Pietro Castellitto a Venezia dirige papà Sergio: “Noi giovani vogliamo sentirci vivi”

di Redazione


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Pietro Castellitto ha presentato il suo nuovo film “Enea” alla Mostra del Cinema di Venezia tra gli applausi del pubblico. Il regista e attore romano porta così il suo secondo lungometraggio in concorso dopo il successo di “I Predatori”, con cui vinse il premio per la miglior sceneggiatura proprio a Venezia nel 2020.

Successo in Laguna per il nuovo film: la trama di “Enea” tra gangster e famiglia

Accompagnato sul red carpet dall’intera famiglia Castellitto – il padre Sergio, la madre Margaret Mazzantini e i fratelli Cesare, Maria e Anna – Pietro ha definito, in una intervista a Il Messaggero, “Enea” un film d’avventura, un “gangster-movie senza gangster”, una storia di genere che mixa eventi storici come l’11 settembre ai locali di tendenza della Roma bene. Protagonista è Enea, trentenne interpretato da Pietro stesso, che gestisce un ristorante alla moda ma traffica cocaina con l’amico pilota Giorgio Quarzo Guarascio. Legato sentimentalmente a Benedetta Porcaroli, Enea vive ancora con il padre depresso, lo psicanalista Sergio Castellitto, e la madre svampita Chiara Noschese. Tutto ruota attorno al suo desiderio di sentirsi vivo, di avvertire dentro di sé “il movimento della vita”.

Pronto ad affrontare le critiche

Castellitto junior non teme il confronto col successo di “I Predatori” e si dice pronto alle critiche: “Non ho paura. Dopo il primo film sono diventato più severo con me stesso”. Riguardo alle accuse di raccontare un ambiente dorato, Pietro sostiene che “la voglia di vitalità e avventura sia trasversale, comune ai giovani di ogni classe sociale”.

La scelta di dirigere il padre

Per il ruolo del padre depresso, il regista ha scelto proprio il padre Sergio, nonostante inizialmente volesse evitare di lavorare con lui: “Ho provato a non farlo, ma dopo aver scartato un altro attore ho capito che nessuno avrebbe avuto la sua ironia, forse solo Adam Driver”.

Gli attori scelti e il nuovo cinema italiano

Gli altri ruoli sono stati affidati ad attori di talento ma poco valorizzati dal cinema italiano, come Chiara Noschese e Giorgio Montanini. “Per me conta di più un caffè con l’attore che il provino. Mi interessa il suo percorso, specie se ha sofferto”, spiega Castellitto. Promosso a pieni voti il nuovo cinema italiano, ambizioso e vitale proprio come la generazione raccontata nel film: “Si dice che i giovani siano tristi perché hanno un futuro incerto, ma a sostenerlo sono i grandi. E non è vero: noi vogliamo l’avventura”. In chiusura, una battuta su “Speravo de morì prima”, la serie su Francesco Totti che lo vide protagonista: “Non lo vedo più, ma penso a lui ogni giorno”.

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