Il Bambino è il miglior pediatra di se stesso – parte 2

di francesca


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Il fascino del ruttino

Non c’è niente di più appagante per una mamma, di un ruttino sonoro dopo una poppata. Da quante mi sono sentito dire: “Il mio bambino non digerisce, perché non fa il ruttino”. Fare il ruttino non significa digerire, ma semplicemente emettere l’aria introdotta con una poppata ingorda. E’ un segnale non di buona digestione ma di un modo forse non corretto di somministrare il pasto (ma non è una cosa grave!).

I primi sorrisi: la comunicazione intenzionale dei bambini

Con la comparsa del sorriso, attorno alla fine del secondo mese, inizia il periodo della “manipolazione” psicologica ed emotiva. Di tutti i mezzi seducenti che un bambino possiede per conquistare i genitori, il più sicuro è il sorriso. Da quando compare, il bambino lo utilizza intenzionalmente. Aspetta di vedere i risultati del suo comportamento per ripeterlo. Si trova in una fase della crescita in cui realizza un grande passo avanti nello sviluppo cognitivo-relazionale e se ne accorge da solo. Ormai, sa che con un suo comportamento volontario riesce a provocare un effetto. Oltre al sorriso usa

  • la tosse
  • lo starnuto
  • il pianto
  • trattiene il respiro nel pianto
  • urla a scopo provocatorio o quanto meno esplorativo.

Sempre più padrone delle sue acquisizioni, le utilizza per manipolare le persone che lo circondano. Il bambino si mette a piangere, ma si intuisce che attende una risposta. Dimostra di sapere che ha il potere di ottenerla. Sicuramente, questo momento rappresenta un’acquisizione fondamentale nel processo di crescita intellettiva del bambino, che non solo sa recepire le risposte ma è in grado di provocarle.

Sfide dei bambini

I bambini sanno anche dimostrarvi quando vogliono provare il proprio potere. Quando sentono il bisogno di esplorare i propri limiti e far sapere ai genitori fino a dove può arrivare. Un esempio tipico si ha quando i genitori alla fine della giornata vanno a prendere i loro piccolini al nido.

Lasciati al mattino senza lacrime, dopo essere stati buoni tutto il giorno, quando li vedono si mettono a piangere, e appena presi in braccio si dimenano e rifiutano i baci e le coccole della mamma. Questi bambini, dando libero sfogo ai loro sentimenti tra le braccia dei genitori, sono sicuramente in grado di avvertire le forti emozioni che causano in loro con questo comportamento. E quindi lo fanno di proposito, per comunicare che non sono contenti di essere abbandonati tutti il giorno in mano a estranei, ancorché buoni e gentili. In quel momento stanno verificando fino a dove possono arrivare con il proprio potere.

Segnali da cogliere

I bambini, nella loro mirabile capacità di esprimersi, sono anche in grado di segnalare ai genitori le loro condizioni di salute fisica. Forse il mio grande amore e rispetto per il bambino mi fa sopravvalutare le sue capacità, tuttavia anche per quanto riguarda la sua salute fisica penso che sia importante ascoltare i suoi suggerimenti. Prendiamo per esempio la tosse, sintomo che preoccupa sempre molto i genitori (e le nonne).

Il bimbo sa suggerire se la tosse da cui è affetto deve essere curata, se è pericolosa o se, invece, non deve preoccupare. In che modo? La tosse esclusivamente diurna e catarrale non deve preoccupare anche se è piuttosto insistente. È dovuta a problemi delle prime vie aeree ed è una tosse positiva, perché aiuta il bambino ad espellere il catarro. Lasciate che il bambino tossisca!

La tosse notturna o prevalentemente notturna deve invece essere curata perché è sempre indicativa di un coinvolgimento dei bronchi. Capite come anche solo questa distinzione può essere tranquillizzante per la mamma e di valido aiuto anche per il pediatra.

Altro esempio: la sete. In genere il bambino nei primi due anni, in condizioni di vita normali (non certo in una afosa giornata estiva), non chiede mai da bere. Gli è sufficiente l’acqua e i liquidi che introduce con la normale alimentazione. Se improvvisamente chiede da bere più volte, state certi che il giorno dopo non starà bene. Ma lui vi avvisa 24 ore prima!

Un altro tema è la costituzione fisica. Per un pediatra attento è molto facile pronosticare quale sarà, negli anni, l’iter sanitario di un bambino valutando la sua costituzione. Non voglio essere frainteso: qui non si tratta di indovinare l’eventualità di malattie serie (per queste non c’è comportamento comunicativo che tenga e poi, per fortuna, nei bambini sono rarissime), ma di prospettare ai genitori di bambini, con una certa costituzione fisica, per esempio la costituzione linfatica (ghiandoline evidenti sul collo ed all’inguine, tendenza a sudare , colorito pallido) l’evenienza più o meno probabile di disturbi di tonsille e adenoidi, o di allergie o di bronchiti, per noi pediatri banali, ma per una famiglia, fonte di apprensione e anche di difficoltà organizzative.

Si può capire anche se il neonato potrà diventare un soggetto iperattivo o, meglio, iperreattivo in conseguenza di una lieve sofferenza neonatale (diagnosticata o non diagnosticata) determinata da u parto prolungato ed indaginoso, da giri di cordone intorno al collo, da un travaglio protratto, ad un cesareo d’urgenza, o da qualcosa di diverso da tutto questo, di cui nessuno si è accorto ma che magari ha determinato una lieve asfissia al cervello.

Questo bimbo avverte i genitori che, se stimolato o toccato potrebbe reagire con movimenti ampi e/o a scatti o tremolanti, presentare un tremolio del mento, sobbalzare per rumori anche non violenti; a parità di stimoli (per esempio un rigurgito acido) potrebbe piangere mentre un altro bambino meno reattivo non farebbe neanche una piega; potrebbe dormire meno degli altri o avere più risvegli notturni. Con questo suo comportamento avvisa i genitori: sono un bambino che deve vivere in un ambiente sereno e silenzioso, non devo essere troppo stimolato: Lasciatemi ricuperare la mia tranquillità e vi ricompenserò, perché vedrete che diventerò un bimbo più sveglio e intellettivamente più ricettivo degli altri. I genitori, così informati affronteranno con minore tensione il rapporto quotidiano con il bambino e tutti ne trarranno un notevole beneficio. Sapranno come potrà reagire e sono preparati ad aiutarlo, afare sì che gli stimoli esterni siano meno oppressivi. Con questi bambini, per esempio, è meglio non avere tanta gente intorno, evitare il sovraffollamento delle case con parenti ed amici che voglio prenderlo in braccio, baciarlo, parlargli.

Il lattante che rigurgita potrebbe diventare un bambino che soffre di bronchiti asmatiche, di laringiti, di acetone.

Il lattante che presenta crosta lattea (eczema atopico) potrà diventare un bambino allergico (con asma e rinite allergica) e presentare acetone.

Il lattante che presenta piccole ghiandole (piccole noccioline mobili) lungo il collo potrà diventare un bambino con problemi adenotonsillari. Il bambino che a 1-3 anni (asilo e scuola materna) comincia ad avere problemi di tonsille e adenoidi, presenterà questo problema per circa 3 anni, e poi, se sarà stato seguito da un bravo pediatra, ne guarirà. Meno del 10% dovrà subire l’intervento di asportazione.

La febbre del bambino oltre l’anno di età (per quanto alta sia) passerà in 48 ore. Quindi non deve destare preoccupazione. Se il bambino è particolarmente pallido e prostrato, sembra sofferente, ha una tosse stizzosa, debole, non produttiva e continua, allora bisogna subito ricorrere al medico.

Ecco perché il bambino deve essere considerato il miglior pediatra e consulente di se stesso, perché sa esattamente quali sono le sue condizioni di salute, ha comportamenti adeguati a queste condizioni e non crea confusione negli altri (genitori e medici) con un eccesso di parole e di spiegazioni o, quel che è peggio, di interpretazioni personali dei sintomi.

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