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Non è l’Arena, Ingroia difende Giletti: “Si era spinto troppo avanti”
”Secondo me si era spinto troppo in avanti rispetto a quello che si aspettava il suo editore. Credo proprio che se non avesse fatto trasmissioni sulla mafia ‘Non è l’Arena’ non sarebbe stata chiusa”.
Così Antonio Ingroia, ex magistrato, a proposito della chiusura del programma di Massimo Giletti ‘Non è l’Arena‘ su La7, di cui è stato spesso ospite, che è intervenuto ieri, venerdì 15 aprile, a ‘Un Giorno da Pecora‘, su Rai Radio1.
“Sono sorpreso, io dovevo andare ospite da Giletti domenica prossima, avremmo parlato di mafia, della latitanza di Messina Denaro e dei rapporti tra massoneria e politica. Non è l’Arena è stata l’unica trasmissione che si è occupata tanto spesso di questi temi”.
Si sarebbe dovuto parlare anche dell’ex senatore D’Alì e di Dell’Utri? ”Sì, so che se ne sarebbe dovuto parlare”.
Ha provato ad immaginare per quali motivi si è chiusa questa esperienza? ”Vado ad intuito: da un lato ci saranno stati un po’ di mal di pancia in giro per via dei temi delicati che Giletti ha affrontato, come quelli su D’Ali e Dell’Utri, e magari all’editore sono arrivate telefonate di lamentela”.
E dall’altro? ”Magari a Cairo sono arrivate voci di una trattativa con la Rai e allora l’editore ha fatto come Skriniar con l’Inter: quando sembrava trattare col Psg lo ha preso, gli ha tolto la fascia di capitano e lo ha messo in panchina. Ecco – ha concluso Ingroia a Un Giorno da Pecora – le due cose si somigliano molto”.