L’idea della fascia porta bebè non è mia, portare i bambini è una tradizione antichissima. Ogni cultura ha un proprio modo di accudimento dei piccoli e il babywearing (letteralmente, indossare i bimbi) è un vero e proprio stile di vita, diffuso in pressoché ogni cultura “primitiva”.
Ho iniziato ad interessarmi attivamente e personalmente di babywearing quando una mia compagna di università ha avuto la sua prima bimba e ha deciso che avrebbe usato la fascia. Ho letto e studiato i diversi supporti per portare i bambini, ho cercato di capire quale fosse il miglior materiale da utilizzare per la realizzazione e quando ho trovato una macchina da cucire (una vecchia Singer in ferro, meravigliosa) ho fatto pratica fino a quando mi sono cimentata nella realizzazione dei primi Mei tai e delle prime fasce porta bebè!
Il maternage è strettamente legato alla mia professione: la mia passione per la cura dei piccoli è ciò che mi ha spinto a pensare di realizzare personalmente la fascia, intesa come un aiuto alle neo-mamme he ho seguito in gravidanza e dopo il parto.
Il mio entusiasmo nel proporre la fascia portabebè è frutto della mia ricerca personale di una soluzione per l’accudimento “ad alto contatto” per tutti i bambini, ed in particolare per quelli più “difficili”.
Accudire un neonato è impegnativo per tutte, ed in tutti i casi: e la fascia aiuta. Ma ancora più necessaria si rivela nel caso di bambini ad “alto bisogno”, ovvero quei piccoli, particolarmente irritabili, che piangono molto e dormono poco, difficili da accudire per via di un sistema nervoso immaturo, scarse capacità di autoregolazione o altre problematiche che possono dare disagi fisici o irrequietezza estrema.
Spesso le mamme non sanno cosa fare con questi piccini, e la risposta “ad alto contatto” non viene proposta dal medico. Io desideravo dare una risposta concreta e tangibile alle domande e alle necessità delle mamme che seguo come ostetrica, è ciò che mi ha portato a cimentarmi in quest’attività.
Io sono un’ostetrica libera professionista, tengo corsi preparto e postparto a Monza e Brianza. La realizzazione di fasce nasce come hobby e passione, ma è anche la naturale continuazione della mia attività di ostetrica, pienamente convinta dell’importanza del contatto fisico mamma-bambino e di uno stile di accudimento naturale e rispettoso.
Certamente è difficile ed impegnativo: realizzare una fascia porta bebè o un qualsiasi altro supporto richiede tempo e impegno. Io non produco in serie, ma prima incontro la mamma e il suo bambino (anche virtualmente, tramite skype, se è lontana) e da lì parto per progettare la fascia veramente adatta al caso specifico.
La ricerca del miglior tessuto, capire le richieste del cliente, realizzare il modello, imbastire il tessuto e cucirlo richiede molto tempo e precisione. Poi prendo del tempo per spiegare come si usa, in modo che chi ha comprato la fascia possa veramente usarla al meglio e trarne il massimo vantaggio. Non mi piace realizzare cose imperfette o che non mi soddisfano! Il vantaggio è che posso vedere la “continuità” nel mio lavoro, dal pancione al bambino: è una cosa che mi appaga e mi appassiona seguire le mamme e i piccoli in questo percorso. Ne parlo su questa pagina FB, dedicata allo shop che ho appena aperto per la vendita delle mie fasce.
Me ne occupo personalmente: cerco di capire quali siano le esigenze dei genitori suggerendo i diversi supporti. Poi mi metto alla ricerca dei tessuti, per lo più cotone stampato e lino, del filo adatto al tessuto scelto e poi….inizio il mio lavoro!
Lo è già per fortuna! ormai sempre più mamme e papà decidono di indossare i propri bambini piuttosto che lasciarli nei passeggini. La nostra è una cultura particolare, si pretende dai bambini piccoli una grossa capacità di autonomia… In realtà il cucciolo d’uomo rimane dipendente dall’adulto per molto tempo, richiedendo contatto e contenimento. Ormai sempre più famiglie capiscono queste necessità irrinunciabili dei piccoli e vi rispondono con una genitorialità ad alto contatto.
Portare i bambini ha tantissimi vantaggi:
Tanti vi diranno che i bambini in braccio si viziano… sbagliato! I bambini piccoli non hanno vizi ma bisogni e necessità che possono esprimere solo con il pianto, le smorfie, i versetti.
J.Bowlby ha studiato i modelli di attaccamento madre-neonato e i bambini che sono stati soddisfatti nei loro bisogni hanno un perfetto legame di attaccamento (definito SICURO) con la figura parentale.
Credo che corriamo tutti per lo stesso fine: una genitorialità ad alto contatto, un maternage nuovo e rispettoso delle necessità e dei bisogni dei bambini. Non credo ci siamo concorrenti… io spingo sempre per poter far capire alle famiglie l’importanza di questo tipo e stile di cura e accudimento che si fonda sull’ascolto e sul rispetto dei bisogni e delle richieste dei piccoli. Quindi direi che combatto contro la non conoscenza del prodotto!
Non c’è un limite di tempo. La resistenza fisica del genitore è l’umico limite… una volta che i bimbi imparano a muoversi e a spostarsi autonomamente chiederanno sempre meno di essere portati. Si lascia ai piccoli la decisione di un passaggio, in modo naturale e graduale..