Chi ha tradito Anna Frank? Il sospettato dopo 78 anni

di Manuela Zanni


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Dopo uno studio attento un’equipe specializzata ha studiato centinaia di documenti inediti per risalire al “traditore”. Alla fine si è giunti alla conclusione che a tradire Anna Frank fosse stato il notaio a cui era stato ordinato di selezionare i nomi di ebrei da deportare. Attività che continuò fino al gennaio del 1943, quando anche lui fu denunciato dalle SS in quanto ebreo. Messo alle strette, nel gennaio 1944 decise di scambiare la sua libertà con quella degli ebrei che si erano nascosti.

Il diario di Anna Frank

Anna Frank è diventata tristemente nota per il diario scritto proprio durante la permanenza in quel nascondiglio. Un testo che negli anni ha fatto il giro del mondo ed è diventato uno dei simboli della Shoah. Anna Frank era solo una bambina e ha trovato la morte in uno dei campi di concentramento nazisti. Al momento della liberazione del campo di Birkenau-Auschwitz che segnò la fine del nazismo, soltanto Otto Frank, padre di Anna, fece ritorno a casa: fu lui stesso a decidere di dare alle stampe e curare il diario tenuto dalla figlia in quegli oltre due anni trascorsi nascosti nell’alloggio segreto. Miep Gies, uno degli aiutanti della famiglia, tenne al sicuro il diario di Anna fino a quando il padre Otto, l’unico sopravvissuto, lo pubblicò nel 1947. Da allora è stato tradotto in 60 lingue e ha catturato l’immaginazione di milioni di lettori in tutto il mondo.


Un risvolto dopo 78 anni

Si torna a parlare di uno dei più grandi casi storici rimasti irrisolti, quello riguardante il tradimento di Anna Frank. In particolare, una nuova indagine durata 6 anni ha identificato una figura piuttosto sconosciuta, il notaio ebreo Arnold van den Bergh, sospettato per aver rivelato ai nazisti il nascondiglio segreto della famiglia Frank, causandone la deportazione in un campo di concentramento. Quel 4 agosto 1944 i nazisti scoprirono Anna e altri sette ebrei dopo che si erano nascosti per quasi due anni in alloggio segreto sopra un magazzino lungo il canale ad Amsterdam. Tutti furono deportati e Anna morì nel campo di Bergen Belsen all’età di 15 anni.

Chi ha svolto le indagini investigative

La squadra investigativa che ha portato alla luce il nome del delatore è formata da una ventina di storici, criminologi e specialisti di dati e intelligenza artificiale. I ricercatori hanno concluso che era “molto probabile” che Van den Bergh avesse tradito il nascondiglio dei Frank per salvare la sua stessa famiglia, ha spiegato al quotidiano NRC Pieter van Twisk, membro del team di ricerca.
Il team ha concluso che Van den Bergh, morto nel 1950, aveva accesso alle informazioni sul nascondiglio perché era un membro del Consiglio ebraico di Amsterdam in tempo di guerra.
Delle piste seguite dai ricercatori, una trentina circa, questa è considerata la più probabile, anche se non si arriverà mai ad una certezza del 100%.

La prova decisiva

In particolare la prova principale delle indagini guidate dall’agente statunitense del Fbi Vince Pankoke, (in pensione) durante le quali sono state esaminate centinaia di migliaia di documenti in otto paesi e ascoltate 70 persone, è rappresentata dalla copia di una lettera anonima ricevuta dal padre di Anna Frank, Otto, nel 1946 e nella quale viene menzionato il nome del notaio, deceduto nel 1950. L’originale è andato disperso mentre la copia è stata trovata negli archivi della città. Secondo gli inquirenti, questa pista non era mai stata esplorata nel dettaglio fino a ora.

Sebbene lo storico Erik Somers dell’istituto olandese NIOD per studi sulla guerra, sull’olocausto e sul genocidio, abbia elogiato l’approccio ampio e multidisciplinare dell’indagine, si è mostrato scettico sulla sua conclusione. All’agenzia Reuters Somers ha spiegato che l’indicazione del nome di Van den Bergh quale sospettato si basa su una nota anonima che lo identifica e su ipotesi sulle istituzioni ebraiche di Amsterdam in tempo di guerra che non sono supportate da altre ricerche storiche. Stando a Somers ci sarebbero state molte altre possibili ragioni per cui Van den Bergh non è mai stato deportato: in particolare perché “era molto uomo influente”.

 

Il metodo di indagine

Decine di scenari e posizioni di sospettati sono stati visualizzati su una mappa per identificare un traditore, in base alla conoscenza di il nascondiglio, il motivo e l’opportunità. Utilizzando moderne tecniche di ricerca, è stato compilato un database master con elenchi di collaboratori nazisti, informatori, storici documenti, registri di polizia e ricerche precedenti per scoprire nuove piste. Decine di scenari e posizioni di sospettati sono stati visualizzati su una mappa per identificare un traditore, in base alla conoscenza di il nascondiglio, il motivo e l’opportunità.
I risultati della nuova ricerca saranno pubblicati in un libro dell’autrice canadese Rosemary Sullivan, “Chi ha tradito Anna Frank. Indagine su un caso mai risolto” pubblicato in Italia da Harper Collins che sarà in libreria dal 20 gennaio. Il direttore della Casa di Anna Frank ad Amsterdam, Ronald Leopold, ha affermato che la ricerca ha “generato nuove importanti informazioni e a affascinante ipotesi che merita ulteriori ricerche“. Va ricordato inoltre che il tentativo di identificare il traditore non aveva lo scopo di portare ad alcun procedimento penale, ma di fare luce su uno dei più grandi misteri irrisolti nei Paesi Bassi della seconda guerra mondiale.

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