Sanremo 2025, Giorgia a Grazia: “Quando canto mi sento al sicuro”

di Redazione


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Giorgia è la protagonista della cover, di un’intervista e di un servizio fotografico esclusivi del nuovo numero di Grazia diretto da Silvia Grilli, in edicola e su app da domani, giovedì 23 gennaio.

La bambina tra due genitori in conflitto. La ragazza che, arrivata sul palco, ha dovuto imparare presto a difendere la sua voce. La donna che ha perduto l’uomo che amava ma ha anche vinto la paura d’innamorarsi di nuovo. Giorgia festeggia 30 anni di carriera tornando in gara al Festival di Sanremo con il brano La cura per me. Alla scrittrice Chiara Gamberale racconta le sfide che l’hanno cambiata e perché viva sempre la musica come una salvezza.

Che effetto fa compiere 30 anni di carriera? «Me ne sento 150. Ero salita sul palco come ho sempre fatto tutto, pure la spesa: come una questione di vita o di morte. Allo stesso tempo mi spingeva un’incoscienza assoluta, perché ero timidissima nelle interviste e però mi bastava cantare per sentirmi salva, nel mio posto sicuro». 

Com’era quando hai iniziato tu? «Avevamo muri alti da scavalcare, prima c’erano state donne pazzesche – Loredana Bertè, Mina, Patty Pravo…-, ma noi senza saperlo eravamo dentro a una rivoluzione. Cambiavano i nomi dei partiti, per dirne una: tante certezze cominciavano a crollare. E nella musica mi trovavo a entrare in uno studio e parlare con un fonico per difendere, donna e giovanissima, le mie scelte, per dire così mi piace, così non mi piace, mentre lui mi guardava e pensava: ma questa che cosa dice? Che cosa vuole?». 

In che cosa somigli alla te di 30 anni fa? «La mia natura profonda è rimasta intatta, nonostante i dolori, le amarezze, le gioie». 

Dunque che effetto ti fa tornare a metterti in gioco su quel palco? «Sanremo per me è un appuntamento con la vita: è il terzo anno di seguito che torno, due anni fa ero soggiogata dal palco, l’anno scorso ero a mio agio. Quest’anno… chi lo sa?».

Tre fotogrammi della tua vita decisivi per essere, oggi, la persona che sei. «Non posso mettere nell’elenco la morte di Alex (Baroni, il cantante suo compagno, scomparso nel 2002, ndr) perché è stato un dolore che ha attivato in una maniera profonda e definitiva la mia identità. Dunque ti parlo di una scenata di Pippo Baudo che ha sbattuto le sue manone su un divano della Rai, facendo alzare della polvere per cui non ci siamo visti per cinque minuti, perché il mio manager il giorno prima mi aveva portata in Mediaset per un’esibizione… Lì ho capito che nel nostro mondo esistono delle regole importanti di fedeltà e di rispetto. Come quando, dopo E poi, sempre Pippo mi disse che per andare avanti mi serviva qualcosa di diverso – che sarebbe stato Come saprei. E poi tutte le litigate che ho fatto con i miei diversi manager sono state decisive: anche se ho perso sempre troppo tempo per elaborare le incomprensioni. Venti, quelli sì, che mi hanno solo allontanata da me». 

Un rimpianto. «Non avere accettato di sperimentarmi andando all’estero, come mi era stato proposto dopo Come saprei. Ho rifiutato, perché, come una scema, volevo concentrarmi sul mio suono, sulla mia musica. Invece quello era un vento che avrei dovuto seguire». 

Una paura. «La paura di non essere presente con tutta me stessa quando devo, in particolare con mio figlio». 

Un desiderio. «Cantare con il gusto che avevo 30 anni fa. Non smettere mai di considerare la musica il mio posto sicuro».

L’intervista integrale a Giorgia è sul nuovo numero di Grazia in edicola e su app da domani, giovedì 23 gennaio.

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