Intervista al Dottor Rankel, il noto endocrinologo ci presenta la sua dieta

di francesca


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Come si svolge una visita tipo nel suo studio?

La visita prevede prima di tutto un colloquio “esplorativo” per identificare gli obiettivi del paziente e quanto sia disposto ad impegnarsi per questi. Segue un’attenta anamnesi (ossia raccolta di tutte quelle informazioni riguardanti le malattie pregresse, i farmaci assunti, la familiarità per certe patologie) e un’analisi dello stile di vita e della tipologia di lavoro svolto dal paziente (è essenziale per elaborare una dieta fattibile ogni giorno).
Con particolare riguardo analizzo gli aspetti endocrinologici (tiroide, diabete, patologie ormonali femminili come la policistosi ovarica che ha una grande influenza sull’obesità).
Quindi, inizio la visita vera e propria con una parte generale (pressione arteriosa, esame dell’addome, auscultazione cardiaca e polmonare valutazione circolazione venosa ed arteriosa) ed una particolare analisi della composizione corporea tramite un adipometro ad ultrasuoni HOSAND ed eseguo un esame ecografico tiroideo nonché le misure antropometriche (vita, fianchi, polso, ecc.).

In cosa consiste l’analisi della composizione corporea?

Questa metodica consiste nel misurare in maniera attendibile con questo apparecchio (che di fatto è come un ecografia) lo spessore del pannicolo adiposo sottocutaneo e ricavare le percentuali di grasso, acqua e massa magra del paziente. Viene elaborato un grafico in cui si indicano gli obiettivi da raggiungere.

Ci descriverebbe la sua dieta?

Il mio metodo dietologico si basa su un principio essenziale: l’obesità è principalmente un’alterazione comportamentale nei confronti del cibo. Ovviamente escludo le obesità patologiche che rappresentano solo il 3%. I pazienti mi dicono: “non mangio tanto ai pasti ma pasticcio”, “mangio per nervosismo”, “non mi accorgo di mangiare!”
Quindi, la dieta deve essere principalmente una correzione di tale alterazione. Ciò  può avvenire soltanto tramite una stretta cooperazione tra medico e paziente (vedo i miei pazienti nelle fasi iniziali ogni 15 giorni e possono tenersi in contatto con me quotidianamente tramite e-mail).
La dieta è bilanciata, ipocalorica e, soprattutto, facile! Bilanciata perché, come è stato descritto da moltissimi studi, è l’unica che, a lungo termine, permette di mantenere i risultati raggiunti. Di conseguenza, deve anche essere ipocalorica ma non eccessivamente per non indurre un “effetto fame”. Infine, deve essere facile perché il paziente deve continuare la sua vita familiare, lavorativa e sociale.

Abbina anche dei medicinali?

Abbino farmaci solo quando il paziente soffre di qualche patologia endocrina e/o metabolica (ipotiroidismo, ipeinsulinismo, sindrome ovaio policistico, bulimia nervosa). Utilizzo moltissimo la fioterapia e l’omeopatia: danno ottimi risultati interferendo poco sul paziente.

Consiglia anche una dieta di mantenimento?

Il mantenimento è un’evoluzione naturale della dieta fatta con il mio metodo: il paziente diventa abile a gestire la sua alimentazione ed in questo modo possiamo reintrodurre tutti i cibi. In alcuni casi, per i pazienti più esigenti, utilizzo l’holter metabolico che è una misurazione del metabolismo per 1 settimana con un apparecchietto indossato sul braccio.

In cosa differiscono la dieta dell’uomo e la dieta della donna?

Bisognerebbe dire che la dieta per il biotipo androide piuttosto che maschile perché anche molte donne accumulano adipe nella parte alta del corpo (per esempio quelle affette da sindrome dell’ovaio policistico o in menopausa), differisce da quella per biotipo ginoide (cosiddetta a pera) per l’apporto di carboidrati con alto indice glicemico. Infatti alti livelli di insulina – che spesso sono già presenti nel biotipo androide per la presenza di adipe viscerale – sono il risultato dell’introduzione di forti quantità di questi carboidrati. Ricordo che gli adipociti viscerali (le cellule di grasso presenti profondamente nell’addome) sono regolati direttamente da un meccanismo strettamente dipendente dal cortisolo-insulina. Nel biotipo ginoide gli adipociti presenti nella regione peri-trocanterica (i cosiddetti fianchi), nelle cosce e nei glutei non sono regolati dall’insulina direttamente ma intervengono pesantemente anche gli  estrogeni: questo significa che non sono molto sensibili alle forti riduzioni di carboidrati.

Durante la gravidanza quale tipo di alimentazione bisognerebbe seguire?

La donna in gravidanza, come diceva un proverbio, “non deve mangiare per due ma due volte meglio!”.
La dieta deve essere la più equilibrata possibile tenendo conto di contenere l’aumento eccessivo di peso ma, allo stesso tempo, anche non andare in carenza di vitamine, minerali, ed aminoacidi essenziali per il feto. Nell’ultimo trimestre è fondamentale tener conto che c’è un fisiologico incremento di cortisolo accompagnato da insulino-resistenza.  Quindi, bisogna stare più attente all’introduzione dei carboidrati semplici (zuccheri, dolci).
Inoltre con le pazienti che programmano una gravidanza ci prepariamo già prima incrementando l’introduzione di acido folico, controllando la tiroide, riportando il più possibile la massa grassa nel range ottimale.

E’ vero che dopo il parto è auspicabile un controllo della tiroide?

Esiste una patologia della tiroide chiamata “TIROIDITE SILENTE o POST-PARTUM” che colpisce il 5% delle donne nel primo anno dopo il parto. E’ detta silente perché non dà dolore o ingrossamento della tiroide ma solo sintomi sfumati e regredisce spontaneamente i pochi mesi. Il problema è che in una piccola percentuale non guarisce e, nel corso degli anni, porta a danno irreversibile della ghiandola con clinicamente sviluppo di ipotiroidismo. A tutte le mie pazienti che hanno appena partorito prescrivo un controllo ematochimico completo della tiroide compresi gli autoanticorpi (anti perossidasi ed anti-tireoglobulina) e le controllo con l’ecografia per vedere eventuali disomogeneità della ghiandola.

Cosa pensa del metodo Dunkan? Crede sia equilibrato?

La dieta di Pierre Dukan è l’ennesimo remake della capostipite delle diete iperproteiche ipocaloriche, la dieta Aktins. Quindi, non à una novità ma il risultato di un buon marketing. Sto preparando una lunga e documentatissima analisi tratta da un’attenta lettura della letteratura medica seria sui rischi e gli effetti delle diete iperproteiche che, vi assicuro, sono enormi soprattutto nel lungo periodo. Pensate che i  bambini che soffrivano di epilessia sono stati trattati con una dieta iperproteica e c’è stato un miglioramento della malattia ma tutti, a distanza di mesi, hanno presentato segni persistenti di nausea, vomito, calcolosi renale e disfunzioni miocardiche. Inoltre, tutti pensano che mangiando proteine non si perda la massa magra ma è un errore!
Quello che vorrei  ricordare è uno studio longitudinale in cui venivano seguiti per mesi pazienti sottoposti a diete iperproteiche ipocaloriche con basso contenuto di carboidrati e diete equilibrate ipocaloriche (con almeno più del 45 % di carboidrati). Nei primi 2 mesi il primo gruppo aveva perso di più (2-3 %) del secondo ma a distanza di 6 mesi, tutti avevano perso lo stesso peso, con la differenza che pochissimi di coloro che seguivano quella iperproteica erano riusciti a mantenere i risultati raggiunti!

Passiamo alla medicina estetica: cosa bisogna fare qualora si soffra di cellulite? Quali alimenti contribuiscono a crearla?

La pannicolopatia edemato-fibro sclerotica è in principio fondamentalmente una patologia del circolo venoso periferico. Si cura a vari livelli: da un punto di vista alimentare con una dieta equilibrata iposodica, ricca di frutta (ha molto potassio ed acqua), verdure (manganese, che stimola la circolazione, lo zolfo, che favorisce la depurazione dei tessuti), e carboidrati complessi (meglio se integrali); con una sana attività fisica aerobica non esasperata, limitando l’uso di farmaci quali contraccettivi orali, di fumo di sigaretta, e di dosi eccessive di alcool. 
Colpisce indipendentemente dall’età ma è invece correlata a fattori di predisposizione genetica e ormonali.
Da evitare è il consumo eccessivo di sale che determina ritenzione di liquidi nello spazio interstiziale:

  • tutti i cibi in scatola;
  • i salumi e i formaggi (salvo alcune eccezioni);
  • i cibi conservati sotto sale;
  • il pane e i prodotti da forno in genere;
  • i cereali da colazione;
  • alcuni condimenti (salsa di soia, ketchup, ecc).

Il principale segreto per una cucina iposodica “con gusto” consiste nell’esaltare la naturale sapidità dei cibi combinandoli con ingredienti o aromi a base di sostanze aspre o amare o con spezie leggermente piccanti (che sono il risultato di una combinazione di aspro e amaro con sostanze leggermente irritanti).
I pomodori, ad esempio, con la loro componente acidula sono eccellenti per insaporire preparazioni in umido quali spezzatini o brasati. Una piccola quantità di limone renderà più grata un’insalata o della carne ai ferri. L’aceto di vino o l’aceto balsamico aggiungeranno sapore alle verdure lessate o in umido. Sarà inoltre opportuno evitare l’uso di ingredienti a base dolce, che tendono a smorzare ed ammorbidire la naturale sapidità dei cibi.

Ci sono addirittura bambini che ne soffrono: cosa consiglierebbe?

Nelle giovanissime consiglio il buon senso soprattutto da parte di noi genitori (ho una figlia di 13 anni). I consigli che do a Lucrezia sono: mangia di tutto, moderatamente e a rotazione,  fai ogni giorno almeno 45 minuti di attività aerobica, non mettere pantaloni troppo stretti, non prendere troppo sole e non fare bagni troppo caldi e… se ti dovesse comparire la cellulite ci penserà il papà con le sue terapie!

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