Sanremo 2024, perché Russell Crowe è stato l’ospite perfetto: la ricetta

di Walter Giannò


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Russell Crowe è stato l’ospite straniero perfetto. Ha cantato e a Sanremo non è un fatto secondario. Ha raccontato se stesso con domande azzeccate, rimarcando il suo legame affettivo e persino familiare con l’Italia. Ha divertito con una reazione esilarante su John Travolta con tanto di ‘dammi il cinque’ con Amadeus.

Ecco, come scritto ieri a proposito della presenza di John Travolta, al Festival di Sanremo è questo lo ‘schema’ che va perseguito quando c’è un ospite internazionale da invitare: internazionale, canterino, simpatico e intervistato con riferimenti all’Italia.

Ora, è vero che, come ha sottolineato Amadeus a inizio puntata togliendosi dei macigni dalle scarpe, che si è parlato più di John Travolta che del monologo poetico di Giovanni Allevi sulla bellezza della semplicità del creato e dell’esistenza di ogni essere umano, ma, si sa, il Festival non sarebbe il Festival se non catalizzasse qualche polemica, soprattutto in un’edizione dove c’è stato – per fortuna – quasi nulla che ha spostato l’attenzione sui giusti protagonisti, cioè i cantanti in gara.

A proposito, infine, del cachet per l’attore neozelandese, a differenza di John Travolta, a cui sono andati 200mila euro e con il sospetto della pubblicità occulta alle scarpe, per Russell Crowe solo un “rimborso spese” per vitto, alloggio e spostamenti (per sé e la sua band).

Anche perché l’artista (attore + cantante) sta approfittando della sua presenza in Italia per promuovere il tour del suo gruppo, The Gentlemen Barbers, con sei tappe nel nostro Paese. Insomma, Crowe ha unito l’utile al dilettevole e lo ha dimostrato sul palco perché era visibilmente felice di essere sul palco dell’Ariston, al contrario del suo collega.

Wow.

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