La Dott.ssa Vitelli è responsabile della Confesercenti di Napoli ed è impegnata su tutto il territorio nel variegato panorama del lavoro contemporaneo con riferimento a quello femminile. Autrice di Una vita da precaria risponde online alle nostre domande sull’imprenditoria femminile 2012, in particolare campana, e alle nuove modalità di finanziamento esistenti.
Per avviare un’attività imprenditoriale, la prima domanda da farsi è cosa offre già il mercato nel settore nel quale ci si vuol posizionare. Una accurata indagine è fondamentale per passare al vaglio della fattibilità un’idea imprenditoriale. Una volta appurato che la propria idea ha un suo segmento da intercettare è necessario informarsi sui costi relativi all’avvio dell’attività, richiedendo dei preventivi. Immediatamente successiva alla stima dei costi vi è la ricerca delle risorse economiche necessarie ed infine è importante analizzare il luogo in cui allocare l’attività.
La Confesercenti campana può fornire un valido supporto in merito alle diverse tipologie di pratiche burocratiche necessarie all’avvio delle attività che ricadono nei settori di propria competenza:
Le leggi che sostengono l’imprenditoria possono attingere a diverse fonti di finanziamento: europeo, nazionale, regionale o locale. Ciò che è importante sapere è che in ogni caso è necessario predisporre un progetto di impresa la cui redazione richiede competenze specifiche che variano in base alla tipologia di bando (in alcuni casi è sufficiente la professionalità di un singolo consulente in altri si richiedono più competenze). Le leggi che finanziano, o come accade nella maggior parte dei casi cofinanziano, lo start up di impresa variano nel tempo in base alla provvista finanziaria. E’ in ogni caso necessario analizzare il singolo caso, contestualizzandolo territorialmente.
L’imprenditoria femminile esiste nella misura in cui si fa riferimento alle numerose imprese guidate da donne. E per carità che non si dica mai più imprese rosa! Nel 1992 fu varata una legge, la 215, che prevedeva la possibilità di accedere ad un finanziamento per le imprese in cui la titolarità fosse femminile. La legge è stata finanziata diverse volte e nel corso degli anni le modalità di accesso sono state modificate. Personalmente ho sempre chiarito alle aspiranti imprenditrici che lo strumento non era adatto per lo start up di impresa ma per il consolidamento e la diversificazione di rami di azienda. Il meccanismo di intervento bancario era tale da mostrare aspetti molto pericolosi per chi si voleva cimentare in una nuova attività senza avere spalle forti. Attualmente, la legge non è provvista di coperture economiche.
E’ importante notare che è in atto un cambiamento culturale che investe il modo di intendere l’impresa femminile. Intanto perché l’esperienza degli anni passati ha mostrato che in troppi casi la titolarità femminile esisteva solo sulla carta e poi perché il dibattito degli ultimi anni ha contribuito a far maturare il concetto di pari opportunità nel mondo del lavoro. Si sta superando la modalità di approccio in cui si approntano linee di finanziamento specifiche per promuovere l’impresa femminile prediligendo una declinazione delle pari opportunità secondo una modalità trasversale. In tutti i bandi si ricorda la necessità, accompagnata dalla cogenza, di rispettare le pari opportunità nell’accesso alle risorse. In molti casi, poi, la promozione delle pari opportunità avviene riconoscendo una premialità alla presenza delle donne.
Il mercato del lavoro è profondamente cambiato. Viviamo un momento storico-economico di rottura, di profondo mutamento. I settori economici che mostrano maggior dinamicità sono quelli legati alla produzione di qualità in cui il rapporto qualità/prezzo sia accessibile e vantaggioso. Uno di questi è senz’altro la ristorazione in tutte le sue variabili:
Un altro settore destinato a veder crescere l’occupazione è quello dei servizi alla persona. Il trend positivo discende da due fattori: allungamento della vita e decremento della natalità. La società italiana, società occidentale opulenta, invecchia e vede diminuire le nascite.
I settori in cui maggiore è l’occupazione femminile sono quelli che afferiscono ai servizi in genere. Il perché della concentrazione delle donne nel terziario è da rintracciare in diversi motivi. L’analisi è lunga e complessa, tanto da avermi impegnato in due diverse pubblicazioni, ma volendo sintetizzare si può notare che le donne tendono a preferire, anche a costo di sacrificare un lavoro stabile, attività conciliabili con i carichi di lavoro familiari e contesti in cui poter esprimere al meglio le proprie capacità relazionali. Non conta solo quel che si fa ma, soprattutto, come lo si fa. Empatia, disponibilità all’ascolto e capacità di problem solving sono le carte vincenti che le donne possono giocarsi ora e in futuro in contesti nei quali l’utente/cliente chiede assistenza qualificata.