Christine Lagarde: “Penso che le donne siano resilienti ed è qualcosa di cui abbiamo molto bisogno”

di Alice Marchese


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Solitamente ideare un programma della Banca centrale europea si traduce nella gestione della politica economica e monetaria europea; ma non è sempre così.
Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, terminando il primo degli otto anni di mandato, traccia un piano dettagliato per contrastare il cambiamento climatico, incoraggiare la cooperazione a livello globale e rinforzare la credibilità delle istituzioni internazionali.

Christine Lagarde ha 64 anni, e l’obiettivo che si è posta e che vuole conseguire a tutti i costi è quello di servirsi della sua esperienza non solo come avvocato internazionale, ex ministra delle finanze francese e direttrice del Fondo monetario internazionale, ma anche come donna, per ribaltare l’assetto mondiale mediante un cambiamento soprattutto per quanto riguarda la tutela del pianeta.

Da Francoforte, com’è riportato da IoDonna, ha risposto ad alcune domande su svariati temi in un’intervista in cui ha rivelato considerazioni fatte nel corso degli anni in cui è stata una delle poche donne (e, spesso, l’unica) a partecipare a tavoli di discussione a maggioranza maschile per parlare di economia e politica nelle organizzazioni mondiali, come il G7 o il G20.

Una delle priorità che ha stabilito per la Banca centrale europea è ideare un progetto per contrastare il cambiamento climatico. Le donne contribuiscono alla lotta contro i danni che ne conseguono con una sensibilità diversa?
Credo proprio di sì. Penso che le donne abbiano svariati poteri che possono essere utili a tutti. Innanzitutto hanno il potere del portafoglio, perché in molte, moltissime occasioni sono le donne a prendere le decisioni sui consumi. Poi, secondo me, contribuiscono con il potere della vita. Sono convinta che dare alla luce un figlio ti dia un senso di prosperità, eredità, trasmissione… È davvero speciale. (Lagarde ha due figli grandi).

Può spiegarsi meglio?
So che non tutti saranno d’accordo, ma penso che la maternità abbia un’importanza fondamentale nel garantire che i nostri figli ereditino un mondo sostenibile e abitabile, con il quale possano convivere e che possano trasmettere alle generazioni future. Penso inoltre che le donne siano resilienti, come dimostrano molti studi. E la resilienza di fronte al cambiamento è qualcosa di cui abbiamo molto bisogno.

Per la prima volta negli Stati Uniti, una donna è stata eletta alla carica di vicepresidente. Conosce Kamala Harris e ha qualche consiglio da dare a questa nuova e promettente donna “globale”?
Non la conosco. L’ho osservata da lontano quando mi trovavo a Washington, e soprattutto quando ha partecipato all’udienza del Comitato giudiziario del Senato. Sono rimasta molto colpita dalla precisione quasi chirurgica delle sue domande, dalla sua fermezza e dal controllo che aveva della situazione. Era ora che una donna venisse eletta vicepresidente. Dovremmo festeggiare e, sinceramente, non penso le serva alcun consiglio da parte mia.

Passiamo all’Europa: sono molte le donne che ricoprono posizioni di leadership a livelli alti. Lei è la presidente della Banca centrale europea. Ursula von der Leyen è la presidente della Commissione europea. Angela Merkel è la cancelliera della Germania, il Paese dell’Unione europea con il maggior numero di abitanti. Pensa che sia stato determinante? Cosa ne è scaturito?
Innanzitutto, a mio parere, il fatto che noi tre ci conosciamo abbastanza bene si è rivelato utile: ci ha permesso di comunicare molto velocemente attraverso messaggi o telefonate, senza seguire i protocolli. Ecco il primo aspetto: comunicare tra di noi è facile. Il secondo è che nessuna di noi voleva prendersi il merito a tutti i costi, né lasciare che il nostro ego intralciasse il lavoro altrui, e anche questo si è rivelato utile. Quindi direi meno vanità. E una comunicazione più efficace.

In quali altri modi si può migliorare la cooperazione internazionale, soprattutto in questo periodo di lockdown?
Ora più che mai abbiamo bisogno di un approccio transnazionale per affrontare problemi mondiali di questo tipo. So che di questi tempi può sembrare insensato e, probabilmente, non troppo politicamente corretto, perché va di moda condannare la globalizzazione e il multilateralismo, ma la pandemia ci ha insegnato qualcosa. Ci ha insegnato che dobbiamo cooperare. E ci ha insegnato che dobbiamo parlare apertamente dei problemi che riscontriamo. Se gli Stati Uniti collaborassero nuovamente con l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) e l’Omc (Organizzazione mondiale del commercio) e assumessero quel ruolo di leadership che ci si aspetterebbe dalla maggiore economia del mondo, sarebbe senza dubbio più facile affrontare certi problemi che non conoscono confini e che interessano il mondo intero.

Come ben sa, tra i 25 membri del Consiglio direttivo della Bce non ci sono molte donne. Sappiamo che la decisione non spetta a lei, ma non c’è niente che possa fare affinché i singoli Paesi prendano in considerazione le donne tra i candidati alla posizione di governatore delle rispettive banche centrali?
Come ha detto, la decisione spetta ai governi, che devono scegliere i governatori delle banche centrali nazionali. Ciò che posso fare è non rimanere in silenzio davanti a questa indifferenza. Posso alzare la cornetta. Posso far notare quanto sia ridicolo che su venticinque membri, solo due siano donne. E posso scattare foto come quella di novembre dello scorso anno, quando nel Consiglio c’erano ventiquattro uomini. E io ero l’unica donna. Per fortuna non sono più l’unica (l’altra è Isabel Schnabel).

In che modo i suoi piani per la Bce nella lotta contro il cambiamento climatico sono cambiati rispetto al passato?
Non dico che la Banca centrale europea non abbia mai fatto niente per contrastare il cambiamento climatico, ma penso di aver contribuito ricordando che si tratta di un problema urgente e sul quale è necessario concentrare l’attenzione. Abbiamo già istituito una piattaforma speciale nella quale si riuniranno i rappresentanti delle varie aree economiche della banca e che si occuperà del cambiamento climatico. Ora, quindi, abbiamo un approccio strutturato, diverso dall’approccio precedente, che era scoordinato e guidato dagli interessi personali.

Come definirebbe il suo modo di gestire il Consiglio direttivo e le riunioni rispetto a quello del suo predecessore Mario Draghi? Che stile preferisce adottare?
Non voglio fare un paragone tra me e Mario Draghi, né tra me e gli uomini in genere. Ma, in base alla mia esperienza, so che le donne sono più inclusive che volubili, più pazienti che impazienti, più rispettose che intrattabili. Se non fossi paziente, inclusiva e rispettosa, certe decisioni richiederebbero meno tempo. Deve sapere che la mia formazione professionale è avvenuta presso uno studio legale internazionale che rispettava le opinioni di tutti allo stesso modo, non importava se si venisse da Giacarta, da Roma o da New York. Penso sia stato questo ad avermi salvata e, in fin dei conti, è questo che conta.

Ultima domanda: ha mai chiesto aiuto o consigli ad altre donne, famose o no? E qual è, a suo avviso, il miglior consiglio che le abbiano dato e che si è rivelato utile per la sua carriera?
Una persona alla quale chiedevo spesso aiuto e consigli è stata, senza dubbio, mia madre. Mi ispiravo a lei, era la mia guida. Per quanto riguarda i consigli che lei o altre donne mi hanno dato, ne vorrei citare un paio. Uno è della mia allenatrice ai tempi della nazionale. (Da ragazza, Lagarde faceva parte della nazionale francese di nuoto sincronizzato). Mi diceva sempre: “Stringi i denti e sorridi”. È un consiglio che non ho mai dimenticato. Un altro invece è: “Non lasciarti scoraggiare dalle canaglie”.

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