Michela Murgia: “Ho un tumore al quarto stadio, ho pochi mesi”

di Redazione


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Carcinoma renale al quarto stadio. Dal quarto stadio non si torna indietro” anche perché operarsi “non avrebbe senso. Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello” per cui “ho pochi mesi”.

Così Michela Murgia, 50 anni, in un’intervista al Corriere della Sera in cui l’autrice e intellettuale parla della malattia che l’ha colpita e che da tempo aveva fatto capolino anche sul suo profilo Instagram con alcune storie.

Tra le ultime, quelle del taglio di capelli perché “mi dicono che cadranno”. Nel raccontare la malattia, Murgia abbandona il linguaggio della ‘battaglia e della guerra’. “Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere. Meglio accettare che quello che mi sta succedendo faccia parte di me. La guerra presuppone sconfitti e vincitori; io conosco già la fine della storia, ma non mi sento una perdente. La guerra vera è quella in Ucraina” altrimenti “non avrei potuto scrivere un libro in tre mesi”, dice riferendosi alla sua ultima fatica Tre ciotole.

La morte, dice, non le pare una ingiustizia “ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi”.

Dopo essere guarita da un cancro ai polmoni, ricorda ancora, “a causa del Covid avevo trascurato i controlli”. Ora, “mi sposo” perché “lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni” che sarà il marito. Ha comprato una casa “con dieci posti letto” per “la mia famiglia queer” e non ha paura della morte ma “spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio” perché “è un governo fascisita”.

“Posso sopportare molto dolore, ma non di non essere presente a me stessa. Chi mi vuole bene sa cosa deve fare”, le sue parole. “Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista”.

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