Il disturbo conosciuto come esofago di Barrett è una patologia che interessa le pareti dell’esofago, e cioè il canale muscolare che collega la bocca allo stomaco. Le pareti, infatti, anzichè essere costituite da epitelio normale sono composte da tessuti simili a quelli delle pareti del duodeno, il tratto iniziale dell’intestino tenue.
Per indicare tale disturbo i medici parlano di metaplasia dell’epitelio esofageo e per poter identificare che si tratti effettivamente di esofago di Barret è necessario che la metaplasia venga evidenziata sia endoscopicamente, quindi tramite un tubicino munito di telecamera che viene fatto scendere lungo l’esofago, che istologicamente, ossia prelevando piccoli campioni di tessuto da esaminare al microscopio.
L’esofago di Barrett è asintomatico, anche se talvolta i pazienti affetti da questo disturbo sono persone che già soffrono di reflusso gastroesofageo. Proprio per questo, è possibile che compaiano alcuni sintomi tipici della malattia da reflusso, come pirosi, rigurgito acido, difficoltà a deglutire gli alimenti e, nei casi più gravi, anche feci nerastre e tracce di sangue nel vomito.
Il trattamento dell’esofago di Barrett, di solito, mira sia al controllo dei sintomi del reflusso gastrico sia alla guarigione dell’esofagite. Quello che però è importante è che la cura miri a riportare il ripristino del normale epitelio squamoso dell’esofago nelle zone in cui era presente la metaplasia intestinale. Per riuscire a fare ciò, si utilizzano degli inibitori della pompa protonica, cioè dei farmaci capaci di ridurre significativamente e per molto tempo, tra le 18 e le 24 ore, l’acidità gastrica.
Se l’esofago di Barrett è caratterizzato da un basso grado di displasia, l’evoluzione della patologia viene monitorata grazie ad esami endoscopici ogni 12-36 mesi. Nel caso in cui, invece, la displasia risulti più grave, si può ricorrere all’asportazione del tessuto anomalo tramite interventi endoscopici o con radiofrequenze e laser. Solo raramente si esporta la parte di tessuto colpita da esofago di Barrett, collegando la parte restante dell’esofago con la bocca dello stomaco.
Chi soffre di esofago di Barrett dovrebbe, di norma, seguire una dieta di facile digestione che favorisca uno svuotamento rapido dello stomaco. Si consiglia, inoltre, di assumere cibi alcalini e cioè basici, in grado di contrastare la troppa acidità dei succhi gastrici.
È consigliato il consumo di frutta e verdura, pasta, riso, pane, carni magre e latte scremato perché basico e quindi in grado di contrastare l’acidità. Sono invece sconsigliati cibi ricchi di grassi, come insaccati, formaggi e fritti, ma anche cibi iperproteici e alimenti irritanti, come alcolici, spezie, menta, agrumi e bibite gassate.
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