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Puntura di meduse: i rimedi più immediati e più efficaci
Quest’anno, soprattutto nel mare Mediterraneo, si registra una invasione massiccia di meduse: fenomeno che, secondo gli esperti, sembra essere in costante aumento. Tra le cause acclamate di questo avvenimento vi sono:
- l’innalzamento delle temperature delle acque marine (le meduse prediligono le correnti d’acqua calde)
- l’aumento della salinità dei mari costieri per via del sempre minore apporto, ahimè, di acque dolci da parte dei fiumi
- le sferzate continue del vento di Maestrale che hanno favorito l’affollarsi, e il confondersi, degli urticanti “animaletti” fra i bagnanti estivi.
Insomma, cosa bisogna fare in caso di contatto con le meduse?
Partiamo, innanzi tutto, da cosa non va assolutamente fatto: banditi nel modo piiù assoluto i cosiddetti “metodi della nonna”, le credenze popolari in merito a medicamenti “naturali” o i consigli di qualche amico tuttologo!
In breve, è altamente sconsigliato:
- l’utilizzo di succo di limone o ammoniaca, sui cui benefici la medicina moderna ha avanzato numerosi dubbi
- lavare la zona irritata con acqua dolce perché ciò potrebbe favorire la produzione di neurotossine pericolose per il sistema nervoso centrale
- grattare o strofinare la parte irritata: ciò servirebbe solo a mettere in circolo più velocemente la sostanza tossica
- usare alcol, perché potrebbe stimolare l’apertura dei nematocisti, le cellule urticanti delle meduse
- rimuovere i frammenti dei tentacoli della medusa usando delle pinzette, perché la lacerazione dei tessuti provocherebbe la fuoriuscita delle tossine dannose.
Le specie di meduse urticanti per l’uomo determinano reazioni locali, soprattutto a livello cutaneo, ed occasionali effetti sistemici (vale a dire che, in rari casi, il veleno può agire sull’intero organismo e in maniera generalizzata e pericolosa). Il trattamento degli avvelenamenti da meduse si prefigge di attenuare gli effetti del veleno, di prevenire un aggravamento dell’avvelenamento e di tenere sotto controllo eventuali reazioni sistemiche (compreso lo shock anafilattico!).
Si utilizzano diversi metodi, che cambiano a seconda del tipo di medusa, per ridurre l’intensità e la durata del dolore causato dall’avvelenamento:
- analgesici orali
- analgesici topici
- acqua calda
- impacchi freddi
- aceto domestico (soltanto per poche specie può aiutare a prevenire ulteriore rilascio di veleno da cellule urticanti di meduse rimaste sulla pelle).
Un rimedio istantaneo in caso di incontro ravvicinato con una medusa urticante è quello di spargere sabbia bollente sulla puntura e togliere gli eventuali tentacoli con una carta di credito usandola come se fosse un rasoio.
Può essere utile anche lavare la parte colpita con acqua di mare e disinfettarla con bicarbonato.
Se si rende necessario ricorrere ai farmaci, sono consigliate le pomate cortisoniche che tuttavia non sono utili nella fase acuta; infatti non agiscono immediatamente ma solo dopo mezz’ora dall’applicazione.
Le pomate antistaminiche possono dare dei benefici ma c’è il rischio di incorrere in problemi di fotosensibilizzazione, per cui è bene evitare di esporsi al sole dopo l’applicazione.
È pugliese la paternità di un progetto che si prefigge di arginare il fenomeno dell’invasione di meduse (che si verifica già da qualche anno): i biologi dell’Università del Salento, coordinati dal Prof. Stefano Piraino, hanno brevettato delle barriere per evitare che le meduse si avvicino troppo alle coste. Grazie al Progetto Europeo Med Jellyrisk, i ricercatori hanno inventato delle speciali reti a basso costo e a basso impatto ambientale (promettono, infatti; di non disturbare la fauna marina) che proteggeranno i bagnanti. La prima regione italiana a testarle sarà la Sicilia, ma ben presto saranno utilizzate in tutto il Mediterraneo e anche oltre.
Maggiori informazioni, e consigli pratici su come affrontare le conseguenze di un incontro con le meduse, sulla pagina Facebook del progetto: https://www.facebook.com/Jellyrisk?fref=ts
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