Vincenzo Salemme, la carriera, le amicizie e i rimpianti: “Avrei voluto un figlio”

di Gaetano Ferraro


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Vincenzo Salemme si racconta e confessa che da ragazzo soffrivo di tic violenti: “giravo su me stesso per la timidezza”, dice. La carriere, le amicizie speciali e i rimpianti, quello più grande? Di non aver avuto un figlio.

L’adolescenza tormentata dai tic violenti

Vincenzo Salemme si è raccontato in una lunga intervista a La Repubblica, ripercorrendo la sua carriera e la sua vita privata. L’attore e regista napoletano, che debutterà il prossimo 21 ottobre con “Natale in casa Cupiello”, ha svelato alcuni retroscena sulla sua adolescenza tormentata. “Soffrivo di una forma di timidezza patologica, avevo dei tic violenti, giravo su me stesso mentre camminavo” ha confessato Salemme. Un modo per nascondere l’imbarazzo quando salutava la madre affacciata dal balcone. Già da bambino aveva la passione per la recitazione, scrivendo commedie per le recite natalizie.

L’incontro con il mito Eduardo De Filippo

Nonostante la famiglia lo vedesse avvocato, lui decise di seguire la vocazione artistica. E proprio giovanissimo incontrò il suo mito Eduardo De Filippo: “Aveva lo scialletto sulle spalle, profumava di lino e borotalco. Mi prese la mano dicendo ‘Non stringete'”. Salemme ha poi ricordato l’esperienza al fianco di Luca De Filippo, scomparso prematuramente: “Era intelligente e sensibile, con una sua poetica. Voleva anche staccarsi dal padre”. Secondo l’attore, il genio si riconosce dalla naturalezza con cui si fa qualcosa di divino.

Il rimpianto di non aver avuto figli

Tra i rimpianti, quello di non aver avuto figli: “È l’unica cosa che mi manca nella vita”. Il successo invece è arrivato gradualmente: “Non me ne accorgo”. Riguardo alla fede ammette: “Non sono credente né ateo, spero ci sia qualcosa di meglio dopo”. Infine un accenno all’amicizia con Nanni Moretti: “Ci divertivamo a giocare a calcio, condividevamo la visione del lavoro come divertimento. Poi ci siamo persi, non so perché”. Un’intervista a tutto tondo in cui Salemme come sempre si è raccontato senza filtri, tra luci e ombre.

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