Intervista esclusiva al ginecologo Dott. Enrico Semprini per l’uscita del suo attesissimo libro

di francesca


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Perché ha scelto il titolo “La nuova gravidanza”?

Perché non volevo scrivere un manuale sulla gravidanza, di cui ve ne sono già tanti, ma un libro per le donne che pensano di avere un figlio o che sono in attesa. Il mio libro rappresenta un “genere” che non esisteva prima.

Anni fa tutta la gravidanza era focalizzata intorno al momento della nascita del bambino, oggi il concetto si è ampliato e include una serie di scelte: il compagno giusto, quando avere il primo o il secondo figlio, quali accertamenti fare prima di concepire, cercare di concepire il mese giusto perché il bimbo nasca alla data desiderata… Quando finalmente il test è positivo, le decisioni della coppia sono ancora più numerose: dove farsi seguire, da chi, che esami fare, pensare se optare per accertamenti invasivi o basarsi su test indiretti, quante ecografie fare, dove, come e quando partorire, allattare o non allattare al seno. Tutto questo è “la nuova gravidanza” vista dal punto di vista della mamma.

In Brasile la maggior parte delle donne optano per il parto cesareo: cosa ne pensa?

La donna sa che il parto vaginale comporta delle modificazioni permanenti delle sue strutture pelviche e genitali e sa che può evitare questo sacrificio connesso alla nascita vaginale con l’estrazione sovrapubica del bambino. La futura mamma sa anche che un parto vaginale può essere sempre complicato da una sofferenza fetale che il taglio cesareo esclude. Infine, sa che le si può offrire un taglio cesareo senza alcun dolore, mentre travaglio e fase espulsiva privi di dolore sono ancora un obiettivo da raggiungere. Da questi tre elementi decisionali nasce spesso la richiesta di un taglio cesareo prima del travaglio a cui diventa difficile dare una risposta negativa.

Per quanto riguarda la mia posizione personale, seguo quasi esclusivamente donne con difficili storie riproduttive. Diventa difficile quando finalmente arriva a termine una gravidanza così desiderata, chiedere loro di affrontare ancora l’incognita di un parto naturale rispetto alla sicurezza che la scelta cesarea porta con sé.

Nel suo libro dedica una parte all’allattamento: qual è il suo parere sulle donne che decidono di affidarsi all’allattamento artificiale?

Il mio libro pone la donna al centro delle decisioni che riguardano la sua salute. Seguo questo pensiero anche per l’allattamento. Non esistono scelte totalmente positive o totalmente negative. Per allattare la donna deve avere dentro di sé il desiderio di farlo, latte in quantità adeguata, capezzoli adatti alla suzione del bambino e un neonato desideroso di poppare. In questo caso non allattare sarebbe un peccato.
Molte donne desiderano invece allattare per un breve periodo perché è un’emozione che vogliono provare e, spesso, passano all’allattamento con il latte in formula quando ridimensionano l’impatto emotivo della loro scelta naturale.

Credo che queste decisioni debbano essere rispettate e che nel 2011 non considerare il costo biologico dell’organismo femminile di essere una fonte alimentare per il bambino sia una visione troppo limitata. Una volta non vi erano alternative valide all’allattamento materno. Oggi sì e possiamo rimanere legati all’idea che il latte materno possa essere quanto di meglio possa esistere ma, se guardiamo con spirito critico ai dati scientifici che supportano questa evidenza, vediamo quanto siano poco convincenti perché partono da un presupposto di un’assoluta priorità del latte materno rispetto a qualsiasi altra sorgente nutritiva.

Nella prefazione del suo libro dichiara: “Ai nostri giorni, maggiore è la disponibilità di denaro della famiglia, minore è il numero dei figli”. Ci spiegherebbe il perché di questa tendenza?

Le dinamiche riproduttive hanno una stretta connessione con l’economia: una volta quando una famiglia iniziava ad avere un discreto reddito non vi era più la necessità di tante braccia che fornivano lavoro manuale. Ad esempio in una famiglia contadina 10 maschi rappresentavano una benedizione, lo stesso numero di figli metterebbe oggi definitivamente in crisi una famiglia di impiegati anche con un discreto reddito e una casa di ampie dimensioni. Spontaneamente, quando la famiglia si muove verso un reddito più elevato, che in genere è connesso ad attività non manuali, il valore del figli come forza valore aggiunta al nucleo familiare viene a ridursi.

Cosa pensa della donazione autologa delle cellule staminali?

Fino a pochissimi anni fa in Italia alcune strutture ospedaliere non vedevano di buon occhio questa scelta. I cordoni ombelicali sono stati buttati via per anni perché l’uomo, a differenza degli animali, non mangia la propria placenta, che rappresenterebbe uno straordinario elemento ricostitutivo delle energie e del sangue perso al parto. Oggi la speranza è che con la raccolta delle cellule cordonali si possa garantire una riserva di elementi totipotenti per curare eventuali malattie del nascituro. Le promesse di queste cellule sono considerevoli, le certezze sul loro uso ancora deboli. Quindi, le pazienti che fanno questa scelta provano un ragionevole atteggiamento critico da parte di molti medici e il dubbio critico è al centro del buon ragionamento scientifico. In Italia, un paese tutto speciale, questo argomento ha anche una forte caratterizzazione politica.

Cioè?

Partiamo da tre elementi fondamentali: in primis è una scelta che la coppia osa fare in privato senza il placet pubblico, in secundis lo stoccaggio privato ha un costo piuttosto elevato che privilegia le persone che possono permetterselo senza difficoltà. Infine, questa possibilità è nuova e che cosa c’è di meglio che sedersi su vecchie certezze anziché percorrere strade nuove e ancora insicure? Quindi, sull’argomento, ancora una volta, il presupposto nel nostro Paese è che alla donna e alla coppie, vadano date linee guida, indicazioni o diktat, anziché incoraggiare una libera scelta dei pazienti su aspetti che appartengono alla loro salute.

Tra le sue clienti ci sono molte VIP tra cui Gianna Nannini. Pochi giorni fa la cantante ha dichiarato a “Vanity Fair” di essere pronta per un secondo figlio: qual è il suo parere data l’età della cantante?

Gianna ci ha abituato a stupirci, fa parte del suo karma, e, credo, che ci stupirà ancora…

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