Viaggiare con i bambini piccoli? No grazie.

C’era una volta una coppia che amava i viaggi avventurosi, i luoghi sperduti e gli incontaminati angoli di mondo. Poi un giorno questa coppia si è riprodotta e quindi basta, le mete turistiche sono irreversibilmente cambiate.

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 Mai più vacanze last minute.

Addio viaggi avventurosi on the road e mete incontaminate.

Questa breve introduzione per dire che, molte coppie, quando passano allo stato di neogenitori, non si spostano più.

E non parlo dei primi anni di vita dei nanetti, dove è abbastanza fisiologico limitare le vacanze troppo avventurose, ma per sempre.

Qualche esemplare di famiglia che rispecchia la descrizione di cui sopra, secondo me, lo conoscete.

E sono sicura che sono tutti italiani.

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Perché generalmente, l’italiano medio, con prole al seguito, ha una vera e propria fobia per i viaggi non organizzati e all’estero.

L’italiano medio, da quando inizia la riproduzione, sceglie solo vacanze mirate, in luoghi di villeggiatura mirati, possibilmente vicino ad un medico di fiducia o a un ospedale dal rinomato reparto pediatrico perché non si sa mai.

L’italiano medio, prima di prenotare un soggiorno in una qualsiasi località turistica, si informa se nel tal luogo ci siano stati attentati negli ultimi 150 anni, malattie infettive negli ultimi 25 mila anni, terremoti e/o cataclismi ambientali negli ultimi 150 mila anni.

Se uno di questi eventi sopraelencati dovesse essere accaduto, nel raggio di centocinquanta km, negli ultimi mille anni, non se ne parla nemmeno.

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Solitamente l’italiano medio sceglie un viaggio su territorio nazionale, non tanto per spirito patriottico, ma perché “ E se succede qualcosa, chi li conosce i medici laggiù?”.

L’italiano medio non mangia cibo tipico locale, ma parte da casa con le provviste surgelate per non rischiare gastroenteriti oppure varie ed eventuali infezioni del tratto gastro intestinale.

Insomma, gli abitanti del bel paese, quando diventano genitori iniziano a vedere pericoli e malattie ovunque. 

Così, i luoghi più sicuri sono solo quelli conosciuti e il più possibile vicino casa o a un rinomato ospedale pediatrico.

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Ed è vero che portarsi dietro uno o più nani annulla l’ancestrale significato della concetto di vacanza, ma perché invece, gli stranieri, con prole al seguito, viaggiano spediti e rilassati come un’allegra famiglia e per noi è così impensabile?

Insomma ciò che mi chiedo, è davvero necessario rinunciare ai viaggi con i figli oppure esiste un compromesso, magari una via di mezzo? Sono curiosa di conoscere la vostra opinione!

Norma

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