Ritira il cellulare alla figlia, l’ex marito la denuncia e viene condannata

di Manuela Zanni


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Una donna di 50 anni è stata condannata ai lavori socialmente utili: aveva deciso di togliere il cellulare alla figlia 15enne dipendente dai social e tra le due era scoppiata una lite finita in pronto soccorso. Così era partita la denuncia dell’ex marito per “abuso di metodi correttivi e lesioni”.

Cosa è successo?

Aveva deciso di ritirare sia lo smartphone che il tablet alla figlia 15enne perché vedeva che trascorreva troppo tempo sui social. Una decisione non condivisa dall’ex marito – i due si erano da poco separati – che l’ha denunciata per “abuso di metodi correttivi e lesioni”. È successo a una donna di 50enne residente nella Brianza lecchese. Per lei ora è arriva la condanna dal giudice Paolo Salvatore del Tribunale di Lecco: secondo quanto spiega La Repubblica, la donna ha deciso di avvalersi della messa alla prova, avrà così la possibilità di estinguere il processo a proprio carico svolgendo lavori socialmente utili.

La lite con la figlia finita poi in pronto soccorso

Secondo quanto raccontato dal marito, nel 2018 la donna vedendo la figlia 15enne sempre sui social aveva deciso di ritirarle tablet e cellulare. La figlia contraria aveva iniziato una lite con la madre che è poi finita con uno scontro: la 15enne era finita al Pronto Soccorso. Per la madre quindi era scattata la querela da parte dell’ex marito. Una versione dei fatti che non corrispondono con la versione della donna e dei suoi avvocati Roberta Succi e Maria Cristina Vergani: la donna infatti ha sempre negato qualsiasi tipo di responsabilità sui fatti contestati dal marito. “Avevamo già pronta una lista di testi per la difesa”, spiegano i legali. Per non esporre la figlia in tribunale, la quale sicuramente era chiamata a testimoniare contro la madre, la 50enne ha deciso di optare per la messa alla prova: “Accettare i lavori socialmente utili un sacrificio d’amore”.

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Per tutto il processo l’ex marito si è costituito parte civile. L’imputata ha dovuto versare un risarcimento sia alla figlia che all’ex. Ora la donna dovrà attendere settembre 2023 quando il giudice sarà chiamato a verificare un buon andamento dei lavori socialmente utili della donna. Ha rischiato grosso una mamma 50enne di Lecco che aveva proibito l’uso del cellulare e del tablet alla figlia 15enne, ritenendo che avesse sviluppato una dipendenza dal cellulare. Querelata dall’ex marito e padre della ragazza, ora la donna dovrà svolgere 180 ore di lavori socialmente utili in un Comune della Brianza Lecchese. Per il giudice ci sarebbe stato un “abuso dei metodi correttivi” da parte del genitore.

L’episodio, scrive Il Giorno, risale a dicembre del 2018 quando la mamma decise di sottrarre alla figlia tutti i dispositivi (tablet e smartphone) connessi ai social. La ragazza andò su tutte le furie e  ne scaturì un litigio violento. La 15enne finì al  Pronto Soccorso  dell’ospedale di Lecco con alcune contusioni. Il padre dell’adolescente, informato di quanto accaduto, decise così di sporgere querela nei confronti dell’ex moglie.

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La decisione del giudice

La 50enne, finita a processo, non ha trovato un accordo con l’ex marito, che si è costituito parte civile nel processo. Nella giornata di ieri, il giudice ha deciso di optare “sulla messa alla prova” infliggendo alla mamma 180 ore di lavori socialmente utili in un Comune della Brianza Lecchese. Nessuna condanna, invece, per “aver ripreso con metodi forti” la figlia. “Ho optato per questa scelta solo per evitare a mia figlia di essere chiamata a testimoniare in un procedimento che l’avrebbe vista contrapposta al padre”, ha dichiarato la donna che ha già risarcito l’ex marito e la 15enne. “Ho voluto uscire velocemente da questa situazione”, sono state le sue parole al termine dell’udienza.

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