Acetone nei bambini: cause, sintomi e rimedi

di francesca


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A che età inizia l’acetone?

Non c’è un limite di età ben definito. Alcuni pediatri negano l’esistenza dell’acetone prima dei due anni, altri abbassano il limite a un anno. In realtà non esiste un’età limite al di sotto della quale si possa dire che non esista l’acetone. Forse l’acetone cosiddetto “primitivo “, cioè non associato ad altre malattie, può non manifestarsi prima dei 2 anni, ma quello associato a una malattia principale esiste anche al di sotto dell’anno di vita.

A che età finisce l’acetone?

Non è assolutamente possibile stabilire delle età con assoluta certezza. In genere l’epoca di maggiore incidenza va dai 3 ai 6 anni. Poi va gradualmente diminuendo.

Quali sono le caratteristiche dei bambini predisposti all’acetone?

  1. Anzitutto esiste una certa ereditarietà nella predisposizione all’acetonemia.
  2. Spesso sono soggetti emotivi ed ansiosi.
  3. Anche la costituzione conta, per esempio il bambino linfatico è spesso un acetonemico. Così il bambino che nei primi mesi di vita ha sofferto di “crosta lattea” e quello che presentava abbondanti rigurgiti è un probabile candidato all’acetonemia.
  4. Alcuni di questi bambini sono buoni mangiatori, o meglio, lo sono nell’intervallo tra una crisi e l’altra, intervallo che può essere anche di mesi. Altri invece vengono considerati dai genitori come dotati di scarso appetito.

Vorrei parlare di questi ultimi perché rappresentano una categoria numerosa. Anzitutto bisogna intendersi con la mamma a proposito di questo “scarso appetito“. In effetti, per lo più, il bambino alterna periodi in cui mangia volentieri e altri in cui mangia pochissimo. Stranamente, in questi periodi sono presenti quei sintomi segnalati come:

  • Pallore
  • Occhi cerchiati
  • Alito cattivo
  • Lingua sporca
  • Vaghi mal di pancia
  • Mal di testa

Normalmente dopo qualche giorno di questa situazione, il bambino riprende a mangiare, per poi ciclicamente ricadere nella poca fame. In sostanza, si cura da solo, riducendosi la dieta (quindi disintossicandosi) e poi riprende a mangiare. Se non diminuisse l’alimentazione andrebbe incontro a crisi di acetone ma, in realtà, questi bambini non hanno quasi mai grosse crisi, perché sanno “autogestirsi”! Questi bambini possono essere definiti acetonemici cronici.

Questa definizione farà sorridere molti “luminari”, ma rende perfettamente l’idea e soprattutto si adegua alla realtà.  Infatti, quando descrivo queste cose alle mamme di bambini che presentano questi sintomi, le vedo illuminarsi e mi dicono: “Il mio bimbo è proprio così come lo descrive lei!”.

A proposito sempre di questi bambini, il loro aspetto pallido con occhiaie spinge qualche volta la mamma a chiedere che vengano sottoposti a esami del sangue, nel timore di gravi anemie. Esami che puntualmente e fortunatamente si rilevano normali.

Non bisogna torturare questi poveri bambini. Il pediatra che ha cura della qualità della vita del bambino ha il dovere di convincere la madre a non avere alcun timore per bambini di questo tipo.

Luoghi comuni ed errori sull’acetone dei bambini

  1. Il primo dei luoghi comuni è quello di ritenere che l’acetone sia causato da disordine alimentare o dall’eccessiva introduzione di alimenti grassi. Una delle frasi più frequentemente pronunciate dalla mamma, quando viene formulata diagnosi di acetone, è “Ma come! non è possibile che sia acetone. Mio figlio non mangia nulla di strano, e non mangia cibi particolarmente grassi” o, al contrario, “Per forza con tutte quelle porcherie che mangia!“, (dimenticando che quasi sempre quelle porcherie glie le dà lei!!).
  2. In realtà il disordine alimentare può essere una delle tante cause dell’acetone. Ed i grassi ne sono coinvolti indirettamente. Infatti, non sono i grassi responsabili dell’acetone, ma il bambino, o meglio la sua costituzione è responsabile di questo disturbo. Infatti i bambini che “soffrono” di acetone seguono l’identica alimentazione di altri che non accusano questo disturbo.
  3. E’ un errore privare i bambini di una normale alimentazione e soprattutto di sottoporli per mesi o anni a diete prive o povere di grassi. A parte l’apporto nutritivo e vitaminico dei grassi, va ricordato che il bambino che soffre di acetone è spesso un bambino che non ha grande appetito. Se togliamo dalla sua dieta i cibi gradevoli e le buone ricette, il poveretto mangerà sempre meno.
  4. Questi poveri bambini vengono privati dei piacere di un gelato o di un cioccolatino, persino delle caramelle (che sono di zucchero!) oppure di una bella cotoletta con patate fritte, perché soffrono di acetone! Ed obbligati ad alimentarsi con cibi non particolarmente gradevoli, quali carne ai ferri, carni al vapore, patate bollite, verdure bollite. Queste privazioni immotivate possono creare addirittura problemi psicologici, facendoli sentire malati quando in realtà non lo sono. E, alla fine di tutto, nonostante tutti i sacrifici e le privazioni, questi bimbi ogni tanto presentano comunque la loro crisi di acetone…perché sono bambini acetonemici!
  5. Altro grave errore è rappresentato, durante la crisi acetonica, dal rifiutare di soddisfare la sete del bambino perché vomita. Il vomito infatti disidrata l’organismo, la disidratazione aumenta l’intensità dell’acetonemia, che a sua volta aumenta il vomito in un giro vizioso.
  6. Attenzione anche alla presenza concomitante di altre malattie. Come abbiamo visto l’acetone può essere causato da numerose malattie quindi, se il vomito persiste, nonostante la dieta idrica e le medicine consigliate, è necessario rivolgersi al medico specie se è presente anche febbre alta.

In definitiva la diagnosi di acetone deve essere fatta dal medico.

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