Mandala tibetani, cosa sono e qual è il loro significato [FOTO]

di cinziaR


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[dcgallery code=’fotogallery.donnaclick.it_post_328431′]Un mandala è un simbolo geometrico che rappresenta l’Universo ed è una parte integrante della tradizione buddista tibetana. Lo psicologo Jung ha studiato i mandala come immagine archetipica innata nell’inconscio collettivo, scoprendo che queste forme sono contenute nella nostra mente e non sono affatto invenzioni artistiche.

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Nella tradizione buddista tibetana, i mandala sono disegni bidimensionali realizzati con la sabbia, ma che rappresentano una visione tridimensionale attraverso gli occhi del Budda che si trova al centro di ogni mandala tibetano ed è in meditazione.
I mandala tibetani sono accuratamente realizzati a mano con sabbie colorate e gli strumenti utilizzati per creare i mandala, chiamati chak-pur, aiutano i monaci a inserire la sabbia all’interno del mandala stesso.

Il metodo di lavoro utilizzato dai monaci tibetani per realizzare un mandala è sia una pratica artistica sia una pratica spirituale. Infatti, se è vero che i mandala sono straordinari in quanto a bellezza, è il processo alla loro base che è veramente affascinante, in quanto richiede un enorme sforzo, tanto tempo e, soprattutto, la capacità di non sviluppare nessun attaccamento ad esso, dal momento che verrà distrutto in pochi istanti non appena terminato. La distruzione del mandala, infatti, è il culmine del processo, destinato a ricordarci l’impermanenza della vita.

Ecco, perciò, che i mandala creati dai monaci buddisti insegnano tanto anche a noi. Che cosa significano i mandala tibetani?
I mandala hanno molti significati, ma i tre insegnamenti più importanti che riescono a trasmetterci sono:

  1. Avere disciplina: allenarsi ed allenarsi fino a quando il procedimento non sarà perfettamente acquisito. Prima di giungere alla creazione di un mandala, infatti, ogni monaco si allena centinaia di volte con la sabbia bianca e, cosa più sorprendente, non corregge gli errori… ricomincia ogni volta che sbaglia!
  2. Perseverare: il punto è completare l’opera, indipendentemente dal risultato. L’unico compito è quello di sfidare se stessi per produrre le migliore opera possibile riuscendo a prescindere dal giudizio altrui, dal guadagno o dal riconoscimento.
  3. Dopo una fine… si ricomincia: ritrovare l’energia vitale per affrontare un nuovo compito permette di mantenere la flessibilità creativa e di godere del presente, senza attaccamento al passato… anche quello di un secondo fa, quando il mandala tibetano era ancora perfetto!

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