Meta sceglie le due blogger Francesca Fiore e Sarah Malnerich per portare avanti il progetto educativo "Mammadimeta". Ecco di che si tratta.
Essere madri oggi: una scelta eroica
Perché le donne di oggi scelgono di diventare madri?
In passato la maternità rappresentava il progetto di vita per una donna: la sua mansione era quella di procreare e crescere figli. Ci sono donne che proprio per “non essere state in grado” di garantire un erede al consorte, sono state ripudiate…basti pensare alla Regina Soraya, ad esempio. In virtù di passate battaglie civili, la donna di oggi ha preso le distanze da questo modello femminile che la vedeva solo come madre e nutrice; è una persona che riesce a contemplarsi come individuo a se stante, indipendente dal suo ruolo di madre e di moglie/compagna, proiettata a trovare una sua collocazione anche fuori dalle mura domestiche e quindi ad avere un’identità sociale non tanto vincolata a legami familiari quanto piuttosto a competenze sue personali. Pertanto la donna di oggi che decide di diventare madre, non vede nella maternità e nei figli la sua unica espressione e realizzazione di vita; la maternità diventa un progetto personale e di coppia da integrare e conciliare con il lavoro e la dimensione individuale.
Quali sono le difficoltà con le quali si scontrano le madri di oggi?
Sebbene la donna si sia liberata da vecchi schemi che la relegavano all’unico ruolo di “regina del focolare”, è altresì vero che è ancora predominante lo stereotipo culturale che vorrebbe la madre ancora dedita totalmente ai figli. Infatti da una parte, la madre lavoratrice che lavora per fini di realizzazione personale e non solo per esigenze economiche, finisce per essere riduttivamente etichettata come “egoista” (nell’accezione negativa del termine) e dall’altra, viene erroneamente vista, in quanto madre, meno motivata e proficua sul lavoro, “perché ha altro a cui pensare”. In alcuni casi il mondo lavorativo è tiranno verso le madri, per cui una potenziale maternità costituisce tuttora un deterrente per trovare lavoro e quando questa si concretizza, può diventare fattore di esclusione o di declassamento lavorativo.
Se a ciò si aggiunge il fatto che il mondo del lavoro continua a seguire regole maschiliste, per cui ritmi e tempi sono poco calibrati su esigenze familiari, la disponibilità di sussidi sociali e di agevolazioni in termini di conciliazione lavoro-famiglia continua ad essere carente e il carico dell’impegno familiare e domestico grava ancora sulle spalle della donna, si comprende perché alcune donne, dopo l’arrivo di un figlio e soprattutto del secondo, siano indotte a rinunciare al lavoro (le neo-mamme hanno il 46% di probabilità di lasciare il lavoro contro il 6% delle non mamme; nel caso di un secondo figlio, la percentuale aumenta). Pertanto per quanto la donna sia già pronta a muoversi su più piani e a integrare la dimensione familiare con quella professionale, la società presenta ancora forti resistenze al riguardo, inducendo talora addirittura a scelte drastiche e nefaste: “i figli o il lavoro”.
Articolo scritto da Dott.ssa Francesca Lemmi, psicologo clinico e psicoterapeuta, esperta dello spazio della redazione di Donnaclick dedicato al benessere psicologico delle donne.
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