Educazione free range, ovvero bambini educati senza paura

di cinziaR


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Che cosa significa educazione free range?

Significa educazione senza paura.

Ebbene sì. Anche se il nostro mondo ci appare cattivo è contorto, le cose stanno così: è meglio educare i bambini senza paura per renderli più consapevoli di ciò di cui c’è davvero bisogno di aver paura.

Ecco come sono andate le cose e la storia di quella che si chiama educazione free range:

Il 25 maggio del 1979, Ethan Patz scomparve, a 6 anni, mentre andava da casa a scuola nel quartiere di Soho, a New York. La scomparsa scatenò un’ondata di paura che unita ad una fase di aumento del crimine causò la “scomparsa” di bambini in giro da soli e venivano sempre accompagnati e controllati.

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Dal 2008 una mamma, Lenore Skenazy, ha deciso di mandare suo figlio di nove anni a scuola da solo in metropolitana e ha lanciato l’idea di tornare ai bambini “liberi” (free range).

Ovviamente si scatenarono o grandi discussioni tra fautori e detrattori. Si è creato un movimento dopo che la mamma ha scritto un libro libro “Free Range Kids: How to raise safe, self-reliant children without going nuts with worries” (Bambini liberi: come crescere bambini sicuri e autonomi senza impazzire di ansia), il “Free range parenting“: fare i genitori lasciando autonomia ai figli.

Lo Utah diventa è il primo Stato che rende il “free range parenting” legale (educazione free range): legale mandare bambini, dall’età di 9 anni, da soli a scuola o al parco giochi, e sarà lecito lasciare un bambino solo in automobile per qualche minuto.

Domanda: L’educazione free range è giusta?

E’ giusto educare i bambini ad evitare i pericoli ma il rischio, se si esagera, è quello di creare dei bambini paurosi e insicuri oltre a limitarne l’autonomia.

In Utah è diventata legge, (da maggio di quest’anno) il diritto di crescere i propri bambini “free range”. Ma se guardiamo vicino a noi, in Svizzera, i bambini si muovono e giocano all’aperto tutti i giorni, senza essere sorvegliati da vicino così come in altri paesi “benestanti” come Germania, in Olanda e nel lontano Giappone.

In questi paesi è normale vedere dei bambini che camminano per la strada diretti a scuola o sulla via del ritorno oppure che si fermano in un parco giochi, lontani dal controllo dei genitori.

E in Italia?

Quattro anni fa una coppia italiana è finita in prigione per aver lasciato la loro bambina addormentata sola in automobile per otto minuti. La loro storia è stata oggetto di un dilaniante libro, “La Fabbrica dei Cattivi“, di Diego Agostini (Giunti, 2013).

Nel 2017 il Ministro Fedeli disse: “i “genitori non possono evitare questa assunzione di responsabilità. L’autonomia dei ragazzi? Si può sperimentare il pomeriggio”.

“Anche i genitori devono essere consapevoli che questa è la legge”, ha continuato il Ministro riferendosi alla sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato un dirigente, un docente ed un autista di pulmino per la morte di uno studente di scuola media.

L’ansia e la paura rischiano di sottoporre i bambini a controlli eccessivi.

Invece, lasciare che i figli godano di una certa autonomia sin dall’età più tenera li aiuterà a diventare sicuri di sè, meglio capaci di decidere in modo maturo man mano che crescono, meno spaventati dell’ignoto.

Proteggere i figli da qualsiasi cosa negativa rischia, più tardi, di creare dei problemi a scuola di non far sviluppare gli strumenti per gestire da soli le difficoltà che dovranno affrontare da adulti.

Il ritorno a casa dalla scuola – uno dei pochi momenti durante la settimana in cui i bambini hanno del tempo non strutturato – è importante per l’apprendimento dell’autonomia da parte dei bambini del percorso verso la scuola, quando c’è un orario da rispettare.

Per saperne di più, visita il blog del Dott. Ferrando

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