Sindrome di Cassandra, cos’è e come se ne esce?

di Redazione


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Si sente parlare spesso della Sindrome di Cassandra, ma non tutti sanno di cosa si tratti. ‍Colpisce soprattutto le donne e, in psicologia, si configura come una sindrome che porta a formulare sistematicamente profezie avverse sul proprio futuro o su quello degli altri. Una condizione che si trasforma in bassa autostima, depressione e paura di mettersi alla prova.

Cassandra, chi era?

Chi soffre di questa patologia, considera il futuro negativo e non crede si possa fare molto per cambiarlo. Usa frasi come “Non ce la farò mai” o “Andrà tutto male“. Il mito di Casssandra è stato preso in prestito dalla psicologia, per identificare una persona pessimista, con caratteristiche catastrofiche, che diviene vittima delle sue stesse aspettative negative. Tutto questo è la sindrome di Cassandra.

Nel mito, era la figlia di Ecuba e Priamo, re di Troia. Cassandra era talmente bella, che il dio Apollo se ne innamorò e, per indurla a concedersi, le fece il dono della Profezia. Lei, però, non volle soddisfare i desideri di Apollo, quindi lui si vendicò rendendo inefficace quel dono. Così Cassandra continuò a prevedere il futuro, ma nessuno volle più crederle.

La Sindrome di Cassandra

D‍a qui, dunque, la cosiddetta Sindrome di Cassandra. Nel 1949 il filosofo francese Gastón Bachelard prese in prestito il mito, per descrivere le persone che fanno previsioni sul futuro, generalmente catastrofiche. Gli altri non ci credono, quindi la persona si sente costantemente svalutata e pensa di essere inutile.

Secondo Bachelard le caratteristiche principali di questo disturbo sono: bassa autostima e depressione; sensazione di paura mettersi alla prova costantemente. Chi ne soffre, formula sistematicamente profezie avverse sul proprio futuro o su quello degli altri, ma gli altri non gli credono. Il risultato è che si finisce per non amare se stessi e non avere fiducia, con frustrazione e depressione.

Cosa è la Sindrome di Cassandra?

Cosa è la Sindrome di Cassandra?

Si cade, spesso, nella cosiddetta profezia che si auto-avvera: una previsione che si realizza solo perché è stata espressa, senza che concretamente ci siamo elementi che conducano alla conseguenza. La persona affetta da Sindrome di Cassandra, dunque, tende a sbagliare, perché è ciò che ci si aspetta da lei.

Questa condizione si può sperimentare anche nei rapporti sentimentali: si ha paura che succeda qualcosa di brutto, quindi l’idea di crollare emotivamente, supera il coraggio di vivere il momento. Ci si sente non meritevoli né di stima, né di amore o, addirittura, si diventa gelosi e si intrecciano relazioni tossiche, che vertono sulla distanza emotiva.

Come uscirne?

Dalla sindrome di Cassandra si può guarire. Per farlo, bisogna anzitutto andare indietro nel tempo e comprendere quando si è iniziato ad adottare questo schema di pensiero. Si comprende così che, se una volta poteva esserci utile per proteggerci da qualcosa, adesso non lo è più.

Lo step successivo è sostituire le profezie catastrofiche con profezie basate sui dati di realtà, prendendo in considerazione le diverse alternative. In questo modo si acquisiscono nuove competenze, oltre allo spirito di osservazione per abbandonare ciò che non va più bene. Alla base di tutto, comunque, deve esserci una forte motivazione, autentico motore del vero cambiamento.

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