Disfunzioni della sfera sessuale femminile: sono tanti e molto diffusi

di francesca


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Le sempre più numerose e disinvolte informazioni sul sesso che ci giungono attraverso la carta stampata, la radio, la televisione e internet hanno, oggi, raggiunto livelli tali da superare, a volte, la soglia della saturazione. Ma tale esplosione dell’informazione sembra, paradossalmente, contrastare, in particolare nel nostro Paese, con una diffusa disinformazione che innesca vergogna quando si tratta di parlare pubblicamente di ciò che viene considerata una propria “esperienza privata”, molto personale, da difendere dalla altrui invadenza; in altri casi l’esibizione pubblica delle proprie esperienze sessuali porta alla costruzione di storie fantastiche con standard di prestazione più ideali che reali.

Tali atteggiamenti verso il sesso, effetto dell’educazione ricevuta e dell’ambiente in cui si è vissuti, incidono sul comportamento sessuale favorendo il sorgere di diversi comportamenti disturbanti, disadattivi, che non consentono il raggiungimento esclusivo del piacere. La maggior parte dei disturbi sono di esclusiva competenza dello psicoterapeuta con specifica formazione in sessuologia clinica: riguardano schemi mentali (solitamente ragionamenti erronei, pensieri irrazionali, immagini distorte, aspettative irrealistiche), emozioni assenti, o troppo intense, e comportamenti disadattivi.

Il primo gruppo di disfunzioni riguarda il desiderio sessuale: quando diminuisce, manca oppure è troppo elevato il rapporto non funziona bene. Ci può essere un basso desiderio sessuale (o desiderio sessuale inibito) in cui la donna può comunque soddisfare il desiderio di attività sessuale del proprio partner, anche se per lei tale esperienza può essere indifferente e non particolarmente gratificante, mentre la donna con avversione sessuale si oppone a qualsiasi esperienza sessuale con il partner, in quanto tale attività produce soltanto emozioni negative. L’eccessivo desiderio invece può essere di pertinenza dello psicoterapeuta. Durante la fase dell’eccitazione, si può riscontrare nella donna mancanza o di lubrificazione vaginale (risposta fisiologica) o di eccitazione (risposta psicologica).

Per quanto riguarda l’orgasmo la donna può lamentare il disturbo dell’orgasmo precoce, cui segue solitamente fastidio nella continuazione del rapporto, oppure quello di mancanza d’orgasmo. Nel caso di mancanza o d’inibizione dell’orgasmo femminile (anorgasmìa) la pratica clinica, al fine di predisporre le più efficaci strategie di intervento, richiede la massima collaborazione da parte della donna nella valutazione del suo problema. Si tratta tra l’altro di capire se in passato si sono avute o meno esperienze ritmiche diverse dal massimo piacere con partner o senza l’aiuto del partner, così da poter diagnosticare se la lamentata anorgasmia è di tipo primario, secondario o situazionale. Per sfatare molti pregiudizi, fantasie e falsi miti sul tanto discusso orgasmo femminile secondo l’attuale modello neurofisiologico quasi tutte le donne possono raggiungere l’orgasmo clitorideo, mentre circa il 60% possono raggiungere l’orgasmo coitale; altre donne raggiungono l’orgasmo soltanto con fantasie erotiche.

 Molto diffuse due disfunzioni sessuali che pregiudicano l’esperienza sessuale con penetrazione, conosciute con i termini scientifici di “dispareunia” e “vaginismo”. Il vaginismo è una forma di paura non controllata, sproporzionata alla situazione e caratterizzata dall’evitamento dell’accettazione del pene in vagina. La dispareunia è il dolore genitale ricorrente e persistente sperimentato durante o dopo la penetrazione, spesso diretta conseguenza di una patologia organica, anche se non si escludono fattori psicologici.

 Per tutti i disturbi si può far ricorso a procedure di intervento sessuologico, anche brevi, con risultati molto efficaci e durevoli nel tempo, soprattutto nel caso di procedure terapeutiche basate sui princìpi dell’apprendimento, tipiche della psicoterapia comportamentale. In tanti casi il trattamento consiste in esercizi graduati da farsi individualmente o in coppia (terapia mansionale) il cui risultato finale dipende dalla motivazione e dall’impegno a modificare anche schemi mentali e comportamentali, appresi e ormai abitudinari, riguardo sé e l’altro.

Professor Paolo Zucconi, psicoterapeuta e sessuologo clinico comportamentale, psicologo legale a Udine

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