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Tokyo, Seiko Hashimoto: “Grazie ai Giochi maggiore attenzione sulla disparità di genere”

“Grazie ai Giochi ci sarà maggiore attenzione sulla questione delle disparità di genere, e intendo battermi con ogni mezzo per riguadagnare la fiducia persa in questa direzione”, ha detto la 56enne Hashimoto durante la conferenza di presentazione; il suo obiettivo è inoltre quello di aumentare il numero delle rappresentanti donne all’interno del comitato organizzatore, dall’attuale 20% al 40%.

Seiko Hashimoto è una donna con una esperienza di primo livello sul fronte sportivo e nell’ambito della diplomazia politica. Ex ministra dello Sport, il cui ruolo sarà quello di provvedere alla riduzione della disuguaglianza di genere considerata esorbitante in Giappone, il Paese che si appresta ad ospitare le prossime Olimpiadi con un messaggio di inclusione che appariva sempre più stridente.

A meno di una settimana dalle dimissioni del suo mentore e predecessore, l’83enne Yoshiro Mori accusato di aver pronunciato commenti offensivi sul ruolo delle donne – la nuova figura femminile eletta a capo del direttivo di Tokyo 2020, appare come una predestinata. Il suo nome di battesimo, Seiko, significa infatti “fiamma olimpica”
.

E alle Olimpiadi la Hashimoto ha avuto modo di partecipare ben sette volte, tra giochi estivi e invernali, vincendo un bronzo nella gara di velocità di pattinaggio sul ghiaccio nel 1992 ad Albertville. Quando ancora gareggiava a livello agonistico, nel 1995, venne eletta alla Camera dei Comuni, e cinque anni dopo è stata la prima parlamentare giapponese in mezzo secolo a diventare madre nell’esercizio delle sue funzioni. La sua assenza forzata dal Parlamento costrinse i legislatori ad introdurre misure a sostegno della maternità che allora erano inesistenti.

Prima di diventare ministro dello Sport nel 2019, Hashimoto ha ricoperto i ruoli di ministro con delega per l’Emancipazione delle donne e per le Pari opportunità di genere. In base ai dati del World Economic Forum relativi al 2020, il Giappone si classifica 121esimo su 153 paesi al mondo per quel che riguarda la parità di genere, in una classifica che vede l’Islanda al primo posto e l’Italia 76esima.