Masturbazione femminile: autoerotismo, false credenze e benefici

di Danila


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La masturbazione gode da secoli di pessima fama: dapprima condannata dalla religione (a causa del mancato concepimento che l’atto comporta) e successivamente avvalorata da false idee medico-scientifiche, che attribuivano alla pratica un indebolimento del fisico. La masturbazione femminile oggi è un argomento attuale di cui si parla forse un po’ più liberamente rispetto al passato. Ecco cosa dovreste sapere sull’autoerotismo, false credenze e benefici poco conosciuti.

Un testo sopra a tutti ne ha sancito la cattiva reputazione, ossia il famoso “Onanismo ovvero dissertazione sopra le malattie cagionate dalle polluzioni volontarie” del medico svizzero Samuel Tissot, grazie al quale è nata la falsa credenza che masturbarsi fa male, che possa portare alla cecità (che è rimasta in memoriam, più dell’autore stesso).

Ancora oggi, nel ventesimo secolo, possiamo constatare, parlando anche con gli adolescenti, il fatto che tali preconcetti negativi hanno così permeato la nostra cultura, che l’argomento risulta spinoso e difficile da affrontare. Nondimeno l’autoerotismo viene considerato diversamente, come tutti gli aspetti della sessualità, se si pensa che possa essere praticato dagli uomini o dalle donne.

Masturbazione femminile

Se nella metà del cielo maschile, a partire dall’adolescenza, sembra essere una pratica naturale, goliardica (poiché a volte “condivisa”) e accettata, nella metà del cielo femminile risulta essere per una buona percentuale delle donne un argomento annoso, un’esperienza non necessaria o di cui si possa fare stoicamente a meno, relegando in modo più o meno romantico il piacere e la sessualità alla relazione di coppia (eccezion fatta per le protagoniste di “Sex and the City” dove viene sdoganato a più riprese e anche come atto consolatorio, in mancanza di un partner). E invece masturbarsi fa bene, indifferente che si tratti di un uomo o una donna.

E’ stato riscontrato che molte difficoltà e inibizioni, nel vivere l’esperienza sessuale con un partner, come completa, soddisfacente ed appagante, risultano essere invece legate proprio alla scarsa o nulla conoscenza del proprio corpo, al non essere in confidenza o in sintonia con esso; al continuo reprimere il desiderio fisico (naturale e fisiologico, come bene evidenziato dalla piramide dei bisogni di Maslow) che col tempo può comportare non pochi blocchi nella sfera sessuale stessa.

E’ un argomento che anche in consultazione presenta qualche difficoltà, nondimeno spesso risulta la base da cui partire per sciogliere i nodi che non consentono di vivere una sessualità, anche di coppia, appagante.

L’autoerotismo è un modo per conoscere il proprio corpo, i suoi tempi di risposta, cosa trova piacevole e cosa meno. Conoscere sé stessi in questo modo consente di rapportarci col partner in modo più disinvolto e rilassato.  L’autoerotismo produce endorfine ed il corpo, dopo l’orgasmo, raggiunge uno stato di rilassamento molto intenso.

Anche per gli uomini, quando sono amorevoli ed attenti, può essere piacevole avere una partner che si conosce, che in qualche modo sappia lasciarsi andare e godere del rapporto, facendogli scoprire cosa per lei è piacevole o cosa non lo è.

Prendersi cura di sé e del proprio corpo è anche darsi modo di ascoltare le sue esigenze sessuali. Il desiderio continuamente inibito, soppresso, ignorato porta inevitabilmente al suo spegnersi e con grande difficoltà può essere poi risvegliato.

Ci sono coppie che anche in età avanzata riescono a godere di una buona sessualità, mentre altre, seppur giovani, a un certo punto, arrivano quasi ad ignorare quella speciale intimità dell’essere coppia e di sentire l’eccitazione o il piacere nel proprio corpo.

Anche quando si è in coppia, contrariamente a quanto l’amore romantico intenda o pretenda, non è errato talvolta concedersi del piacere da soli, proprio perché il partner o la partner non possono essere sempre disponibili, non si hanno purtroppo esigenze che collimano nei tempi in modo perfetto, sovente, e allo stesso tempo frustrare i desideri, risulta in realtà controproducente (alle volte ci sono dei vissuti di rabbia perché non disponibile, o stanco quando si desidera avere un rapporto e in qualche modo viene evitato o posticipato).

Fuor di metafora, dato che trovo semplice accostare l’idea del cibo al sesso: quando si ha fame e si rimanda continuamente il momento di cibarsi, a un certo punto lo stomaco si chiude, rendendoci inappetenti. Lo stesso accade con il nostro desiderio e la nostra sessualità. L’autoerotismo non solo ci consente di prenderci cura di noi stessi e conoscerci, ma allo stesso tempo in alcune occasioni ci permette di non diventare “inappetenti” e dimenticare il desiderio, e di avere un corpo.

Dott.ssa Claudia Popolillo
Psicologa, Consulente di coppia, Sessuologa
Studio Logos, Via Cavour 56 – 26900 Lodi
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Mail: claudiapopolillo@psychology.it

 

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