Chiara Ferragni prende il controllo: azionista al 99% di Fenice Srl

di Redazione
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Chiara Ferragni, icona del digital marketing e influencer di fama mondiale, ha annunciato un cambiamento epocale per il suo impero imprenditoriale. “Sono per la prima volta diventata azionista di maggioranza di Chiara Ferragni Brand”, ha dichiarato l’imprenditrice sui suoi profili Instagram, condividendo un messaggio del suo legale: “Congratulazioni, Chiara! Ti comunico che da questo momento hai il 99% della società che ha il tuo brand”.

Questo passo segna una svolta significativa per Fenice Srl, la società che gestisce il marchio con l’iconico occhio azzurro, reduce da due anni di gravi difficoltà finanziarie e reputazionali seguite al caso Pandoro Gate.

Il contesto

Fenice Srl, un tempo il cuore pulsante del business di Ferragni con fatturati milionari, ha subito un duro colpo dopo lo scandalo legato al Pandoro Pink Christmas di Balocco. Nel novembre 2022, la collaborazione con l’azienda piemontese prometteva di sostenere la ricerca sull’osteosarcoma presso l’ospedale Regina Margherita di Torino. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che Balocco aveva già donato 50.000 euro prima del lancio del prodotto, e nessun ulteriore contributo era legato alle vendite, nonostante il pandoro fosse venduto a un prezzo maggiorato di 9 euro. Le società di Ferragni avrebbero incassato oltre un milione di euro senza ulteriori donazioni, scatenando l’indagine dell’Antitrust e una multa di oltre 1 milione di euro.

Il Pandoro Gate, insieme al caso delle uova di Pasqua Dolci Preziosi, ha causato un crollo reputazionale e commerciale. I ricavi di Fenice sono passati dai 14,3 milioni di euro del 2022 a circa 2 milioni nel 2024, con perdite cumulate di 10,2 milioni di euro tra il 2023 e i primi undici mesi del 2024. Il patrimonio netto della società è diventato negativo per 6,23 milioni di euro, portando l’azienda sull’orlo del fallimento.

L’aumento di capitale

Per evitare la liquidazione, l’assemblea dei soci di Fenice Srl ha approvato, il 10 marzo scorso, un aumento di capitale da 6,4 milioni di euro, proposto dall’amministratore unico Claudio Calabi, nominato a novembre 2024 dopo le dimissioni di Ferragni e del socio Paolo Barletta. L’operazione, che ha visto il sostegno di Ferragni (tramite la sua holding Sisterhood, con il 32,5%) e di Barletta (40% tramite Alchimia), è stata osteggiata dal socio di minoranza Pasquale Morgese (27,5%), che ha votato contro, minacciando di impugnare il bilancio 2023.

L’aumento di capitale, composto da 50.000 euro di capitale sociale e un sovrapprezzo di 6,38 milioni destinato a coprire le perdite residue, ha ridefinito l’assetto azionario. Ferragni, unica a sottoscrivere pienamente l’operazione, è salita al 99,8% di Fenice, diluendo drasticamente le quote di Morgese, che ha partecipato solo marginalmente, mantenendo i diritti di socio. Barletta, pur favorevole, ha visto la sua partecipazione ridursi significativamente.

Le parole di Ferragni

L’annuncio di Ferragni non si limita a un cambio azionario, ma riflette una visione personale e imprenditoriale. “Non è solo una questione di quote o di percentuali: è un inizio. Questa decisione è un!* “È la scelta di rimettere le mani sulla mia storia, senza delegare, senza più far finta che tutto vada bene quando non va”, ha scritto Ferragni ai suoi follower. “Non voglio raccontare una favola, le favole non esistono. Ma so che sto provando a costruire qualcosa di nuovo. Con fatica, lucidità e responsabilità”.

Risanamento e tagli

Il piano di rilancio di Fenice non è stato privo di sacrifici. Sotto la guida di Calabi, esperto in ristrutturazioni aziendali, la società ha implementato misure drastiche, tra cui una significativa riduzione del personale. Nel 2023, Fenice contava 27 dipendenti, ma nel 2024 e nei primi mesi del 2025 sono stati siglati numerosi accordi di buonuscita, con un costo di 210.000 euro per gli scivoli. Inoltre, la controllata Fenice Retail, che gestiva i negozi fisici del brand, è stata dichiarata in liquidazione, con svalutazioni significative dei crediti nel bilancio 2023 e ulteriori perdite nel 2024.

Le tensioni interne

L’assemblea del 10 marzo ha evidenziato profonde divisioni tra i soci. Morgese ha contestato la veridicità del bilancio 2023, definendolo “non assolutamente veritiero” e privo di documentazione adeguata, accusando Calabi di coprire l’operato dei precedenti amministratori, Ferragni e Barletta. Calabi ha respinto le accuse, sostenendo di aver agito con “la massima diligenza” in un contesto di “estrema difficoltà” e sottolineando che le valutazioni di bilancio erano state fatte senza certezze sulla ricapitalizzazione. Morgese, deciso a intraprendere azioni legali, ha visto la sua influenza ridursi, ma il conflitto interno rimane una sfida per il futuro di Fenice.

Prospettive future

Con il controllo quasi totale di Fenice, Ferragni punta a ricostruire la fiducia del mercato e riattivare l’operatività commerciale. Calabi ha indicato nel budget 2025 “linee guida” per i prossimi mesi, con interlocuzioni avviate con partner nazionali e internazionali in vari settori. Tuttavia, il cammino è in salita: il brand deve riconquistare la credibilità persa e affrontare un mercato sempre più competitivo. Ferragni, consapevole delle difficoltà, ha promesso di raccontare “una realtà fatta di alti e bassi, imperfetta, mia”, segnando l’inizio di un percorso che si preannuncia complesso ma determinato.

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