Come la Russia rimpiazza Coca Cola, Fanta e Sprite

di Manuela Zanni


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Tutti coloro che credevano che fossero bevande insostituibili resteranno delusi: la  Russia  ha lanciato sul mercato  le alternative a Coca Cola, Fanta e Sprite. Ecco come si chiameranno.

Come si chiamano le sostitute di Coca Cola, Fanta e Sprite?

Dopo le Uncle Vanya e Idea (le alternative a McDonald’s e Ikea), la Russia è pronta a lanciare dei nuovi brand made in Mosca, in sostituzione di quelli stranieri fuggiti dal Paese dopo l’inizio dell‘invasione in Ucraina. Le varianti stavolta riguardano le note bibite Coca Cola, Fanta e Sprite: al posto di queste i cittadini russi potranno bere le versioni autarchiche dei drink, ormai scomparsi dagli scaffali dei supermercati.  Spetterà al gruppo Ochakovo, uno dei principali produttori di bevande in Russia,  annunciare il lancio le varianti dei tre celebri soft drink: CoolCola, Fancy e Street.

Che gusto hanno le bevande CoolCola, Fancy e Street?

Uno dei più grandi produttori di bevande di tutta la Russia, Ochakovo, ha annunciato il lancio di CoolCola, Fancy e Street. La prima, assicura l’azienda “ha il classico sapore della cola”, anche se la scelta cromatica della confezione ricorda di più la Pepsi per l’utilizzo del blu e del rosso. Più simili alle loro controparti americane la Fancy, bevanda al gusto di arancia come la Fanta, e la Street, soft drink all’aroma di limone con la bottiglia verde.


Avranno successo in Russia?

L’azienda russa ha scelto per questi prodotti dei nuovi inglesi che possano ricordare le bevande occidentali, ma non è detto che le nuove bevande conquistino il cuore dei consumatori russi: altre due società hanno già provato in aprile e maggio a lanciare rispettivamente Grink Cola e Komi Cola, ma senza grande successo. Ochakovo produce da tempo bevande leggere tradizionali russe come il kvass e la medovukha.

 

Non solo Coca Cola  ha abbandonato la Russia

La Coca Cola ha sospeso le sue attività in Russia a marzo e le poche bottiglie rimaste in circolazione vengono vendute con un aumento del prezzo fino al 200%. Ma il colosso non è stato  l’unico ad abbandonare la Russia. Nel mondo degli affari, infatti, con Renault e McDonald’s si allunga la lista dei grandi gruppi internazionali che, a vario titolo, hanno deciso di fare un passo indietro dalla Russia, quasi tre mesi dopo l’invasione dell’Ucraina. Di recente si è mossa in questa direzione anche la multinazionale tedesca della tecnologia Siemens che  il 12 maggio ha annunciato l’avvio di un «processo ordinato» per la chiusura delle attività nel Paese, con un impatto negativo da 600 milioni sui conti del trimestre.

A fine aprile, il gruppo tedesco di prodotti per la casa e per il corpo, Henkel, ha prospettato un 2022 meno roseo delle aspettative a causa «dell’eccezionale aumento dei costi per i materiali e la logistica e degli effetti dell’uscita dalla Russia e dalla Bielorussia». Anche l’azienda finlandese di telecomunicazioni Nokia, il 12 aprile, si è detta intenzionata a ritirarsi dal mercato russo. Appena il giorno prima, la sua concorrente svedese Ericsson aveva annunciato la sospensione di tutte le attività nel Paese. Solo per citarne alcuni.

 

 

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