Caso Maso, Fedez indagato per diffamazione per il testo di “No Game-Freestyle”

di Manuela Zanni


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Guai in vista per Fedez. Il rapper  è stato iscritto nel registro degli indagati a Roma per l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di Pietro Maso, l’uomo che ha scontato una pena ad oltre 30 anni di carcere per avere ucciso nel 1991 i suoi genitori ed è tornato libero nel 2015.

La denuncia contro Fedez

E’ stato l’avvocato Alessio Pomponi, difensore di Maso, a presentare la  denuncia nei mesi scorsi in relazione al testo della canzone “No Game-Freestyle” pubblicata nel giugno scorso da Fedez dove si fa riferimento alla vicenda processuale di Maso.

La frase incriminata del testo della canzone “”No Game-Freestyle”

Flow delicato, pietre di raso, saluti a famiglia da Pietro Maso, la vita ti spranga sempre a testa alta come quando esce sangue dal naso (…)“, questo il passaggio del brano contestato dall’avvocato.

Motivo della querela di Maso contro Fedez

E’ richiamata in maniera esplicita la drammatica vicenda personale e processuale che mi ha visto coinvolto – scrive Maso nella denuncia – e che, a distanza di anni e di un faticoso e doloroso percorso personale sono riuscito a superare“.

Per il denunciante “le espressioni utilizzate, riferite e riferibili in maniera chiara, diretta ed esplicita al sottoscritto, appaiono oggettivamente diffamatorie e non possono essere certamente ricondotte all’uso di immagini forti appartenenti al genere musicale o alla cifra artistica degli autori, ovvero a vicende personali assimilabili”.

 

“La libertà di espressione e di manifestazione del proprio pensiero, anche e soprattutto nel caso di specie,  non può determinarsi in modo da ledere l’onorabilità altrui, atteso, vi è più, che la vicenda che ha interessato il sottoscritto, ad oggi, non assume alcun interesse in termini di attualità e rilevanza storica” conclude Maso.

Il caso Maso

Pietro Maso è un criminale italiano, reo confesso di uno dei più noti casi di omicidio familiare della cronaca italiana. Aiutato da tre amici, il 17 aprile 1991, nella sua casa di Montecchia di Crosara uccise, appena ventenne, entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari al fine di appropriarsi della sua parte di eredità. L’omicida fu condannato nel 1991.   Tornato libero nel 2015, a causa della gravità del reato Maso è stato interdetto dai pubblici uffici “in perpetuo”.  Nel 2016 Maso fu ricoverato in una clinica psichiatrica di Verona. Nei mesi precedenti, i rapporti con le due sorelle erano diventati molto tesi, tanto che le due donne erano state costrette a rivolgersi alle forze dell’ordine dopo aver ricevuto, secondo l’accusa, alcune minacce di morte dal fratello.

Pietro Maso e il reddito di cittadinanza

 

Oggi Pietro Maso riceve il reddito di cittadinanza, il sussidio riservato dallo Stato a chi guadagna meno di 9.360 euro l’anno. Lo aveva rivelato il settimanale Oggi, citando una lista della fine del 2019 in cui compare Maso. Dopo le verifiche del caso, il sussidio potrebbe essere stato sospeso ma, secondo il periodico, per mesi Maso ha percepito un assegno di circa 780 euro al mese. Secondo la legge, gli unici condannati che non possono godere di “pensioni, assegni e stipendi a carico dello Stato” sono quelli che hanno precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata, al terrorismo o per truffa ai danni dello Stato. Il delitto compiuto quasi trent’anni fa a Montecchia di Crosara, nel Veronese, non rientra in nessuna di queste categorie.

 

 

 

 

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