Nanni Moretti e l’infarto: il tempo che gli ha salvato la vita

di Walter Giannò
Stampa articolo


Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di DonnaClick! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Nanni Moretti, regista e attore simbolo del cinema italiano, è stato colpito da un infarto e ricoverato d’urgenza all’ospedale San Camillo di Roma. L’episodio, avvenuto nella giornata di ieri, 2 aprile 2025, ha visto il 71enne cineasta affrontare una situazione critica con una lucidità che, secondo i medici, gli ha probabilmente salvato la vita. “È in condizioni stabili e di umore sereno”, riferiscono fonti ospedaliere, una frase che rassicura i fan e sottolinea la buona riuscita dell’intervento chirurgico a cui è stato sottoposto nella notte.

La notte in terapia intensiva: un intervento tempestivo

Moretti ha trascorso la sua prima notte nel reparto di terapia intensiva cardiologica dopo un’angioplastica coronarica, una procedura salvavita eseguita in sala di emodinamica. Secondo quanto si apprende, il regista è rimasto vigile e ha persino dialogato con i medici, mostrando un sorprendente spirito positivo nonostante la gravità dell’evento.

“Il tempo è vita”: la lezione della cardiologia

A commentare la vicenda è intervenuto Francesco Saia, presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), che ha sottolineato l’importanza della rapidità nella gestione degli infarti acuti. “Nella cura dell’infarto acuto, il tempo è fondamentale: il tempo è vita. Ogni minuto che passa, la situazione peggiora”, ha dichiarato in una nota ufficiale. Saia ha elogiato la prontezza di Moretti nel riconoscere i sintomi – dolore profondo al torace, al dorso, alle spalle, al collo e alle braccia – e nel comprendere la gravità del malore. “Quello che colpisce in questa vicenda è la rapidità con cui il paziente ha riconosciuto correttamente i sintomi, ha compreso la gravità della situazione e, dopo pochi minuti dall’arrivo in ospedale, è stato trasportato in cardiologia interventistica per un’angioplastica coronarica”, ha aggiunto.

L’intervento, eseguito con successo, è un esempio di ciò che gli esperti chiamano “fast-track dell’infarto”, un percorso dedicato che permette di bypassare il pronto soccorso e portare il paziente direttamente nelle mani degli specialisti. “Non conosciamo i dettagli specifici del caso, ma come Gise raccomandiamo sempre di chiamare subito il 112: il trasporto in ambulanza avviene in sicurezza e consente di attivare questo percorso salva-cuore”, ha precisato Saia.

Infarto in Italia: i numeri di un’emergenza silenziosa

La vicenda di Nanni Moretti non è un caso isolato. In Italia, gli infarti acuti colpiscono circa 120mila persone ogni anno, con una mortalità che si attesta intorno all’11%, secondo i dati della Gise. Si tratta di un’emergenza sanitaria che richiede non solo cure all’avanguardia, ma anche una maggiore consapevolezza tra la popolazione. I sintomi, spesso confusi con semplici dolori o stanchezza, possono includere oppressione toracica, sudorazione fredda, nausea e difficoltà respiratorie. Eppure, come dimostra il caso di Moretti, agire tempestivamente può fare la differenza tra la vita e la morte.

Il regista, noto per capolavori come Caro Diario e La stanza del figlio, è stato fortunato: il suo arrivo rapido al San Camillo e l’intervento immediato gli hanno permesso di superare la fase più critica. Ma dietro questa storia personale si nasconde un messaggio universale: conoscere i segnali e fidarsi del sistema sanitario può salvare vite.

L’angioplastica

L’angioplastica coronarica, eseguita su Moretti, è una tecnica consolidata nella lotta agli infarti. Consiste nell’inserire un catetere con un palloncino gonfiabile nell’arteria ostruita, ripristinando il flusso di sangue al cuore. Spesso, viene collocato uno stent per mantenere il vaso aperto. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia questa procedura viene eseguita in oltre 140mila casi all’anno, con tassi di successo elevati se effettuata entro la cosiddetta “golden hour”, l’ora cruciale dall’insorgenza dei sintomi.

Nel caso di Moretti, la velocità di reazione – dal riconoscimento dei sintomi al trasporto in ospedale – ha permesso ai medici di agire entro questa finestra temporale. Un dettaglio che, come sottolinea la Gise, non è scontato: molti pazienti sottovalutano i segnali o ritardano la chiamata ai soccorsi, con conseguenze spesso fatali.

Foto: DepositPhotos.

Dalla stessa categoria

Correlati Categoria