FOFO: cos’è la paura di “venire a sapere”, chi ne soffre e come si supera?

di Redazione


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FOFO, l’acronimo di “Fear Of Finding Out“, cioè la paura di “venire a sapere” o “scoprire”. Si tratta di una barriera psicologica che impedisce a una persona di imparare di più su un potenziale problema perché ha paura di ciò che scoprirà. Cerchiamo di capire meglio come si configura e, soprattutto, come si supera.

Quando si soffre di FOFO?

Questo acronimo nasce in ambito medico, inizialmente per indicare una paura di sottoporsi a visite ed esami di controllo. Nel 2018, un articolo pubblicato su The BMJ Opinion, a firma del professore di Oxfors Muir Gray, ha evidenziato i risultati di una ricerca secondo cui un terzo dei motivi che si adducono per non vedere il proprio medico, riguarda per lo più aspetti psicologici. Da qui, l’identificazione nella paura di venire a sapere, cioè FOFO.

L’applicazione del termine si è poi estesa, abbracciando la sfera relazionale, quella lavorativa e anche l’ambito economico. Il risultato è precludersi molte possibilità nella vita. L’acronimo identifica un vero blocco psicologico: chi ne è vittima, evita situazioni in cui potrebbe scoprire cose di cui ha timore e non si informa su un potenziale problema.

Perché si ha paura di scoprire?

Le ragioni sono molteplici. Anzitutto, si può temere che, sapendo di più, non si sarà in grado di affrontare un problema. O forse, semplicemente, si preferisce non assumersi la responsabilità di qualcosa. Nella vita di tutti i giorni, FOFO può manifestarsi in avvenimenti di questo tipo:

  • Evitare conversazioni oneste e profonde con qualcuno di importante;
  • Ignorare le questioni legali, fiscali o normative con le quali si potrebbe non essere in regola;
  • Rifiutare di rianalizzare o rivalutare una strategia che non funziona bene;
  • Evitare un feedback critico, pur sapendo che ci gioverà.

Come combattere la FOFO?

Per combattere la FOFO – o paura di venire a sapere – bisogna sfruttare la propria intelligenza emotiva. Le emozioni come la paura si verificano quasi istintivamente, quindi non possiamo controllare il modo in cui ci si sente, qualora arrivino. Ciò non esclude, però, che si possa controllare la reazione a quei sentimenti, concentrandoci sui pensieri.

Se non possiamo impedire a un pensieri negativo di entrare nella nostra mente, possiamo decidere per quanto tempo vogliamo soffermarci su di esso. Di fronte alla paura di scoprire, dunque, possiamo reagire in due modi:

  1. Possiamo permettere all’emozione, in questo caso la paura, di controllare i nostri pensieri.
  2. Possiamo prendere il controllo dei pensieri, che a loro volta influenzeranno le emozioni (e qui entra in gioco l’intelligenza emotiva).

Per riuscire a mettere in atto l’opzione numero due, si può, ad esempio, chiedersi: “Quali sono le potenziali conseguenze se continuo a ignorare questo problema?” o “Come potrebbero evolversi gli scenari migliori e peggiori?” o, ancora “Come mi sentirò riguardo a questa cosa tra una settimana, un mese o un anno?”. Questo tipo di domande ha uno scopo ben preciso: affrontare la paura ed egire, diventare attivi e non limitarsi ad essere passivi. Solo così si può prendere il controllo della paura.

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