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27 gennaio 1945: “Quello era il sapore della libertà”

Oggi è un giorno diverso da tutti gli altri: si ricorda quel lontano 27 gennaio del 1945 ,in cui i soldati sovietici entrarono ad Auschwitz e scoprirono l’enorme campo di concentramento dei nazisti.

La giornata della memoria è un ricordo che non deve spegnersi; è un binario senza un confine, la certezza granitica della violenza mossa contro senza ragioni giustificabili, vedersi strappato con forza ripugnante e incessante tutto, persino il nome, persino la valigia e la propria storia.

Liliana Segre, sopravvissuta all’orrore indicibile di quegli anni, nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, era solo una ragazzina di 13 anni molto consapevole di quello che stava succedendo.
L’ha sempre accompagnata questa peculiare semplicità. Da sempre abituata al calore di una famiglia che la proteggeva com’è giusto che sia.

Durante “Che tempo che fa”, Liliana Segre racconta al conduttore Fabio Fazio con estrema lucidità e con profonda intensità le brutture subite e il lacerante sconforto del padre che le chiese scusa per averla messa al mondo.
Ha vissuto l’espatrio come un’avventura, prima di comprendere sin dalla prima sera che, purtroppo, quello in cui era stata coinvolta era un viaggio di cui non si sapeva se ci fosse una fine.

La sua è una testimonianza della storia che cambiava.
Durante l’ultima marcia, a nord della Germania, vi fu un cambio di ruolo repentino: a rivoluzionare una situazione di tale portata fu la prima camionetta americana, da cui venne gettato di tutto sulla gente.

A Liliana toccò un’albicocca secca, che raccolse con gran fatica; la assaggiò e quello fu uno degli attimi più rincuoranti di quegli anni: era il sapore della libertà.
“Avevo sognato di vendicarmi, ma ho scelto la vita. Chi sceglie la vita, non la può togliere a qualcun altro. Da quel momento sono stata libera.”

Anche l’associazione NewBookClub Community Lab di Palermo, dedica delle parole colme di speranza in memoria di una ricorrenza che non deve essere mai dimenticata, che sia oggi e domani e così per il resto della vita.

“Ci auguriamo di non essere mai indifferenti, di lottare continuamente contro le ingiustizie, di armarci di amore e di ragione, di non dimenticare mai, di trovare sempre le parole per dire la verità e che nulla ci spaventi mai così tanto da stare zitti.
Di avere sempre gli occhi giusti per riconoscere il male, anche adesso, nei nostri comodi letti, nelle nostre calde case. Che l’indifferenza non ci trovi impreparati mai.”

Che ci sia un confine marcato e indelebile tra quello che è stato e quello che sarà, senza minimizzare il Male. Perché, come dice Hannah Arendt: “le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressocchè normale, nè demoniaco nè mostruoso”.