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Moxibustione o Moxa in gravidanza: cos’è e a cosa serve
La Moxibustione o Moxa è un antico trattamento cinese che viene oggi impiegato in gravidanza per stimolare il rivolgimento podalico o per indurre il travaglio ed è spesso accompagnato ad agopuntura e massaggi shiatsu.
Scopriamo insieme di che si tratta.
Che cos’è la moxibustione o Moxa
Si tratta di una tecnica indolore e naturale proveniente dalla medicina orientale, che aiuta il bambino in posizione podalica a girarsi.
Il trattamento terapeutico consiste nell’accendere un sigaro di Moxa (costituito da un’erba naturale, l’Artemisia) e avvicinarlo al corpo della mamma, in corrispondenza di precisi punti, senza mai toccare la cute.
Il calore prodotto dal sigaro, scaldando, in particolare, il punto V67 (estremità esterna del mignolo del piede), stimolerà i liquidi e i fluidi presenti nel corpo e indurrà il bambino a riposizionarsi correttamente.
A cosa serve
Come abbiamo detto in precedenza sono due gli obiettivi di questo trattamento: far girare il bambino in presentazione podalica e l’induzione al travaglio.
Nel primo caso bisognerà realizzare il trattamento tra la 32esima e la 34esima settimana di gravidanza (almeno tre sedute), nel secondo caso bisognerà arrivare almeno alla 41esima settimana di gestazione (un solo trattamento potrà essere sufficiente).
Il corpo umano è costituito da tantissimi punti strategici, dei piccoli interruttori, che se adeguatamente stimolati possono ristabilire l’equilibrio corporeo. La moxibustione o moxa sfrutta questo meccanismo e oggi è una tecnica molto diffusa in ambito ostetrico, che non presenta alcun effetto collaterale e può essere una buona soluzione per non dover rinunciare al parto naturale.
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