Bagno dopo mangiato, congestione e annegamento. Ecco che cosa devono sapere i genitori

di Cinzia Rampino


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Estate, finalmente, il bagno! Sulle spiagge si sente il solito ritornello <<Non fare il bagno dopo mangiato. Devi aspettare 3 ore>> (i più buoni 2 ore).

Attesa sotto i raggi infuocati ad aspettare mentre aumenta il malessere e si rischia un colpo di calore. Ma perché non mi portano in campagna si chiede il bambino?

Qual è la verità sul bagno dopo mangiato?

Ecco gli accorgimenti che si devono prendere per fare il bagno dopo mangiato, fermo restando che ci vuole buon senso e che i rischi di immersione troppo rapida riguardano l’evenienza di uno shock termico che può generare crisi vagali con conseguente svenimento in acqua.

  • Al mare non bisogna abbuffarsi prima di fare degli sforzi, attività fisica intensa come una nuotata fatta in modo energico
  • Gli adulti non devono assumere sostanze alcoliche
  • La cosa più importante è che l’immersione in acqua sia graduale. Bisogna evitare i tuffi da accaldati, non tanto per il rischio di congestione ma più per quello di sincope.

Annegamento dei bambini: se non per congestione, perchè?

Prima di occuparci della congestione è bene ricordare che l’ANNEGAMENTO è LA SECONDA CAUSA DI MORTE, IN ETA’ PEDIATRICA, DA INCIDENTI (DOPO GLI INCIDENTI DA TRAFFICO) e, pertanto, appare molto limitativo preoccuparci della sola digestione. Le cause principali di morte in acqua sono le seguenti:

  • La presenza di una piscina privata in una casa dove ci sono bambini fra 1 a 4 anni
  • Non aver imparato a nuotare
  • La mancanza di barriere che impediscano ai bambini di accedere alla piscina
  • La mancanza di supervisione costante sui bambini
  • Per i ragazzi al di sopra dei 15 anni, invece, l’annegamento è più probabile in acque di fiume, mare o lago, a causa di comportamenti incauti (fare il bagno in condizioni climatiche avverse, andare troppo al largo e stancarsi eccessivamente nuotando ecc.)
  • Il mancato uso di giubbotti di salvataggio sulle imbarcazioni
  • L’uso di alcol. A questo proposito, i ragazzi italiani cominciano ad essere sempre più consumatori problematici di questa sostanza!
  • La presenza di epilessia o disturbi neurologici analoghi.

Torniamo alla congestione: quanto tempo ci vuole per digerire?

Tempo fa, uno studio condotto alla New York University School of Medicine (Usa) provò a smentire la convinzione secondo cui bisogna far passare diverse ore prima del bagno dopo mangiato. Secondo i ricercatori americani, nuotare subito dopo mangiato non aumenta il rischio di annegamento, a meno che non ci siano di mezzo delle bevande alcoliche.

Come regolarsi se nonostante tutto avete dei dubbi?

Uno evitate di stare al mare dopo mangiato oppure usate cautela: evitate pasti copiosi ricchi di grassi, sughi e vino che richiedono anche quattro o cinque ore di digestione. Se mangiate uno snack leggero, un frutto o un panino, le supposte ridistribuzioni del volume sanguigno non richiedono particolari cautele.

Analizzando invece la letteratura internazionale non vi è supporto scientifico a questa tesi, né linee guida ufficiali che impongano un tempo definito tra pasto e abluzione.

Una delle ragioni riferite dalla vox populi a giustificazione del ritardare il bagno dopo il pasto, farebbe riferimento al dirottamento dell’afflusso sanguigno verso l’intestino in digestione, a discapito del muscolo impegnato nel nuoto, con conseguente affaticamento e crampi. Di fatto, il nostro apparato cardiovascolare è perfettamente in grado di fare fronte alle due necessità contemporaneamente. È evidente che poi a fare la differenza è il tipo di attività fisica che ci disponiamo ad attuare. In tal senso, direi che subito dopo un pasto abbondante non è il caso per un bimbo di 10 anni di fare una gara con il fratellino di 7 a chi arriva prima alla boa, ma giocare sulla battigia e “nuoticchiare” non ha realmente controindicazioni.

La seconda motivazione addotta è quella della cosiddetta congestione, ovvero un blocco intestinale legato al cambiamento repentino di temperatura entrando in acqua, che può abbinarsi o meno al riflesso vagale causato dallo shock termico che porta fino alla perdita di coscienza.

Anche in questo caso, non è tanto la distanza dal pasto, quanto il tipo di pasto, la temperatura dell’acqua rispetto a quella esterna e la rapidità d’immersione che contano. A questo scopo, probabilmente, l’indicazione più giusta è di non fare pasti troppo ricchi in grassi e proteine (che necessitano una digestione lunga e laboriosa), ma preferire carboidrati, come un piatto di pasta semplice o un bel panino con i pomodori.

Fate attenzione a:

  • Non perdere mai di vista i bambini quando sono in acqua, specialmente se non hanno ancora una buona acquaticità e sono sotto i 4-5 anni
  • Far bagnare i piccoli gradualmente, in particolare modo nel caso di acqua fredda.

www.ferrandoalberto.it

 

Lettura consigliata: “Come crescere mio figlio” 

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