“Non si parla soltanto di diritti delle donne, ma di diritti umani e non vanno messi in discussione”

di Alice Marchese


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“Questo tema così personale e intimo viene politicizzato e questo è assolutamente sbagliato, non si parla soltanto di diritti delle donne, ma soprattutto di diritti umani e questi non vanno messi in discussione”: così Kasia Smutniak si schiera nuovamente contro le restrizioni portate avanti dal governo polacco riguardo alla legge sull’aborto.

L’attrice polacca è stata invitata a Propaganda Live per esporre il proprio parere circa le manifestazioni che in quest’ultimo periodo stanno vedendo protagonista il suo paese per l’inasprimento delle leggi sull’aborto. Pur sfidando le norme Anti-Covid che vietano gli assembramenti con più di cinque persone, i manifestanti si radunano nel centro di Varsavia fino a raggiungere i piccoli paesi delle campagne: l’aspetto tangibile più importante è che a protestare sono stati sia uomini che donne appoggiati da varie classi sociali come agricoltori, poliziotti, militari.
A urlare a gran voce non sono state solo le donne: è indice del fatto che questo diritto inalienabile non appartiene unicamente ad una categoria specifica, ma viene inglobato nella famiglia dei diritti umani.

Il governo, di fronte a queste continue insurrezioni, ha fatto un passo indietro e sta temporeggiando. Lunedì è scaduta la possibilità di trascrivere la proposta come legge. “È una presa in giro. I manifestanti chiedono le dimissioni del governo di un paese che dovrebbe essere laico e democratico” continua Kasia durante il programma televisivo.

Ricordiamo inoltre che la Smutniak ha postato recentemente una foto sul suo profilo Instagram che la ritraeva mentre alzava il dito medio, inorridita di fronte alla dichiarazione della Corte Costituzionale polacca.

Ma perché si protesta? La causa è la sentenza della Corte Costituzionale fortemente caldeggiata dalla maggioranza che ha portato un’ulteriore restrizione alla legge polacca sull’aborto che è già una delle più severe al mondo. Pertanto la proposta di legge prevede il divieto di interrompere la gravidanza; è legale unicamente in caso di violenza sessuale.
L’articolo della legge sull’aborto che lo consente nel caso di gravi malformazioni del feto è stata dunque dichiarata incostituzionale.

La minaccia del premier di mandare l’esercito in piazza non ha fermato i movimenti. A Varsavia, la folla ha marciato dalla sede di Ordo Iuris, think-tank pro-vita che ha fatto pressione per il divieto, fino al palazzo del Parlamento, circondato da agenti di polizia antisommossa. Con una mossa senza precedenti nel Paese profondamente cattolico, i manifestanti hanno fatto sentire la loro voce anche all’interno delle chiese e lasciato i propri slogan con le bombolette spray sui muri esterni; hanno riempito le strade anche di altre grandi città, come Cracovia, Breslavia, Stettino e Lodz.

Kinga Duda, figlia del presidente Andrzej Duda, alleato di Kaczynski, si è schierata contro il divieto dicendo di non poterlo accettare. Nominata consigliera non retribuita del padre sulle questioni sociali, ha detto che ogni donna incinta il cui feto possa morire da un momento all’altro alla nascita dovrebbe poter decidere che cosa fare, visto che sarà lei ad “affrontare le conseguenze della sua decisione per il resto della vita”, com’è riportato da La Stampa.

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