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Cibo a domicilio, cosa c’è negli zaini dei rider? “Colonie di 200 batteri in un contenitore”
Uno studio della rivista del Gambero Rosso ha messo sotto il microscopio le condizioni di igiene dei contenitori usati dai rider per consegnare il cibo a domicilio. Ed ecco cosa è emerso.
L’inchiesta sui contenitori dei rider
Il risultato emerso dallo studio commissionato dal Gambero Rosso al laboratorio SiLa di Roma non è dei più confortanti. “Chi mangerebbe del cibo sapendo che è stato trasportato in un cubo che ospita più di 200 colonie di batteri?” si domanda la rivista di enogastronomia nel servizio di copertina del numero in uscita martedì 28 giugno.
“C’è un clamoroso buco nella filiera del delivery” spiega l’inchiesta, che aggiunge: “Riguarda la sicurezza alimentare, l’igiene dei contenitori dove viene riposto il cibo durante il trasporto. Le norme ci sono e anche stringenti, purtroppo però le aziende di fatto non le rispettano. Come dimostrano le analisi che pubblichiamo”.
Nel box del rider sono state identificate 200 colonie di batteri, sul fondo e sulle pareti. “Eppure alla vista e all’olfatto il contenitore sembrava pulito” spiega il giornalista Maurizio Gaddi. La legge stabilisce che tutti gli operatori – rider inclusi – seguano un corso di formazione su igiene e sicurezza degli alimenti. In assenza di controlli, scrive Gaddi, “le aziende che operano nel food delivery sono deboli nella formazione del personale, come invece sarebbe prescritto dalle norme nazionali ed europee”.
L’inchiesta del Gambero Rosso ha analizzato il contenitore di uno dei principali servizi di delivery. L’azienda in questione, nel contratto con i rider, raccomanda di “mantenere i contenitori puliti” e dedicarsi alla “pulizia quotidiana del sacchetto con sapone e disinfettante”. Per i rider, la stanchezza a fine turno è già molto alta e, in più, la spesa per i detersivi è a loro carico.
I problemi emersi già in passato
Già in passato la Procura di Torino aveva fatto un’indagine analoga. Gli ispettori della Asl, nel febbraio del 2020, ispezionarono una quarantina di rider, mentre nel 2021 era stata l’università di Torino a occuparsi di questo tema, con un articolo sulla sua rivista Prevenzione in corso scritto da Alice Rastello e Maria Ausilia Grassi. Anche per questa ricerca la Asl ha fermato e ispezionato una ventina di rider nel centro di Torino.
Questi i punti critici già emersi: “Imballaggio mal eseguito, contaminazione degli alimenti all’interno del box termico, trasporto degli alimenti a una temperatura non conforme o in condizioni igienico-sanitarie insufficienti”. I rider hanno ammesso di dedicarsi alla pulizia del box in media una volta alla settimana e di aver ricevuto corsi sommari da parte delle aziende (spesso con video o slide inviati per posta). Molti, in ogni caso, avevano difficoltà di comprensione della lingua.
“Gli alimenti da consumarsi caldi devono essere trasportati da 60° a 65°, mentre quelli da consumarsi freddi non devono superare i 10°”, si legge nell’inchiesta del Gambero Rosso. In dei box ispezionati dai ricercatori torinesi c’erano hamburger e acqua refrigerata insieme, con la carne scesa a 46 gradi. In un’altra sushi e ravioli caldi, entrambi consegnati a 20 gradi.
Foto: Depositphotos.com.