bisogna essere in due, e soprattutto è necessario che l’altro sia d’accordo.

Come si fa a capire che il neonato o il lattante è d’accordo?

Valutando la sua modalità di suzione

Il neonato impiega due tipi di suzione:

  1. quella non nutritiva, di cui si avvale per consolarsi
  2. e quella nutritiva, che adopera per alimentarsi

Si capisce la differenza, inserendogli delicatamente un dito in bocca. Se utilizza il primo tipo di suzione (quella non nutritiva, perché evidentemente non ha fame) il bambino, con la parte anteriore della lingua, esegue movimenti simili a brevi leccate. Se utilizza il secondo tipo (quella nutritiva), con la parte anteriore della lingua avvolge il dito e con la parte posteriore tenta di “mungerlo”. Solo quando è in atto il primo tipo di suzione il neonato è pronto e sveglio, non è totalmente assorbito dal suo fabbisogno vitale (nutrirsi), e quindi è disponibile per altre attività, tra cui, ascoltarvi.

Un altro spunto interessante è osservare come si svolge la poppata. Il neonato la comincia con una breve serie di suzioni ininterrotte senza pausa, poi passa molto in fretta a uno schema del tipo suzione-suzione-suzione-pausa. Se durante l’intervallo la mamma lo stimola o gli parla nell’intento di invitarlo a riprendere la suzione, le pause del neonato diventano molto più lunghe di quelle in cui la mamma non lo stimola. In altre parole, il neonato, prolungando le pause comunica che, mentre mangia in braccio alla sua mamma, desidera acquisire nuovi stimoli esterni. Insomma cerca di comunicare che gli fa piacere che si parli con lui mentre lo si allatta: Il latte da solo non gli basta!

Comunicazione corporea del neonato

Spesso le mamme mi descrivono con una certa apprensione che il loro piccolo nei primissimi mesi di vita, quando di notte dorme ancora in camera con i genitori, fa strani rumori, “come si sforzasse in continuazione”. Le tranquillizzo: questo comportamento fa parte di quei segnali o parametri del benessere del lattante che nessun manuale cita, ma che non sfuggono a genitori e pediatri attenti.

La stessa cosa vale per “le braccia sollevate con i pugnetti chiusi durante il sonno” e “il ritmo del respiro non perfettamente regolare, con qualche atto respiratorio più ravvicinato e altri più ritardati”, ben diverso dal respiro molto affrettato.

Il bambino vuole segnalare una sensazione di disagio, o meglio di stanchezza, quando si muove da una parte all’altra come se fosse insofferente rispetto alla posizione assunta, quando si allontana dagli oggetti che gli vengono porti, quando scalcia in modo disordinato.

Vi voglio invece mettere in guardia da alcune errate interpretazioni: quando gli trema il labbro inferiore non ha freddo, ma una piccola e temporanea ipereccitabilità nervosa (talvolta conseguenza di un parto un po’… “complicato”) che scompare dopo qualche mese. Se starnutisce non è raffreddato: il suo è un normale riflesso per liberarsi il naso (che non è ancora in grado di soffiarsi), perché la differenza di temperatura corporea aumenta l’umidità nelle cavità nasali e scatena lo sternuto.

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