Titan, parla la figlia della sopravvissuta italiana del Titanic: “Quella nave è una tomba, va lasciata in pace”

di Redazione


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Neva Casata, figlia dell’unica sopravvissuta italiana del Titanic, commenta la vicenda del Titan, il sommergibile imploso mentre scendeva verso i relitti della celeberrima nave colata a picco nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912.

I destini del Titanic e del Titan

La (sfortunata) storia del Titanic non ha certo bisogno di presentazioni: il transatlantico britannico si è inabissato al largo delle coste canadesi nel 1912, dopo l’impatto con un iceberg. Un drammatico destino che è tornato alla ribalta in questi giorni, a causa della vicenda del Titan, il sommergibile imploso proprio mentre scendeva verso i suoi relitti.

Sul Titan, cinque persone si erano imbarcate per vedere con i loro stessi occhi i resti del Titanic. Cinque persone hanno trovato la morte in un contesto nefasto, dove la storia si ripete.

Neva Casata, 93 anni, è la figlia dell’unica superstite italiana del Titanic, Argene Genovesi. “Il Titanic è stato un capitolo drammatico della nostra storia familiare – dice al Corriere della Sera -. Una tragedia a cui non si può porre rimedio. Le persone che si sono imbarcate nel sottomarino Titan non dovevano farlo. Dovevano lasciare in pace il Titanic e tutte le persone che hanno perso la vita quella notte. Non ho più voluto accendere la televisione per sapere che cosa stesse succedendo in questi giorni al sottomarino Titan. Questa vicenda mi angoscia molto. Le persone che si sono imbarcate hanno rischiato troppo, fin dall’inizio”.

“È una maledizione”, commentano dalle pagine de L’Arena i figli di Neva, che ha aggiunto: “Che senso ha rischiare la vita per la curiosità di scoprire cosa è rimasto del Titanic?”

Secondo la donna, “il relitto è da rispettare per quello che è: un sacrario. Immergersi negli abissi, per cosa? La storia del Titanic si sa, che altro c’è da aggiungere? Quella nave è una tomba. Va lasciata in pace insieme alle sue anime”. I figli, adesso, proteggono Neva dalle richieste dei cronisti: “È lucida, ma stanca. Non se la sente più di rievocare quella vicenda dolorosa per la sua famiglia”, spiegano.

Argene, sopravvissuta al Titanic

La madre di Neva Casata, Argene Genovesi, aveva 26 anni quando si è imbarcata su una cabina di seconda classe del Titanic. Era incinta di due mesi. Insieme a lei c’è il neo-marito: Sebastiano Del Carlo, 29 anni, che era emigrato qualche anno prima negli USA.

Dopo essersi sistemato ed essere diventato un funzionario statale, è tornato, ha sposato Argene e ha acquistato due biglietti su un transatlantico in partenza da Genova. Un telegramma, però, gli ha imposto di anticipare la partenza, quindi ha prenotato due posti per il Titanic, al varo il 10 aprile da Southampton.

Al momento dell’impatto con l’iceberg Sebastiano ha accompagnato Argene sul ponte, affidandola a un marinaio per salire su una scialuppa di salvataggio, rassicurandola che si sarebbero rivisti a New York. Non si sono mai più visti.

Argene è stata una dei 700 sopravvissuti alla sciagura, ma è rimasta vedova. È tornata in patria e ha dato alla luce la figlia di Sebastiano. In seguito si è risposata con Antonio Oreste Casata, avendo a 44 anni la figlia Neva. Neva ha sempre amato il mare: “Ogni volta che sono salita su una crociera, ho pensato alla mia povera mamma, a mia sorella Salvata cresciuta senza conoscere il papà, ai morti del Titanic. E ogni volta ho fatto dire una messa, nella chiesa di bordo, per Sebastiano e per loro”, ha raccontato.

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