Virginia Giuffre, accusatrice di Epstein, muore a 41 anni: si è tolta la vita

di Redazione
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Virginia Giuffre, una delle voci più potenti contro il traffico sessuale e gli abusi perpetrati dal finanziere Jeffrey Epstein, è morta per suicidio all’età di 41 anni. La notizia è stata confermata dalla sua famiglia il 25 aprile. Giuffre, che viveva in una fattoria a Neergabby, un tranquillo sobborgo a nord di Perth, in Australia Occidentale, ha lasciato un’eredità di resilienza e attivismo, ma anche una storia segnata da traumi profondi. “È con il cuore spezzato che annunciamo che Virginia è morta ieri sera nella sua fattoria in Australia Occidentale. Ha perso la vita per suicidio, dopo essere stata vittima per tutta la vita di abusi e traffico sessuale”, ha dichiarato la sua famiglia in un comunicato rilasciato a NBC News.

Un’infanzia rubata

Nata in Florida, Virginia Giuffre ha affrontato un’infanzia travagliata, segnata da abusi e periodi di vita in strada. All’età di 17 anni, mentre lavorava come inserviente negli spogliatoi del resort Mar-a-Lago di Donald Trump, fu avvicinata da Ghislaine Maxwell, allora compagna di Jeffrey Epstein. Tra il 1999 e il 2002, Giuffre fu trascinata in un mondo di sfruttamento e traffico sessuale. Secondo le sue deposizioni, Maxwell la reclutò come “massaggiatrice” per Epstein, ma il ruolo si trasformò presto in una schiavitù sessuale, con Giuffre costretta a soddisfare Epstein e i suoi potenti amici.

Le accuse contro Epstein e il principe Andrea

Giuffre è stata tra le prime a chiedere pubblicamente che Jeffrey Epstein fosse processato per i suoi crimini. Le sue testimonianze sono state fondamentali per le indagini che portarono all’arresto di Epstein nel 2019, anche se il finanziere morì per suicidio in carcere prima del processo. Le accuse di Giuffre si estesero anche a figure di spicco, tra cui il principe Andrea, duca di York. Nel 2021, Giuffre intentò una causa civile contro il reale britannico, sostenendo di essere stata abusata sessualmente da lui quando aveva 17 anni in tre occasioni: a Londra, New York e sull’isola privata di Epstein, Little St. James. Il principe Andrea ha sempre negato con veemenza le accuse, ma nel 2022 ha raggiunto un accordo extragiudiziale con Giuffre, pagando una somma stimata in milioni di sterline senza ammettere responsabilità.

Un’attivista instancabile

Dopo essere sfuggita alle grinfie di Epstein nel 2002, grazie a un viaggio in Thailandia finanziato dallo stesso finanziere, Giuffre incontrò Robert Giuffre, un istruttore di arti marziali australiano. I due si sposarono dopo appena dieci giorni e si stabilirono in Australia, dove Virginia cercò di ricostruire la sua vita. La nascita della loro figlia Emily fu un momento di svolta: “È stato quando ho tenuto in braccio mia figlia neonata che ho capito di dover combattere contro chi mi aveva abusato e tanti altri”, dichiarò. Giuffre fondò SOAR (Speaking Out Against Rape), un’organizzazione no-profit dedicata al supporto delle vittime di traffico sessuale, diventando una figura di riferimento per i sopravvissuti.

Gli ultimi mesi di lotta

Gli ultimi mesi della vita di Giuffre sono stati segnati da difficoltà personali e traumi irrisolti. A marzo 2025, Giuffre fu coinvolta in un incidente stradale con un autobus scolastico a Neergabby. Un post su Instagram, poi chiarito come errore dal suo portavoce, affermava che le rimanevano “quattro giorni da vivere”. La polizia e il conducente dell’autobus hanno minimizzato l’incidente, definendolo una “collisione minore” senza feriti gravi, ma l’episodio ha alimentato speculazioni sulla sua salute mentale.

Inoltre, Giuffre aveva recentemente affrontato una separazione dal marito Robert dopo 22 anni di matrimonio e si era trovata al centro di problemi legali. A febbraio 2025, era stata accusata di aver violato un ordine restrittivo per violenza familiare a Ocean Reef, vicino a Perth, un caso ancora pendente al momento della sua morte. Questi eventi, combinati con il peso dei traumi passati, sembrano aver contribuito al suo stato emotivo.

Un tweet che torna a galla

Un post del 2019, in cui Giuffre dichiarava “in nessun modo, forma o maniera sono suicida”, è riemerso dopo la sua morte, alimentando dibattiti sui social media. Figure pubbliche come la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene hanno condiviso il messaggio, chiedendo che “la verità venga a galla, non importa chi sia responsabile”. Tuttavia, la polizia dell’Australia Occidentale ha dichiarato che la morte non è considerata sospetta e che le indagini sono condotte dalla squadra per i crimini gravi.

Un’eredità che non svanirà

La morte di Virginia Giuffre chiude un capitolo doloroso ma cruciale nella lotta contro il traffico sessuale. La sua determinazione ha contribuito a smascherare una rete di abusi che coinvolgeva alcune delle figure più potenti del mondo. “Virginia era una guerriera feroce nella lotta contro gli abusi sessuali e il traffico di esseri umani. È stata la luce che ha sollevato tanti sopravvissuti”, ha dichiarato la sua famiglia. I suoi tre figli, Christian, Noah ed Emily, rimangono il cuore della sua eredità.

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