Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, ammesso al lavoro esterno

di Redazione


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Alberto Stasi, che nel dicembre 2015 è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi nel 2007 a Garlasco (Pavia), ha ottenuto l’ammissione al lavoro esterno. Questa decisione è stata presa dal tribunale di sorveglianza di Milano, come riportato oggi dal Corriere della Sera.

Mansioni contabili e amministrative

Stasi, 39 anni, svolge mansioni contabili e amministrative durante le sue uscite lavorative. Tuttavia, queste uscite sono soggette a rigide prescrizioni per quanto riguarda gli orari di uscita e di rientro in cella, i mezzi di trasporto utilizzabili, gli itinerari da seguire e i controlli.

La condanna e i danni stabiliti

Nel 2015, Stasi è stato condannato definitivamente a 16 anni di reclusione, dopo che le precedenti assoluzioni del 2009 e del 2011 erano state annullate. È stata anche stabilita una compensazione di un milione di euro per i genitori di Chiara Poggi e 150 mila euro per le spese legali.

La transazione con la famiglia Poggi

Nonostante continui a respingere il verdetto, nel 2018 Stasi ha raggiunto una transazione con la famiglia Poggi nel procedimento civile. Questa transazione lo impegna a risarcire 700mila euro, di cui metà è già stata liquidata e l’altra metà sarà pagata tramite detrazioni mensili dai suoi stipendi.

Alberto Stasi e Chiara Poggi.
Alberto Stasi e Chiara Poggi.

Prospettive future

Attualmente, Stasi ha una pena che dovrebbe terminare nel 2030. Tuttavia, grazie alla buona condotta e alla possibilità di scomputo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni 6 mesi, potrebbe essere rilasciato anticipatamente nel 2028. Inoltre, dal 2025 potrà richiedere l’affidamento in prova.

Rita Poggi, la mamma di Chiara, ha commentato: “Sapere che chi ha ucciso nostra figlia dopo sette anni già esce dal carcere, pur senza aver mai ammesso la sua responsabilità, spiace. Non sono notizie belle. Ma la legge è così e non possiamo farci niente. Del resto ci aspettavamo che un momento o l’altro avrebbe ottenuto questo beneficio. Non ne eravamo informati e non ci ha fatto piacere apprendere la notizia in questo modo. Avremmo voluto saperlo non dal giornale”.

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